Reggio Calabria. Condanne per un totale di 29 anni sono state inflitte dal gup Davide Lauro a tutti e 4 gli imputati che hanno scelto di essere giudicati col rito abbreviato nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Lampo, sulla presunta estorsione ai danni dei proprietari della pizzeria “La Ruota” e per l’arsenale rinvenuto il giorno dell’esecuzione del provvedimento.
L’operazione Lampo – l’estorsione e l’arsenale a San Giovannello
L’indagine congiunta condotta dalla Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Francesco Rattà, e dal Nucleo operativo della Compagnia Carabinieri diretta dal maggiore Mariano Giordano, ha fatto luce sulla presunta estorsione ai danni dei proprietari della pizzeria “La Ruota”. Dopo pochi giorni dagli spari contro l’autovettura della famiglia Porcino, il 5 maggio 2017 sono stati eseguiti 4 fermi, a carico di Gianfranco Musarella di 39 anni, e i tre fratelli Marra, Antonino di 37 anni, Giovanni di 34 e Alessandro di 30, a vario titolo per estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, danneggiamento mediante incendio, aggravati dalle modalità mafiose o per avere agevolato la ‘ndrangheta.
Nel corso dell’esecuzione dell’operazione era stato rinvenuto un arsenale a San Giovannello, e arrestati in flagranza, per detenzione illegale di armi comuni e da guerra e relative munizioni, una donna, Pamela Domenica Barillà (dapprima posta ai domiciliari e poi rimessa in libertà dal Tdl), Gianfranco Musarella, e Giovanni Marra.
A distanza di pochi giorni era stata notificata in carcere una misura cautelare anche per il gemello di Gianfranco, Sebastiano Musarella (poi scarcerato), accusato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose o per aver agevolato l’organizzazione mafiosa denominata ‘ndrangheta.
Chi ha scelto il rito abbreviato
Hanno scelto il rito abbreviato: Gianfranco Musarella e Giovanni Marra (difesi dall’avvocato Alberto Marrara), Pamela Domenica Barillà (difesa dagli avvocati Francesca Marzio e Alberto Marrara), Sebastiano Musarella (difeso dagli avvocati Lorenzo Gatto e Alberto Marrara). Mattia Barbaro, moglie di Antonino Marra, difesa dall’avvocato Mariangela Barbaro, è l’unica a non avere scelto il rito abbreviato. E’ stata stralciata invece la posizione di Antonino Marra e Alessandro Marra, per un errore sulla richiesta di rinvio a giudizio.
Le richieste dell’accusa
La pubblica accusa, rappresentata dai pm Romano Gallo e Stefano Musolino, aveva invocato pene pesantissime per i 4 imputati: 18 anni per Gianfranco Musarella (il quale rispondeva di estorsione pluriaggravata con l’aggravante mafiosa, danneggiamento tramite incendio e danneggiamento mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco pluriaggravati con l’aggravante mafiosa, reati in materia di detenzione illegale di armi, ricettazione di armi e possesso di munizioni, con l’aggravante mafiosa); 14 anni e 5 mesi per Giovanni Marra (che rispondeva degli stessi reati); 7 anni e 4 mesi per Sebastiano Musarella (che rispondeva di estorsione pluriaggravata con aggravante mafiosa ma non dei reati relativi alle armi); 7 anni e 4 mesi per Pamela Domenica Barillà (che rispondeva di estorsione pluriaggravata con aggravante mafiosa e dei reati relativi alle armi).
La decisione del gup: esclusa l’aggravante mafiosa per tutti gli imputati
Il gup ha condannato i quattro imputati, ma accogliendo seppur solo parzialmente le tesi dei difensori ha escluso per tutti l’aggravante mafiosa ex art. 7, comminando pene sensibilmente inferiori rispetto alle richieste dell’accusa:
- Gianfranco Musarella 10 anni (assolto da alcuni capi di imputazione relativi alle armi – difeso dall’avv. Alberto Marrara);
- Giovanni Marra 8 anni e 4 mesi (assolto da alcuni capi di imputazione relativi alle armi – difeso dall’avv. Alberto Marrara);
- Sebastiano Musarella 6 anni (difeso dagli avvocati Lorenzo Gatto e Alberto Marrara);
- Pamela Domenica Barillà 4 anni e 8 mesi (assolta dai capi di imputazione relativi alle armi – difesa dagli avvocati Francesca Marzio e Alberto Marrara).
Fabio Papalia