Il patrimonio immobiliare delle Aziende ospedaliere e delle Asp calabresi rischia di finire in mano ai privati

Carlo Guccione

Carlo Guccione

Reggio Calabria. Il patrimonio immobiliare delle Aziende ospedaliere e delle Asp calabresi rischia di finire in mano ai privati. Un paradosso denunciato dal consigliere regionale Carlo Guccione, che ha censito tutti gli immobili della sanità calabrese, beni dal valore di oltre un miliardo e 300 milioni di euro, passati al setaccio in un dossier costruito sulla base dei documenti ufficiali consegnati dal Dipartimento competente della Regione.
Contratti non in regola, scaduti decine di anni fa, inesistenti o soltanto orali. E poi terreni espropriati per usucapione e giudizi ancora in corso. Dati che evidenziano sprechi e «una gestione scellerata del patrimonio pubblico delle Asp e Aziende ospedaliere della Calabria. Il rischio concreto – sostiene Guccione – è che una parte consistente di questi beni disponibili possa diventare di proprietà privata». E magari, mette in guarda il consigliere, a beneficiarne potrebbe essere la criminalità organizzata.
Nel territorio ricadente sotto l’amministrazione dell’Asp di Reggio Calabria, ad esempio, sono dodici le cause per usucapione in corso, per un totale di 465.082 metri quadrati di terreno. Un tesoro da circa 3 milioni e 900mila euro che rischia di essere strappato dalle mani dell’azienda. A Oppido Mamertina, ad esempio, ci sono 1550 metri quadrati di terreno per i quali è in corso il giudizio di usucapione, mentre un altro da 6930 metri quadrati è già passato nelle mani di un privato con una sentenza del 4 gennaio 2016 del tribunale di Palmi.
Ma non si tratta dell’unico pronunciamento: lo stesso tribunale, con due sentenze, ha trasferito nella disponibilità dei privati 73.440 metri quadrati di terreni, il cui valore di bilancio complessivo è stato omesso dall’Azienda sanitaria di Reggio Calabria. Quei terreni, scaduti i termini previsti dalla legge per l’usucapione, sono diventati proprietà di un privato. Con la complicità – voluta o meno – degli enti, che non hanno fatto nulla per impedirlo, pur essendo, in alcuni casi, a conoscenza dell’utilizzo del bene da parte di altri. Ma non si tratta degli unici procedimenti: sono diverse, infatti, le cause ancora in corso – come quella per l’usucapione di due fabbricati di 174 metri quadri, per valore di bilancio complessivo di 23.567,81 euro – e quelle potenzialmente all’orizzonte. Guccione parla di «un chiaro ed evidente meccanismo truffaldino che non esclude che, in molte situazioni, si siano intromessi i poteri criminali, venendo o cercando di venire in possesso di terreni, figurativamente a destinazione agricola, e fabbricati di pregio di proprietà della Asp e Aziende ospedaliere calabresi a prezzi molto inferiori a quelli reali».
Ma un’altra stranezza è quella dei canoni per fitti passivi, che in tutta la regione ammontano a 6.024.890,15 euro, mentre quello per fitti attivi è di 999.753,35 euro. Spesso senza elementi circa le date di stipula, i rinnovi e la destinazione urbanistica. Il valore del patrimonio immobiliare, disponibile e indisponibile, è oggi calcolato a 1.340.591.444,74 euro.
«Un valore sottostimato – spiega ancora Guccione – poiché nella maggior parte dei casi il valore di bilancio e il valore commerciale di alcuni immobili concessi in locazione è stato omesso. Da una stima prudenziale il valore effettivo o di mercato complessivo potrebbe infatti superare i 2 miliardi e 500 mila euro». Dai dati della ricognizione immobiliare, insomma, «risulta una scarsa utilizzazione del patrimonio pubblico con beni che non producono alcun reddito o un introito irrisorio, quasi inesistente».
Tra gli esempi più eclatanti ci sono quelli di alcuni terreni passati nelle mani dei privati nel 1933, uno dei quali da 23.700 metri quadrati, a Reggio Calabria. Terreni per i quali, però, nessuno versa un euro. E un altro, da 20.160 metri quadrati, che dal 1933 costa all’attuale locatario soli 12 euro l’anno. A Taurianova, dal 1949, uno stesso proprietario ha in mano – con un contratto sulla carta valido 12 anni – oltre 47mila metri quadrati di terreno, che gli costano soltanto 232,41 euro l’anno. Sempre nello stesso Comune, un altro fabbricato da 50 metri quadrati, affidato al locatario senza contratto, costa soli 12,40 euro l’anno, dei quali non c’è traccia nelle casse dell’Asp. E un altro ancora che costa addirittura 2,47 euro, rigorosamente non versati. Uno di questi fabbricati è stato affidato per vent’anni ad una parrocchia, con una delibera risalente al 2007. Ma non è chiaro, si legge negli atti, «se trattasi di locazione attiva o comodato d’uso oneroso».
Trai i casi emblematici quello dell’Azienda sanitaria di Vibo Valentia, che mette agli atti l’inesistenza di un contratto per un terreno in località Rombiolo di 45mila metri quadri, con un canone annuo di soli 50,40 euro. A Pizzo c’è poi il caso di un fabbricato in locazione di 75,30 metri quadri, il cui canone è di 49,60 euro l’anno, sulla base di un contratto solamente orale.
A Cosenza, l’Azienda ospedaliera possiede un terreno il cui contratto risulta scaduto nel 1926 e il canone annuo è inferiore a 23 euro. E i contratti di locazione, dove presenti, risultano scaduti. I fabbricati dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro, infine, concessi in locazione hanno un canone pari a zero, nonostante un valore di bilancio di 4.886.941,42 euro.
Insomma, il patrimonio della sanità regionale vale milioni di euro, «“rapinati” per pochi spiccioli attraverso la pratica dell’usucapione. È evidente – ha affermato Guccione – che è perdurato per troppo tempo il possesso di beni pubblici in capo a soggetti privati permettendo che tali situazioni di fatto si trasformassero in una situazione di diritto creando un danno erariale e patrimoniale alle Asp e alle Aziende ospedaliere». Guccione ha dunque chiesto alla Regione la costituzione di una task force in grado di fare chiarezza, assieme alla Guardia di Finanza, tra le proprietà delle Asp e delle Aziende ospedaliere, per «evitare una speculazione per centinaia di milioni di euro a danno dei calabresi».

Simona Musco

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