Operazione Galassia. Domenico Tegano e l’estorsione a danno di Mario Gennaro

Reggio Calabria. Ha curiosato su facebook e quando ha capito che l’aereo di quel giovane sarebbe decollato da Malta alle 13.30 per far rientro in Italia, lo ha fatto chiamare al telefono un’ora prima dalla sua segretaria per dargli un appuntamento, lui lo avrebbe aspettato in ufficio alle ore 15.00. Pensava di evitare così, Mario Gennaro, l’incontro con Domenico Tegano, che era andato a cercarlo fino a Malta per chiedergli 30 mila euro. Presto si sarebbe accorto che lo stratagemma non aveva funzionato. Nonostante successivamente gli avesse consegnato 10 mila euro, lo “sgarbo” non era stato dimenticato.

L’accusa di estorsione contestata dalla DDA: le bombe alle sale scommesse “Betuniq”

Domenico Tegano e Antonino Augusto Polimeni nell’ambito dell’operazione Galassia tra l’altro sono accusati, in concorso, di estorsione ai danni di Mario Gennaro, arrestato nell’ambito dell’operazione Gambling e poi divenuto collaboratore di giustizia.
La vicenda – secondo il capo di imputazione contestato dalla DDA – ha inizio quando Domenico Tegano rivolge reiterate richieste a Mario Gennaro, a quell’epoca gestore di fatto del brand “Betuniq”, di consegnargli la somma di denaro di 30 mila euro, evocando sue esigenze economiche personali, quindi, quelle del padre: Pasquale Tegano, vertice dell’omonima cosca e detenuto in regime di cui all’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario, evocando anche la figura dello zio Franco Polimeni, vertice pro-tempore della cosca, quale soggetto a conoscenza della richiesta. Tegano costringe Mario Gennaro a consegnargli la somma di 10 mila euro ma ritenendo insoddisfacente quanto conseguito, a fronte dei dinieghi – espliciti ed impliciti – espressi dalla vittima a consegnare l’intera somma richiesta, unitamente al Polimeni, nelle prime ore notturne del 4.3.2015, a bordo di un motociclo, con volto occultato dai caschi, i due si recano presso la sala scommesse Betuniq sita in via Reggio Calabria alla via A. Spanò n. 18 collocando ed innescando un ordigno rudimentale (composto da un quantitativo di 700/1000 grammi di polvere pirica, esplosivo da lancio o altro materiale simile, avvolto in un sacco di cemento), la cui esplosione provocava ingentissimi danni all’esercizio commerciale, all’immobile soprastante e a numerose autovetture parcate nei pressi.
Quindi, Domenico Tegano e Polimeni Antonino Augusto, agli stessi scopi, al fine di levare ogni dubbio a Mario Gennaro, nelle prime ore notturne del 16.5.2015, ancora a bordo di un motociclo, con volto occultato dai caschi, si recano presso la sala scommesse Betuniq sita in Reggio Calabria, quartiere di Gallico, via Quarnaro I n. 5 (intestata a una donna che la gestiva insieme al cognato di Mario Gennaro) collocando ed innescando un ordigno rudimentale (avente caratteristiche analoghe al primo e composto da un bottiglia di plastica ricoperta di ferro filato, rivestito da nastro da imballaggio, contenente circa Kg 1,6 di esplosivo da lancio, un miccia, avvolti in un sacco di malta per edilizia) che non esplode, cagionando ingenti danni, a causa del cattivo funzionamento della miccia, probabilmente inumiditasi per il tappetino bagnato su cui era stata collocata.

Le ricostruzioni della DDA e le dichiarazioni di Mario Gennaro

Lo stesso Mario Gennaro ha fornito informazioni agli inquirenti in merito, spiegando di avere appreso la responsabilità per gli attentati dinamitardi  a causa dell’astio covato da Domenico Tegano per il mancato accoglimento integrale della pretesa estorsiva. Nel corso dell’interrogatorio il 21 ottobre 2015 Mario Gennaro ha ricostruito le estorsioni perpetrate a suo danno da parte di Domenico Tegano. Secondo il racconto di Gennaro, un primo approccio avviene in una nota gelateria di Reggio Calabria, quando Domenico Tegano lo avvicina e gli chiede 20 mila euro. Gennaro risponde di non avere quei soldi, prende tempo «ti faccio sapere», e non gli fa sapere più nulla. Gennaro torna a Malta, ma qualcuno fa esplodere una bomba carte danneggiando il portone di casa a Reggio Calabria. Episodio che Gennaro ricollega a un vicino di casa al quale hanno spesso incendiato auto e ciclomotori. Ma dopo sei-sette mesi, ecco che Domenico Tegano si presenta all’ufficio di Mario Gennaro, a Malta, e chiede di lui. Gennaro si fa negare, gli fa dire da un’impiegata di essere impegnato, di lasciare il numero che verrà ricontattato. E si butta a capofitto su facebook, sui profili delle persone vicine a Domenico Tegano, per captare informazioni utili. Da un post riesce a capire che l’indomani Tegano è in partenza per l’Italia, controlla i voli e scopre che il primo aereo è alle 13.30. Allora mette in atto un escamotage. Lo fa chiamare l’indomani alle ore 12.30, un’ora prima che decolli l’aereo, quando presumibilmente i passeggeri sono già in coda per il check-in, e gli fa fissare un appuntamento nel suo ufficio alle ore 15 dello stesso giorno. Il piano riesce perfettamente, Tegano rifiuta l’appuntamento perché ormai è in partenza, Gennaro esulta troppo presto «me lo sono pulito elegantemente».

Passa un po’ di tempo, e Gennaro viene chiamato dal nuovo ufficio che nel frattempo ha aperto, i suoi collaboratori gli dicono di andare un attimo in sede perché c’è una persona che lo cerca. Gennaro arriva in ufficio e trova ad aspettarlo Domenico Tegano in compagnia di Danilo Iannì. Dopo i convenevoli, quando Tegano e Gennaro restano soli, arriva la richiesta: «Comunque, ti volevo dire una cosa praticamente ho parlato con mio zio Franco Polimeni, mi ha mandato qua dice che ci servono 30 mila euro». Tegano, sempre secondo il racconto di Gennaro, aggiunge che suo padre quando Gennaro era piccolo l’ha voluto sempre bene. Mario Gennaro lascia Tegano in ufficio, va in banca e fa ritorno con 10 mila euro,  a più di tanto non “arriva”.  Tegano ringrazia, e gli chiede di assumere suo fratello, ma Gennaro rifiuta spiegando che non lo può assumere, poiché rischierebbe l’arresto. Circa un mese dopo esplode la bomba alla sala Betuniq a piazza Carmine. Gennaro chiede ai proprietari se abbiano avuto richieste estorsive, se hanno rifiutato la giocata a qualcuno, in entrambi i casi la risposta è un “no”. La seconda bomba all’altra sala, gestita anche da suo cognato.

Gennaro racconta agli inquirenti che rimuginando sull’accaduto ricordò di quanto gli avrebbe riferito Francesco Ripepi detto “Ciccio Tizmor”. Quest’ultimo a suo dire dopo la bomba di Piazza Carmine, sarebbe stato avvicinato a una festa da Domenico Tegano, il quale gli avrebbe chiesto “senti ma Mario cosa dice di sta bomba?. Francesco Ripepi – racconta ancora Gennaro agli inquirenti – gli avrebbe risposto «Mario se ne fotte della bomba, pare che è una cosa sua? Quelli di là vedi che hanno combinato… se era una cosa sua – avrebbe aggiunto l’interlocutore parlando con Tegano – Se volevano mandargli un messaggio a Mario avrebbero messo a suo cognato».

Fabio Papalia

Arrivano in scooter piazzano e fanno esplodere una bomba al Betuniq di fronte ai clienti dello Zanzibar

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