Reggio Calabria. Si annuncia uno spettacolo ricco di emozioni “multimediali”, per le sensazioni suscitate dalle note del “Don Giovanni” di Mozart, per le eccezionali doti canore degli artisti, per la bravura dell’Orchestra del Teatro Cilea e del Coro lirico Cilea, e per l’allestimento del palco del tempio della musica reggina che questa sera alle 20.30 ospita la prima per il festival “Alziamo il Sipario”, promosso dal Comune di Reggio Calabria e per il “Rhegium Opera Musica Festival”.
Un cast eccezionale, appunto, con due “bassi” mondiali del calibro di Roberto Scandiuzzi e Orlin Anastassov, rispettivamente nei ruoli di Don Giovanni e Leporello, il soprano Paoletta Marrocu – punta di diamante dell’opera lirica italiana – che interpreterà Donna Elvira. Completano il cast Liliana Marzano nei panni di Donna Anna; Didier Pieri sarà Don Ottavio; Vedat Algiran sarà il Commendatore; Alexandra Zabala sarà Zerlina e il baritono Salvatore Grigoli sarà Masetto.
Abbiamo incontrato Sofia Lavinia Amisich, co-regista insieme a Franco Marzocchi, a poche ore dall’apertura del sipario. Per lei è un ritorno, ma quella di oggi a Reggio è una tappa importante nella carriera: «Avevo già lavorato come coreografa per “Le nozze di Figaro” due anni fa, e sempre come coreografa per “La Traviata” in questa stagione. Conosco bene il teatro “Cilea” ed è un piacere tornarvi, anche perché è veramente un teatro all’italiana con un’acustica molto buona e c’è soddisfazione a calcare questo palco per la resa che offre. Questa produzione è la più importante di tutte perché mi vede come co-registra quindi è un passo avanti nella mia carriera principale. A 26 anni è una grande soddisfazione portare a casa una regia con interpreti di questo calibro».

Che allestimento vedremo? «C’è una logica molto poco classica dietro a questo Don Giovanni come allestimento, si vedrà una scena molto minimale, ricca di luci e video astratti che metteranno in luce le caratteristiche dei personaggi, le emozioni, i legami dei personaggi in scena. Non è il classico allestimento con i mobili del settecento. Questo modo di vedere la regia è un mio modo di vedere personale, coadiuvato dalle forze di Marzocchi».
«Mi ci ritrovo davvero – prosegue Amisich – in un’idea di regia molto minimale, che racconti le emozioni dell’animo umano, piuttosto che un allestimento classico al cento per cento. Comunque i costumi sono in stile ma molto ripuliti da merletti e pizzi esagerati del settecento. Sono costumi molto asciutti che pur essendo storici, come taglio sono puliti. La scena a un primo impatto visivo può risultare vuota di elementi scenici perché poi si arricchisce di elementi di luce e video, molto forti in realtà. Dal punto di vista musicale la presenza dei grandi interpreti è una garanzia, vocalmente sono dei veri veicoli di emozione. Solo per gli spettatori, o anche per la co-regista? «Sono molto emozionata, per me è un grande traguardo».
Fabio Papalia