Le motivazioni del Tdl sul sindaco di Riace Mimmo Lucano: «Disprezzo e sciupio del denaro pubblico»

Perché il Riesame ha liberato e imposto il divieto di dimora al simbolo del "modello Riace"

Mimmo Lucano e l'avv. Andrea Daqua

Mimmo Lucano e l'avv. Andrea Daqua

Reggio Calabria. “Quanto poi queste manifestazioni assai costose, con le quali si sbeffeggiava nel modo più irriverente il denaro pubblico, fossero destinate a promuovere l’accoglienza integrata (fatta piuttosto di coinvolgimenti attivi degli immigrati idonei a stimolare l’autonomia individuale) e quanto invece fossero destinate a dare pubblicità all’estero a quel modello Riace alimentando il narcisismo ed il senso di onnipotenza di Lucano non pare difficile coglierlo“. L’altra faccia dell’accoglienza, il lato oscuro del modello Riace e del suo uomo simbolo, il sindaco Domenico Lucano, è quanto raccontano le motivazioni dell’ordinanza del Tribunale del Riesame, presidente Tommasina Cotroneo, giudici Sabato Abagnale e Valerio Trovato, che il 19 ottobre scorso ha deciso l’istanza di riesame discussa il 16 ottobre e presentata dalla difesa di Mimmo Lucano contro l’ordinanza del gip emessa il 26 settembre con cui aveva disposto gli arresti domiciliari per il primo cittadino di Riace.

“Gestione opaca dei fondi destinati all’accoglienza di extracomunitari”

La gestione opaca – scrivono i giudici del Riesame – e a tratti sconcertante dei fondi destinati all’accoglienza di cittadini extracomunitari tratteggia il Lucano come soggetto avvezzo a muoversi sul confine tra lecito ed illecito – pacificamente superato nelle vicende relative all’affidamento diretto dei servizi di pulizia della spiaggia di Riace ed al matrimonio fittizio tra la Tefsahun ed il fratello – a tollerare e favorire condotte illecite altrui per fini che, come si è visto, spesso vanno molto al di là della, troppe volte, ostentata volontà di perseguimento di scopi umanitari e/o che con questi poco o nulla hanno a che vedere“.

“Piegava l’intero ente comunale al suo volere”

Avvalendosi e chiaramente abusando del ruolo rivestito – scrivono ancora i giudici del Riesame – l’uomo piegava l’intero ente comunale al suo volere, al punto che non era dato ad alcuno contestare le sue violazioni di legge o impedirne la perpetrazione né arginare la sua arroganza e l’esercizio prepotente del potere, creava una fitta rete di contatti personali che agevolavano – chi più, chi meno consapevolmente – la perpetrazione dei delitti sopra indicati, e sulla quale tuttora potrebbe fare affidamento per tornare a delinquere. Se dunque è ancora fertile il retroterra culturale, sociale e politico sfruttato dall’indagato (ad oggi sindaco di Riace e sospeso amministrativamente solo in ragione della misura cautelare applicata) per porre in essere comportamenti penalmente rilevanti, appare altrettanto evidente che l’incarico attualmente ricoperto e la copiosa presenza, ancora per certi versi attuale, di stranieri sul territorio riacese potrebbero costituire occasioni propizie per l’adozione di atti amministrativi volutamente viziati o per la proposizione a soggetti extracomunitari di facili ed illegali scappatoie per ottenere l’ingresso in Italia“.

“Dimestichezza e spregiudicatezza”

Generano poi sconcerto – sottolineano i giudici nell’ordinanza – la dimestichezza e la spregiudicatezza dimostrate dall’uomo nella commissione di tale ultima categoria di illeciti: Lucano, che già sapeva di essere indagato, non faceva mistero neanche di fronte a persone estranee al suo entourage di trasgredire intenzionalmente quelle norme anche civili ed amministrative delle quali proprio lui era in realtà tenuto per primo a garantire il rispetto. Per il perseguimento dei suoi scopi, poi, l’uomo non risparmiava il ricorso a condotte non solo penalmente rilevanti, ma anche moralmente riprovevoli (per quanto, dal suo punto di vista davvero distorto ed ostinato, finalizzate a garantire a soggetti svantaggiati la possibilità di permanere in Italia o di raggiungere il Paese, per qui godere di un migliore regime di vita): dei tre matrimoni fittizi da egli organizzati due vedevano protagonisti suoi concittadini facilmente malleabili ai suoi fini o perché, come nel caso di N.B., non avvezzi ad intrattenere relazioni amorose («lui è piccolino così, mai avuto donne…») o perché, come nel caso di G.G., affetti da deficit mentale; l’ultimo era invece “interpretato” da fratello e sorella (il primo dei quali, una volta sposatosi, avrebbe lasciato temporaneamente in Etiopia la sua vera moglie e tre figli)“.

“Vive oltre le regole” “il fine giustifica i mezzi”

L’indagato vive oltre le regole, che ritiene, d’altronde, di poter impunemente violare nell’ottica del “fine che giustifica i mezzi”; dimentica, però, che quando i “mezzi” sono persone il “fine” raggiunto tradisce, tanto paradossalmente quanto inevitabilmente, quegli stessi scopi umanitari dai quali è scaturito il suo iniziale percorso. Per quanto visto sopra, al prevenuto si presenta quotidianamente l’opportunità di commettere reati analoghi a quelli oggi rimproveratigli (che, ovviamente, non si palesano commessi in presenza di cause di giustificazione o comunque esonerabili da pena per altro motivo)“.

Disprezzo e sciupio del denaro pubblico

“Allarma, peraltro, il disprezzo e lo sciupio, nella migliore delle ipotesi, del denaro pubblico ed il ruolo attivo del Lucano nel destinarlo a finalità diverse da quelle per le quali veniva erogato, la sua inerzia nel tollerare sottrazioni e distrazioni di denaro da parte di quel nugolo indistinto di persone entrate a far parte delle associazioni (sottrazioni e distrazioni di cui dà continua contezza nei dialoghi intercettati), il suo attivismo nel coprirle per fini elettorali e di ostinato mantenimento di quel modello Riace, pieno di illegalità, e la sua pervicacia nel continuare ad elaborare brogli e stratagemmi anche a fronte delle indagini in corso pur di non perdere i finanziamenti e mantenere intatta quella immagine perfetta di Riace consegnata al mondo in tutti i modi”. 

Riace terreno fertile per Lucano

“Il Collegio, tuttavia, ritiene che il retroterra cautelare possa ugualmente essere fronteggiato con la misura non custodiale del divieto di dimora nel Comune di Riace, terreno fertile per Lucano ed ambito naturale per il suo espandersi oltre i confini della legge”. 

Fabio Papalia

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