Saluti romani in consiglio comunale. Stanza 101: «L’ipocrita imbarbarimento radical chic»

Lucio Dattola risponde all'appello

Lucio Dattola risponde all'appello

Fingere di essere civilizzati, di apparire detentori di una qualche morale superiore o di un’apparente comportamento etico che in realtà si rivela puramente estetico. Fingere di condannare gesti e parole che offendono qualsiasi dignità ma, al contempo, attaccare gli avversari attraverso questa stessa ipocrita menzogna. Una tecnica ed un atteggiamento che nascondono solo l’odio ideologico che sta alla base di una condotta per nulla condivisibile da quel patto sociale che dovrebbe essere la base della nostra società.
Nemmeno un giro di boa che la dimensione di questa immonda ipocrisia si palesa nelle latitudini dell’anima che coincidono con la nostra amata città di Reggio Calabria.
Da una parte un assessore comunale di sinistra che, all’interno dell’espressione umana del tifoso, usa in modo denigratorio la parola “zingari” senza suscitare nessun senso di riprovazione da parte di politici, benpensanti e di giornali griffati che, al più, quando non tacciono, si accontentano della excusatio “il mio profilo è stato hackerato”. Dall’altra parte un consigliere comunale, di destra, che si sostiene abbia fatto un confuso saluto fascista durante l’appello dell’aula comunale dove, cosa ben più grave, per impedire il dibattito, i consiglieri di maggioranza si sono defilati. La cornice ha subito trovato spazio addirittura in alcune testate nazionali che trovano inopportuno il gesto di una mano sinistra alzata (il saluto romano non è con la destra???) ma non trovano disgustoso l’uso della parola “zingari” in senso dispregiativo.
Se questa è la civiltà, allora dovremmo davvero riflettere assieme al filosofo Nicolàs Dàvila sul livello di imbarbarimento a cui si è arrivati e su come “la capacità di ipocrisia dà la misura della capacità di incivilimento di un popolo”.

Stanza 101 – Cenacolo Culturale Impertinente

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