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Home Reggio Calabria Cronaca

‘Ndrangheta. Notificata in carcere a Tommaso Costa ordinanza di custodia cautelare per omicidio Figliomeni del 1988

by newz
16 Febbraio 2019
in Cronaca, Primo Piano
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Tommaso Costa

Tommaso Costa

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Reggio Calabria. All’esito di articolate indagini condotte dalla Squadra Mobile reggina, sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, ieri è stata notificata in carcere a Tommaso Costa classe 1959, elemento di spicco dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Siderno (RC), un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, perché ritenuto il principale autore di un efferato omicidio avvenuto a Siderno durante la cruenta faida scoppiata tra le cosche Commisso e Costa, tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ’90.

Secondo gli elementi acquisiti nel corso delle indagini – coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dai sostituti procuratori della D.D.A. di Reggio Calabria Antonio De Bernardo (oggi in servizio alla D.D.A. di Catanzaro) e Giovani Calamita – Tommaso Costa, esponente dell’omonima ‘ndrina di Siderno, con premeditazione, ha deciso, organizzato ed eseguito, in concorso con un soggetto deceduto, l’omicidio di Vincenzo Figliomeni classe 1937, avvenuto a Siderno il 19.11.1988, mediante l’esplosione al suo indirizzo di almeno tre colpi (di cui due andati a segno) di un fucile da caccia, caricato a pallettoni, che attinsero la vittima al capo, al tronco ed agli arti, provocando gravi lesioni del cervello e ai polmoni, causandone l’immediato decesso.

Vincenzo Figliomeni alias “brigante”, era il padre di Angelo Figliomeni e Cosimo Figliomeni, intesi anch’essi “i briganti”, attualmente latitanti in Canada.

Nella stessa inchiesta è indagato anche Giuseppe Curciarello, non destinatario di misura cautelare, per l’omicidio di Domenico Baggetta, avvenuto a Siderno il 27.12.1988 mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco.

La faida di Siderno tra i Commisso e i Costa

L’omicidio contestato a Tommaso Costa si inserisce nell’ambito della violenta faida esplosa a Siderno (RC) tra la fine anni degli ’80 e gli inizi degli anni ’90, tra le cosche di ‘ndrangheta dei Commisso e dei Costa.
Durante il periodo della faida, la ‘ndrina dei Costa era guidata da Giuseppe Costa, il quale, anche dopo il suo arresto e successivamente alle sentenze di condanna avvenute in seguito al noto processo Siderno Group, ha continuato a far parte del sodalizio, impartendo direttive e ricevendo, all’interno del carcere, doti di ‘ndrangheta di livello provinciale, fino a quella del “quartino” nel 2007.

Giuseppe Costa ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2012 e le sue dichiarazioni – utilizzate anche in diverse inchieste che hanno portato alla sbarra esponenti di spicco della cosca Commisso (per es. “Crimine”, “Bene Comune-Recupero”, “Morsa sugli appalti”) – sono alla base della contestazione di omicidio formulata dai magistrati a carico di Tommaso Costa classe 1959.

Le propalazioni del collaboratore di giustizia, integrate dalle dichiarazioni di un altro collaboratore, ovvero, Crocefisso Casalini (autista del gruppo e coinvolto nelle azioni di fuoco poste in essere dai Costa), sono state oggetto di approfonditi riscontri effettuati dalla Squadra Mobile, sotto le direttive della D.D.A. di Reggio Calabria.

Dal gruppo unitario sotto Don Antonio Macrì alla “Siderno Group of Crime” sotto Cosimo Commisso

Storicamente, le famiglie criminali dei Costa, dei Curciarello, dei Commisso e dei Macrì, costituivano un gruppo unitario di ‘ndrangheta esistente a Siderno, il cui capo indiscusso era Don Antonio Macrì, che per primo aveva allacciato rapporti con le persone emigrate da Siderno negli Stati Uniti, nel Canada ed in Australia.
Proprio durante la sua reggenza nacque la c.d. “Siderno Group of Crime“, ovvero, quell’organizzazione criminale operante in Canada ed in Australia, che dipendeva direttamente dalla cosca madre di Siderno. Dopo l’omicidio di Antonio Macrì, avvenuto nel 1975, nel corso degli anni, prese il potere Cosimo Commisso classe 1950 “u quagghia“, alla cui famiglia erano alleati i Costa, fino all’omicidio di Luciano Costa, fratello del collaboratore, ucciso dai Commisso il 21.1.1987, per vendicare un furto di armi a casa di Cosimo Commisso.
Tale omicidio aprì la sanguinosa faida, in cui si inquadra l’uccisione di Vincenzo Figliomeni classe 1937 inteso “brigante”, legato al gruppo dei Commisso, in relazione al quale la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria mandò assolto Giuseppe Costa, dopo la condanna comminata a quest’ultimo in primo grado.

La ricostruzione dell’omicidio di Vincenzo Figliomeni

L’omicidio avvenne la notte del 19.11.1988, davanti all’abitazione della vittima, ucciso mediante esplosione di colpi di fucile caricato a pallettoni.
Il collaboratore di giustizia, nel corso degli interrogatori, ha attribuito al fratello Tommaso Costa un ruolo decisivo nell’omicidio, dichiarando che è stato eseguito in concorso tra Tommaso Costa e un altro soggetto (poi deceduto) affiliato con i Mazzaferro, entrambi, all’epoca, latitanti. Le sue affermazioni si basavano sulle confidenze ricevute proprio da quest’ultimo soggetto, qualche settimana dopo l’omicidio.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, pertanto, ha ritenuto attendibili le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, disponendo la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Tommaso Costa, che gli è stata notificata nel carcere di Viterbo, dove è attualmente detenuto. Tommaso Costa sta già scontando una condanna all’ergastolo per l’omicidio Simari, lo scorso anno è stato assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione dall’accusa di omicidio ai danni di Gianluca Congiusta, per cui era stato condannato all’ergastolo.

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