Potenza. La III Sezione penale della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso formulato dall’avv. Basilio Pitasi, ha annullato, con rinvio per nuovo esame, l’ordinanza del Tribunale della Libertà di Potenza che aveva
confermato la misura cautelare adottata, nel giugno del 2018, dal Gip di Potenza con cui si contestava a Vito Riviezzi, in concorso con altri soggetti, l’importazione di una ingente quantità di sostanza stupefacente dalla Germania, e la sua partecipazione, in qualità di organizzatore, ad una associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti capeggiata da Saverio Riviezzi, indicato nel corso delle intercettazione con l’espressione lo “Zio”, e padre di Vito. In particolare il maxisequestro di droga era avvenuto a Chieti alla fine di luglio 2017 a carico di una coppia che è stata arrestata in flagranza,
L’accusa formulata a carico di Riviezzi, alla luce delle indagini svolte dal Gico di Potenza e dalla direzione dei servizi antidroga di Roma, coordinati dal PM Gerardo Salvia, riguarda l’asserita costituzione nel comprensorio potentino di “un apparato organizzativo connotato da solida struttura” con lo scopo di rifornire la piazza di spaccio di Potenza di hashish e cocaina.
La difesa, rappresentata dagli avvocati Filomena Pinto e Basilio Pitasi, aveva contestato al Tribunale del riesame tale ricostruzione dell’accusa, il Tdl aveva solo riconosciuto l’insussistenza della finalità agevolatrice di associazione mafiosa ma aveva confermato nel resto.
Avverso il provvedimento del Tribunale della libertà di Potenza l’avvocato Pitasi ha predisposto un corposo ricorso per Cassazione con il quale è stato contestato il provvedimento in tutti i suoi passaggi.
In particolare si è contestato sia che fossero stati acquisiti gravi indizi di destinazione della sostanza stupefacente ai pignolesi; sia che Vito Riviezzi fosse coinvolto nel delitto. La difesa aveva inoltre contestato la misura cautelare nella parte in cui si è imputato il reato di partecipazione all’associazione rilevando che l’aver sostituito il padre in quanto limitato nei movimenti perché sottoposto alla misura di prevenzione ed il coinvolgimento in unico episodio di traffico di sostanze stupefacenti non costituisse indizi sufficienti di partecipazione all’associazione.
Fissato il ricorso per la decisione innanzi alla terza sezione penale, il Procuratore Generale ha chiesto che fosse dichiarata l’inammissibilità del ricorso.
E’ intervenuto quindi nell’interesse di Riviezzi, l’avv.Basilio Pitasi il quale ha contestato vivacemente le conclusioni del PG ed ha insistito nel ricorso illustrando come il provvedimento del Tribunale di Potenza fosse carente di motivazione ed erroneo in diritto sia nella parte che aveva ritenuto la gravità indiziaria con riferimento all’episodio di traffico di sostanze stupefacenti sia con riferimento al reato associativo.
La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso proposto dall’avv. Pitasi annullando la misura cautelare quanto al reato associativo confermandolo invece in relazione all’episodio di traffico.
I difensori di fiducia di Riviezzi, gli avvocati Pinto e Pitasi, si sono dichiarati moderatamente soddisfatti dell’esito, atteso che «è molto raro che la Corte di Cassazione annulli un provvedimento de libertate, in materia associativa, sotto il profilo della carenza della gravità indiziaria, e che comunque consente una attenuazione del regime carcerario e una notevole mitigazione della posizione giuridica».