Reggio Calabria. Con la solita verve e il consueto arguto utilizzo del “latinorum”, il noto avvocato penalista Aurelio Chizzoniti, ex presidente del Consiglio comunale, ex assessore ed ex consigliere regionale, “asfalta” (è proprio il caso di dirlo visto che si parla di buche e manto stradale) il primo cittadino Giuseppe Falcomatà e la politica della “Svolta”.
La lettera pubblica dell’avvocato Chizzoniti
La città di Reggio è una tipica espressione dell’Italia Meridionale che ha subito e continua a subire la dilagante egemonia dell’asfittica sub-cultura politica, ritenuta però quanto mai seducente ed antropologicamente superiore, per cui seguita a muoversi quasi fosse un’amena espressione climatica o geografica. Trattasi di una collettività “senza fissa dimora ideologica”, che ininterrottamente patisce condizionamenti ambientali di varia natura, la cui diagnosi, allo stato, resta, purtroppo, senza ricetta.
E così avviene che, in Contrada Gagliardi, ove già l’anno scorso, in breve lasso di tempo, sono stati registrati ben quattro emergenze idriche, tutte rigorosamente ed esattamente nello stesso locus della carreggiata stradale, lunedì 18 febbraio, esattamente nello stesso, precedente punto della strada, sono intervenuti alcuni lavoratori per eliminare l’ennesimo guasto idraulico (il quinto), pur ignorato dai competenti uffici per diverse settimane.
Martedì 19 tutto ok, ma ahimè, puntuale e prevedibile come gli alisei, nella giornata di mercoledì 20 febbraio, con precisione euclidea, si ripropone la perdita idrica riparata (si fa per dire) appena qualche ora prima, ma senza ripristinare l’asfalto. Forse perché qualcuno aveva previsto la deprecabile “ricaduta”.
La dimensione valutativa che si trae è che trattasi di un modus operandi, rovinoso e distruttivo, che si avvale anche del conclamato disinteresse comunale a vigilare, controllare ed agire. Così come sta avvenendo da lungo tempo, nella Via Sottolume di Pellaro, letteralmente impraticabile, mentre nel corso Nesci, della stessa frazione, qualcuno ha pensato qualche giorno fa di tappare le numerosissime buche con un po’ di bitume, la cui dubbia compattezza si è già sbriciolata con appena qualche goccia d’acqua, all’insegna del noto principio secondo cui “gutta cavat lapidem” (la goccia scava nella roccia).
Cosa resta della boriosa opera restauratrice preannunciata urbi et orbi da Palazzo San Giorgio?
Niente, soltanto un istituto di diritto folkloristico che i teatranti in carica coltivano a meraviglia destreggiandosi fra improponibili “lectio magistralis” di ipocrisia legalitaria, salvo poi a sottrarsi a qualsivoglia pubblico confronto sul tema, e una sfrenata attività volta alla ricerca affannosa del nastro da tagliare e pomposamente da ostentare. Difetta, purtroppo, e continua a scarseggiare, l’irrinunciabile ed adeguata espressione politica per la cui realizzazione sorge l’onesta perplessità, che l’elettore reggino nell’ultima consultazione elettorale, abbia creduto ed investito nel suggestivo, affascinante ed illustre cognome.
Ma, indubbiamente ha perso la scommessa, visto l’anonimato che scandisce il modus operandi dell’ormai demitizzato primo cittadino & partners! Il tutto, in un ambiente politico sempre più distaccato e glacialmente astratto, in attesa che all’improvvisazione subentri capacità, competenza, esperienza e, quindi, idoneità operativa, l’unica verità promanante da Palazzo San Giorgio, resta l’immobile sito in Via Campanella sulle cui vetrate, al piano terra, provocatoriamente, torreggia il motto: “Come cambia la città”.
È vero, la città cambia, ma… in peggio! Tutto il resto è rimasto spietata vox clamantis, eccezion fatta per i frenetici ed infidi interventi manutentivi del manto stradale, di chiarissima ispirazione dorotea-elettorale, rigorosamente previsti esclusivamente nel centro della città, mentre tutte le periferie restano de minis ne curat praetor! Ma, forse sono io a chiedere troppo al magico team politico al governo cittadino, inabile finanche di ripristinare il funzionamento della fontana di Piazza Carmine, ab immemorabile a secco, dei tapis roulant, mestamente immobili, e per non andare oltre, concludo generosamente con una serie infinita di ecc., ecc., ecc. …