Reggio Calabria. Si è tenuto, nella giornata di ieri, il seminario promosso dal Centro Studi delle Politiche Economiche e Territoriali diretto dal Prof. Domenico Marino. Il tema trattato, Riciclaggio 4.0, blockchain e criptovalute: politiche di contrasto, ha permesso di approfondire le nuove forme di riciclaggio in un’economia che ha sempre di più i caratteri della digitalità.
Hanno partecipato al Seminario, presentando interessanti contributi, il dott. Francesco Minisci, Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati, il dott. Filippo Aragona, Magistrato presso il Tribunale di Reggio Calabria, il Prof. Massimiliano Ferrara dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, il dott. Gaetano Giunta della Fondazione di Comunità di Messina, il Prof. Domenico Marino dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e il dott. Pietro Stilo dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Criptovaluta: maggiore efficienza per il riciclaggio
Durante il seminario è stato approfondito come la criptovaluta costituisca oggi lo strumento più efficiente per le transazioni illegali. È stato sottolineato come le criptovalute risultino più efficienti per il riciclaggio rispetto al contante per la grande facilità e velocità di spostamento e a fronte di un livello di anonimato quasi comparabile. L’uso illecito delle criptovalute, secondo quanto è stato dichiarato durante l’incontro, può estrinsecarsi direttamente nell’attività di laundering di profitti illeciti, ma la criptovaluta può anche essere lo strumento attraverso cui si rende possibile la realizzazione di un’attività criminosa.
Nel dettaglio, è stato spiegato che appartengono a quest’ultima categoria di azioni, sia tutte le estorsioni online fatte da hacker che entrano in possesso dei dati custoditi sui computer, sia il pagamento di un riscatto avvenuto a seguito di un rapimento a scopo estorsivo -caso verificatosi qualche giorno fa in Norvegia e prima ancora in Costa Rica e ad Hong Kong- sia la remunerazione di attività criminose compiute per conto terzi (omicidi su commessa, traffico di droga e di armi). Secondo quanto descritto durante il seminario, la riflessione sulla struttura del sistema della criptovaluta, mette in risalto come, soprattutto dal punto di vista economico, non possa in nessun caso essere considerata moneta in senso tecnico. La moneta, infatti, può avere un valore intrinseco, o essere moneta fiduciaria che necessita di qualcuno che ne garantisca la transazione, ma le criptovalute non appartengono a nessuna di queste due categorie e pertanto non sono considerate moneta.
Criptovalute impiegate per attività illecite: necessario il divieto di utilizzo nelle transazioni economiche
È stato ampiamente esaminato il sospetto che tutto il sistema delle criptovalute altro non sia che un moderno “Schema di Ponzi”, in cui i primi entranti guadagnano a scapito di coloro che entrano successivamente, ricalcando così la truffa colossale messa in piedi negli Stati Uniti degli anni Venti da un italoamericano di nome Carlo Ponzi che legò il suo nome a quella truffa.
Queste considerazioni, hanno portato a due conclusioni.: la prima, riguardante l’analisi del meccanismo di funzionamento delle criptovalute, che dal punto di vista economico non si può che concludere con l’unico scopo razionale per l’utilizzo di criptovalute nel riciclaggio e nel supporto alle attività illecite; la seconda deduzione, considerate queste premesse, individua come unica forma ragionevole di regolamentazione il divieto assoluto di utilizzo delle criptovalute in qualunque tipo di transazione economica e la loro messa al bando dal sistema economico legale.