Processo Mala Sanitas: il pm chiede oltre 50 anni di carcere per i medici dei Riuniti

Gaetano Paci

Gaetano Paci

Reggio Calabria. Pene complessive per oltre 50 anni di carcere sono state richieste dai pubblici ministeri al termine della requisitoria nel processo dibattimentale scaturito dall’operazione denominata “Mala Sanitas”, l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza nell’aprile del 2016 nei confronti di 11 sanitari operanti o già in servizio presso i reparti di Ostetricia e Ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia del Presidio ospedaliero “Bianchi-Melacrino-Morelli” (ospedale Riuniti) a vario titolo per i reati di associazione a delinquere, falso ideologico e materiale, di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri nonché di interruzione della gravidanza senza consenso della donna.

Roberto Di Palma

L’indagine svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria – G.I.C.O. di Reggio Calabria e coordinata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dai sostituti procuratori Roberto di Palma e Anna Maria Frustaci aveva scoperchiato – secondo l’impianto accusatorio – in quei reparti del Presidio ospedaliero un sistema di copertura illecito, condiviso dall’intero apparato sanitario, che sarebbe stato attuato tutte le volte in cui “le cose non sono andate come dovevano andare” nell’esecuzione dell’intervento sulle singoli gestanti o pazienti, onde evitare di incorrere nelle conseguenti responsabilità soprattutto giudiziarie.

Grande Ospedale Metropolitano, Reggio Calabria

L’inchiesta era scaturita da un’intercettazione telefonica a carico dell’avv. Giorgio De Stefano (condannato nel marzo 2018 in primo grado nell’abbreviato del processo “Gotha” a venti anni di reclusione per associazione mafiosa), che interloquiva con il nipote Alessandro Tripodi, medico del reparto di ginecologia del “Riuniti”. Nel prosieguo delle indagini gli inquirenti sono venuti a conoscenza di alcuni presunti casi di mala sanità accaduti proprio nel reparto di Ginecologia, tra i quali è risultata coinvolta anche la sorella di Alessandro Tripodi, che era stata ricoverata nel reparto del fratello per una patologia della gravidanza e poi indotta fraudolentemente – secondo l’accusa – ad interrompere la gestazione dal fratello con la complicità di altri sanitari e ostetriche del reparto.

La pena più pesante, 8 anni di reclusione, è stata chiesta per l’ex primario del reparto Pasquale Vadalà; 7 anni e 6 mesi sono stati chiesti per la ginecologa Daniela Manuzio e 6 anni per il ginecologo Alessandro Tripodi. Richiesta di assoluzione (per mancanza, insufficienza o contraddittorietà della prova) per l’ostetrica Mariangela Tomo mentre per i ginecologi Marcello Tripodi e Roberto Pennisi il pm ha chiesto la dichiarazione di non doversi procedere per sopravvenuta prescrizione.

Queste in dettaglio le richieste dei pubblici ministeri:

Luigi Grasso: 4 anni
Maria Concetta Maio: 3 anni e 6 mesi
Daniela Manuzio: 7 anni e 6 mesi
Antonella Musella: 3 anni e 6 mesi
Annibale Maria Musitano: 3 anni e 6 mesi
Roberto Rosario Pennisi: prescrizione
Filippo Luigi Saccà: 4 anni
Massimo Sorace: 4 anni e 6 mesi
Giuseppina Strati: 3 anni e 6 mesi
Alessandro Tripodi: 6 anni
Pasquale Vadalà: 8 anni
Antonia Stilo: 3 anni
Marcello Tripodi: prescrizione
Mariangela Tomo: assoluzione (ex art. 530 2° comma c.p.p.)

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