Roma. È legittimo il decreto con il quale nell’aprile dello scorso anno è stato disposto lo scioglimento del Consiglio Comunale di Limbadi (Vibo Valentia) per presunte Infiltrazioni della criminalità organizzata.
La decisione è stata emanata dal Tar del Lazio, con una sentenza stabilita per respingere un ricorso proposto dall’ex sindaco Giuseppe Morello e dai componenti della sua giunta.
Dopo aver illustrato in sentenza la normativa di settore, e dopo aver esaminato i fatti su cui si è basato il provvedimento contestato, il Tar ha ritenuto che: “effettivamente, in alcuni settori l’attività e/o l’inattività dell’Amministrazione è servita per avvantaggiare imprese o famiglie in relazione alle quali sussistono concreti elementi per affermare che sono vicini alla locale cosca di ‘ndrangheta”.
I giudici hanno precisato che: “Nessuno, tra gli amministratori e i dipendenti, risulta essere implicato in procedimenti penali che abbiano ad oggetto indagini per associazione a delinquere di stampo mafioso” e che “gli elementi che vengono riferiti circa possibili contatti o collusione con l’ambiente delle cosche mafiose, essendo per lo più consistenti in rapporti di parentela, spesso neppure prossima, o da frequentazioni comprovate da controlli occasionali, non è di univoca interpretazione, dal momento che questi ultimi, come la parentela, in sé non sono sufficienti a provare la collusione o la condivisione di intenti”.
Per quanto “scarni siano gli elementi a disposizione”, secondo il Tar “non si può sottacere che, comunque, sono riscontrabili alcune situazioni di asservimento del Comune agli interessi della criminalità organizzata”.