Sono passati 10 anni da quando il mondo si è svegliato senza Michael Jackson. Tra le celebrazioni più diffuse del nostro tempo si rincorrono i post con i video e le sue canzoni sui social network, una Spoon River laica dell’umanità 2.0. Ovviamente in tempi in cui il pollice opponibile è diventato uno spietato rivelatore di menti diversamente pensanti e superbe affinità con i primati, si rincorrono i commenti di chi attacca l’uomo sorvolando sull’artista. Ma vivaddio le parole di “Fragolina Senzapaura” rimarranno anonimamente conservate nei server di Zuckerberg( e forse del Mossad, della CIA, dei Rettiliani), mentre le parole di “Man in the
Mirror” e “Earth song” faranno ancora emozionare quelli che verranno dopo di noi.
È una delle poche certezze che rimangono nella vita. Quasi come la convinzione di mia madre che la parmigiana sia dietetica togliendo il prosciutto.
Che cosa ha rappresentato MJ ( prima di Jordan era lui il titolare dell’acronimo, poi diventò Jacko) per chi ha attraversato gli anni 80 /90 è semplice. La summa icastica di quel periodo. Raccogliendo il messaggio dei Buggles che cantavano “Video killed the radio star “ nel 1980 Jackson lo ha fatto suo più di qualsiasi altro performer. Madonna inclusa. MTV come amplificatore della propria arte. Ed ecco “Thriller”, “Bad”, “The way you make me feel”, “Smooth Criminal”, per citarne alcuni.
La sua storia la sanno tutti, i pettegolezzi hanno offuscato l’aura di un grandissimo artista e filantropo, ma la sua musica continuerà a parlare per generazioni. Certo se hai Rod Temperton e Quincy Jones come collaboratori ed i video musicali te li girano Martin Scorsese (Bad), John Landis (Thriller) con costanti citazioni cinematografiche ( Grease, West Side Story, Un lupo mannaro americano a Londra) è naturale sbancare le classifiche ed arrivare al tour che rivoluzionò la storia della musica dal vivo per sempre.
Esplosioni, illusionisti, scenografie da film, giochi pirotecnici su un palco, mentre Jackson entrava in scena da una botola. Era Il “Dangerous World Tour “ed Il live show non sarebbe stato più lo stesso.
La coreografia, la cura dei minimi dettagli nei costumi, l’uso del ballo come elemento portante e non marginale dell’esibizione furono le caratteristiche di Jackson. Solo Madonna si sarebbe potuta avvicinare al genere, guarda caso sua contemporanea.
Il nostro Luca Tommassini che ha girato alcuni dei video più importanti raccontò che il ballo era fondamentale per il messaggio di MJ: “Ricordati che quando balli devi sempre avere un segreto negli occhi, devi sempre guardare chi hai davanti e aggredirlo con lo sguardo, come se gli volessi dire qualcosa ma non puoi usare la parola” gli disse una volta il “King of pop”. Ed ecco, il “Moonwalk”-un giro-“Toe Stand “e posa “freeze-frame” finale. E poi il delirio.
Dopo il video di “Smooth Criminal” tutti hanno provato almeno una volta nella vita a imitarlo. O hanno indossato un Borsalino inclinandolo sino al naso. E chi dice di no mente.
Sapendo di mentire.
Salvatore De Blasio