Reggio Calabria. Ha risposto alle domande del gip per 4 ore il consigliere regionale calabrese Alessandro Nicolò, arrestato mercoledì dalla Squadra mobile di Reggio Calabria con l’accusa di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Libro Nero” che ha visto la Polizia di Stato eseguire complessivamente 17 arresti.
Nicolò, assistito dal difensore di fiducia, avvocato Corrado Politi, ha sostenuto l’interrogatorio
dinnanzi al gip Domenico Armaleo alla presenza dei pm della DDA Stefano Musolino e Walter Ignazitto. Nicolò ha respinto le accuse di essere il politico di riferimento della potente cosca Libri, ha sostenuto di non essere mai stato assessore, di non avere quindi mai avuto ruoli in seno alla giunta della Regione Calabria che potessero essere funzionali a un patto con la ‘ndrangheta e comunque di non avere mai stretto alcun patto sinallagmatico con la cosca Libri o qualsivoglia altra cosca.
Nicolò ha affermato di avere appreso dalla televisione di essere stato espulso dal partito Fratelli d’Italia (dove era transitato dopo essere stato eletto in consiglio regionale nelle fila di Forza Italia), dicendosi rammaricato solo di non avere avuto il tempo materiale subito dopo l’arresto per farlo egli stesso. Nicolò ha smentito categoricamente anche di aver partecipato alla cena che il collaboratore di giustizia Enrico De Rosa ha definito parlando con gli inquirenti “sembrava un summit non sembrava una cena elettorale”, annunciando infine di voler denunciare il collaboratore per le dichiarazioni rese sul suo conto.