Reggio Calabria. La notizia dell’arresto del noto commercialista palermitano Maurizio Lipani – ai domiciliari nell’ambito dell’operazione Eldorado della Dia di Trapani – è giunta anche al di qua dello Stretto dove il professionista è stato nominato dal gip di Reggio Calabria amministratore giudiziario di ben otto società del Gruppo Matacena, compresa la nota “Amadeus”.
Lipani due giorni fa è stato raggiunto da misura cautelare degli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione Eldorado condotta dalla Dia di Trapani e che ha visto agli arresti anche una coppia, un imprenditore ittico di Mazara del Vallo e sua moglie. Nei confronti del solo commercialista l’accusa è di peculato ed auto-riciclaggio, perché, nella veste di amministratore giudiziario, senza autorizzazione del competente Tribunale, avrebbe distratto a proprio personale vantaggio, in più soluzioni, mediante prelevamenti di contante e bonifici inviati sui propri conti personali, somme di pertinenza delle aziende sottoposte a sequestro ai coniugi e di altre aziende colpite da vincoli cautelari da più autorità giudiziarie ed allo stesso affidate in gestione quale custode e/o amministratore giudiziario, omettendo di adempiere agli obblighi di rendicontazione.
Finora, le indagini condotte degli investigatori della DIA di Trapani hanno consentito di accertare che il commercialista, in pochi anni, avrebbe distratto somme di pertinenza di aziende sequestrate per oltre 355.000,00 euro, reimpiegate per investimenti in attività economiche, ma anche per il soddisfacimento delle esigenze del vivere quotidiano.
Dalle indagini è, altresì, emerso che il commercialista avrebbe continuato a distrarre denaro dai conti delle aziende in amministrazione giudiziaria anche dopo la confisca delle stesse ed il passaggio della gestione all’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati.
Sono al setaccio della DIA i conti bancari di altre decine di società ed imprese affidate in amministrazione giudiziaria al commercialista dalle quali si sospetta che il professionista possa aver distratto altro denaro.
Tra le decine di società che gli erano state affidate in amministrazione giudiziaria, i cui conti probabilmente saranno ora attentamente verificati, sulla sponda calabrese dello Stretto vi sono otto società del Gruppo Matacena, ovvero Amedeo Matacena Jr., l’ex parlamentare di Forza Italia tuttora latitante a Dubai dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa (proprio in questi giorni il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha iniziato la lunga requisitoria nel processo Breakfast – scaturito dall’omonima operazione della Dia di Reggio Calabria – che vede imputato, tra gli altri, l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola per procurata inosservanza di pena a favore di Matacena).
L’amministratore giudiziario, che aveva trasferito la sede amministrativa delle società a Palermo e aveva dismesso la sede del Parco Fiamma (dove il fornitore interruppe l’erogazione di energia elettrica per mancato pagamento delle utenze), è atteso da circa un anno a Reggio Calabria per consegnare le carte ai periti nominati dalla Corte di assise di appello di Reggio Calabria dinnanzi alla quale è in corso un procedimento di confisca ex art 12 sexies sempre a carico delle società riconducibili all’ex parlamentare Matacena.
Fabio Papalia