La Romania va oggi alle urne per le elezioni presidenziali, in cui è favorito il capo di Stato uscente, l’europeista Klaus Iohannis, con un probabile successo che rafforzerebbe la controffensiva liberale al nazionalismo dilagante nell’Est Europa.
I sondaggi, secondo quanto riporta l’Agi, danno il conservatore Iohannis, 60 anni e candidato del partito Nazionale liberale (Pnl) del premier Ludovic Orban, al 40%; se il dato sarà confermato alle urne, il presidente uscente sarà il favorito anche al ballottaggio, previsto per il 24 novembre. Suoi principali sfidanti sono la ex premier dei socialdemocratici (Psd), Viorica Dancila e Dan Barna, esponente dell’Alleanza di centro-destra (Usr-Plus). Entrambi si attestano intorno al 20% nelle intenzioni di voto.
Iohannis, che aveva conquistato il suo primo mandato nel 2014, dal 2016 ha avuto forti attriti col governo a guida Psd, sfiduciato poi il mese scorso sotto il pese della sconfitta alle europee di maggio che ha innescato una serie di problemi interni. Al posto di Dancila – in rotta di collisione anche con Bruxelles, che accusava il governo di violare lo stato di diritto – il presidente ha dato l’incarico ad Orban, il quale il 4 novembre ha ottenuto la fiducia parlamentare. Le prossime elezioni legislative si terranno alla fine del 2020. Per quella data, in caso di vittoria di Iohannis oggi, il partito liberale potrebbe vedere aumentare le sue possibilità di formare un governo di coalizione e ripristinare la fiducia degli investitori, erosa da diversi anni di instabilità politica.
Iohannis ha fatto del rispetto dello stato di diritto e della lotta alla corruzione un pilastro della sua campagna elettorale, ricalcando le orme dall’attivista anti-corruzione Zuzana Caputova, eletta presidente della Slovacchia a marzo. La eventuale riconferma di Iohannis viene posta nell’ambito del più generale contratto nei confronti del nazionalismo e populismo in questa parte di Europa. In Ungheria, il premier nazionalista Viktor Orban ha subìto una cocente sconfitta alle municipali di Budapest, il mese scorso, dove il sindaco uscente da lui sostenuto, Istvan Tarlos, ha perso contro il candidato di tutte le opposizioni unite, il verde Gergely Karacsony. Mentre il nazionalismo è meno presente in Romania, rispetto alle vicine Polonia e Ungheria, il Psd ha provato, nei suoi anni di governo, a dipingere gli scontri con le istituzioni europee come la prova che il partito si batteva per gli interessi dei romeni. Ma alle europee di maggio, gli elettori hanno dato un chiaro segnale europeista, punendo quello che allora era il partito di governo.
I quasi 19 milioni di aventi diritto potranno votare oggi fino alle 21 (le 20 in Italia), con gli exit poll attesi subito dopo la chiusura dei seggi.
sdb