Sabato mattina, i Carabinieri della Stazione di Pellaro, all’interno di uno slargo a Bocale, durante un servizio di controllo del territorio, hanno trovato due buste di plastica per rifiuti, da una delle quali fuoriusciva la canna mozzata di un fucile. Approfondito il controllo di entrambi i sacchetti, i militari dell’Arma hanno rinvenuto all’interno un fucile cal. 12 modificato a canne mozze con il calcio troncato, una canna da fucile tagliata con matricola abrasa e una canna per fucile a canne sovrapposte, nonché oltre 50 cartucce.
Il materiale rinvenuto è stato sequestrato e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Il ritrovamento delle armi si inserisce in uno degli obiettivi principe stabiliti dal Comando Provinciale di Reggio Calabria finalizzate al contrasto della criminalità organizzata, attraverso la sottrazione di armi detenute e occultate illegalmente di possibile impiego per la commissione di reati contro la persona e più generalmente utilizzate per la consumazione di reati contro il patrimonio.
Un segnale lanciato dalle cosche oppure semplicemente l’opera di “rottamazione” di armi in pessimo stato di conservazione? Oppure ancora qualcuno che si è sentito “attenzionato” dalle forze dell’ordine ha deciso di disfarsi di un fardello pericoloso. Non è da escludere nemmeno che siano tutte e tre le cose insieme, condite con un pizzico di “tragedia” in salsa ‘ndranghetistica. Non è infrequente che la ‘ndrangheta faccia ritrovare per strada armi anche micidiali, è accaduto quasi 10 anni fa con il lanciarazzi davanti alla Procura della Repubblica, è accaduto sempre nel 2010 con le armi ritrovate in un’auto lungo il percorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, solo due anni fa è accaduto ancora con bombe a mano e kalashnikov ritrovati sulle bretelle del Calopinace.
Fabio Papalia