Lo sfogo di un commerciante reggino: turisti pochi, la città sta morendo

«I nuovi genitori educano i figli a studiare e andarsene dalla città»

Una veduta aerea di Reggio Calabria

Una veduta aerea di Reggio Calabria

Gentile Direttore, ho un’attività commerciale in via Bruno Buozzi, a pochi passi dal Museo e dal mare. Appartengo alla generazione i cui genitori educavano i figli ad aspirare al posto fisso, meglio se statale. Posto fisso significa fare quello che vuoi, passeggiare, fare la spesa e percepire ugualmente uno stipendio. Oggi la mentalità è cambiata: i nuovi genitori reggini educano i figli a studiare e andarsene dalla città.

La frase che sento ripetere sempre è che a Reggio c’è solo il mare. Un mare bellissimo. Un sole che in alcuni giorni è talmente caldo che per farsi un uovo fritto non serve il gas. Ci sono le palme, palme alte che ti fanno pensare di essere a Miami. Nonostante tutto ciò turisti pochi. La città sta morendo con strade piene di buche come le braccia di un drogato. Reggio Calabria che ha fascino ed ha una bellezza naturale rara, è stata trattata come una prostituta, sfruttata, malvestita, impoverita e messa sulla strada. Chi può dare dignità a questa città? Chi? Gli amministratori, i cittadini, un eroe, chi?

Da anni aspettiamo un salvatore, ma all’orizzonte non c’è nessuno. Ogni giorno si legge che lo Stato e suoi organi di polizia combattono la ‘ndrangheta sequestrando e chiudendo attività dove ci sono infiltrazioni mafiose. E questo è meritevole, ma nel frattempo i figli della gente dai sani principi ha scelto di emigrare. Reggio sta diventando deserta di attività, deserta di anime, deserta di sogni. Il popolo reggino ha fame di pane, di lavoro e forse il concetto di Giustizia è qualcosa di troppo grande per essere capito da chi ha fame. Siamo come gli africani con la pancia gonfia per la fame e come quegli africani cerchiamo il pane lontano da dove siamo nati.

Lettera firmata

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