Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale Calabria condannato dalla Corte dei Conti

La spiegazione di Neri e D'Agostino

Da sinistra: Giuseppe Neri (segretario-questore), Carlo Calabrò (Segretario generale del Consiglio), Antonio Scalzo (presidente del Consiglio), Francesco D’Agostino (vicepresidente vicario), Giuseppe Gentile (vicepresidente) e Giuseppe Graziano (segretario-questore)

Da sinistra: Giuseppe Neri (segretario-questore), Carlo Calabrò (Segretario generale del Consiglio), Antonio Scalzo (presidente del Consiglio), Francesco D’Agostino (vicepresidente vicario), Giuseppe Gentile (vicepresidente) e Giuseppe Graziano (segretario-questore)

Stamani Gazzetta del Sud riporta che cinque consiglieri regionali e il dirigente del servizio Bilancio e Ragioneria del Consiglio regionale della Calabria sono stati condannati dalla Corte dei conti a risarcire la Regione per una somma complessiva di 531.106,77 euro.

La condanna, secondo quanto riporta il quotidiano messinese, riguarda il dirigente Luigi Danilo Latella che dovrà restituire 212.440,00 euro, mentre i consiglieri Giuseppe Gentile, Antonio Scalzo, Francesco D’Agostino, Giuseppe Neri e Giuseppe Graziano dovranno restituire 63.732  euro a testa, secondo i calcoli stabiliti dalla Sezione giurisdizionale regionale per la Calabria della magistratura contabile.

Di seguito pubblichiamo la nota a firma dei consiglieri Giuseppe Neri e Francesco D’Agostino, che respingono l’accostamento all’inchiesta Rimborsopoli (sull’utilizzo improprio di somme destinate ai gruppi consiliari regionali):

Contrariamente a quanto riportato di recente da alcune testati locali, corre l’obbligo di smentire un presunto coinvolgimento nell’ambito del procedimento erariale scaturito dall’inchiesta denominata ‘Rimborsopoli’. La pronuncia della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti n. 569/2019 ha infatti interessato tutt’altra questione che si intende oggi sottoporre all’attenzione eventualmente anche critica e severa del lettore, a conferma comunque definitiva delle inesattezze riportate dagli organi di stampa. La vicenda ha trovato origine dalla deliberazione n. 26/2014 della Sezione per il Controllo della stessa Corte dei Conti, mediante la quale veniva contestata ai gruppi consiliari e non certamente allo scrivente, l’illegittimo rimborso delle spese imputabili al personale istituito presso i medesimi gruppi.

Le Sezioni Riunite della Corte dei Conti, tuttavia, pronunciandosi successivamente sull’opposizione promossa da alcuni gruppi consiliari, in riforma integrale dei rilievi mossi dalla Sezione per il Controllo, dichiaravano invece come assolutamente legittima tale voce di spesa.

Per l’effetto, l’ufficio di Presidenza di cui siamo stati componenti, su parere esplicito dell’Ufficio Legale del Consiglio Regionale e su espressa e motivata proposta del Settore competente, si determinava a quel punto con delibera n. 37/2015, di estendere il giudicato formatosi sulla pronuncia delle Sezioni Riunite anche a quei gruppi consiliari che non avevano invece mosso impugnazione agli originari rilievi della Sezione per il Controllo.

Le ragioni di tale modus operandi sono banali e facilmente intuibili anche al più distratto dei lettori, essendo inimmaginabile sul piano dell’equità sostanziale che è principio di matrice costituzionale, che nell’ambito della stessa legislatura alcuni gruppi consiliari avessero potuto usufruire delle spese per il mantenimento del personale per quanto espressamente statuito dall’Autorità Giudiziaria, al contrario invece di quei gruppi che per motivi diversi non avevano personalmente agito avverso gli originari rilievi della Sezione per il Controllo.

La notizia diffusa in ordine ad un coinvolgimento nel procedimento Rimborsopoli è quindi totalmente destituita di fondamento, in quanto, la pronuncia di condanna di recente emessa dalla Corte dei Conti, senza volerne sminuire la portata, ha sancito esclusivamente l’impossibilità dal punto di vista amministrativo di operare la c.d. estensione del giudicato per come cristallizzata sulla delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 37/2015.

Senza voler entrare dal punto di vista tecnico nel merito delle motivazioni della decisione della Corte dei Conti, fra l’altro non ancora definitiva, un dato inequivocabile è possibile comunque ricavare dal pronunciamento espresso dall’Autorità Giudiziaria.

Nessuno fra i componenti dell’Ufficio di Presidenza – men che meno i sottoscritti – ha mai provveduto a rimborsare per sé stesso alcun quattrino, malgrado si sia ingiustamente accostato il proprio nome al procedimento Rimborsopoli, evidentemente senza alcun tipo di opportuno approfondimento.

Si precisa inoltre, che qualora dovessero essere diffuse altre note denigratorie e mendaci, avanzeremo querela per tutelare la nostra immagine e il nostro operato amministrativo e di rappresentanza.

 

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