Il collegio del Tribunale di Reggio Calabria, Natina Pratticò presidente, ha pronunciato la sentenza di primo grado nel processo scaturito dall’operazione Breakfast, condotta dalla Dia di Reggio Calabria nel maggio 2014, per il reato di procurata inosservanza di pena in favore dell’ex parlamentare forzista Amedeo Matacena, tuttora latitante a Dubai dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
Condannato a 2 anni per procurata inosservanza di pena, escluse le aggravanti, l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, difeso dagli avvocati Giorgio Perroni, Elisabetta Busuito e Patrizia Morello, per lui la richiesta del pm è stata di 4 anni e mezzo.
Scajola era stato arrestato l’8 maggio 2014, aveva lasciato il carcere nel giugno dello stesso anno quando il Tribunale del Riesame gli concesse i domiciliari, poi revocati nel novembre dello stesso anno dal Tribunale, che impose l’obbligo di dimora a Imperia durato fino all’anno successivo, quando nel novembre 2015 il Tribunale dichiarò l’inefficacia della misura per decorrenza dei termini. Da allora Scajola ha continuato a presenziare da uomo libero a tutte le udienze del processo. Il Tribunale ha ordinato la sospensione condizionale della pena.
Condannata a 1 anno (escluse le aggravanti e riconosciuta l’attenuante) la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, difesa dall’avvocato Bonaventura Candido, per lei il pm della Dda Giuseppe Lombardo aveva invocato una pena di 11 anni e mezzo per procurata inosservanza di pena e interposizione fittizia. Anche per lei il tribunale ha ordinato la sospensione condizionale della pena. A Chiara Rizzo è stata riconosciuta l’intervenuta prescrizione per un altro capo di imputazione.
Assolto, perché il fatto non costituisce reato e per non aver commesso il fatto, l’uomo di fiducia di Matacena, Martino Politi, difeso dagli avvocati Corrado Politi e Antonino Curatola, per il quale il pm aveva invocato 7 anni e 6 mesi per procurata inosservanza di pena e interposizione fittizia.
Riconosciuta la prescrizione (e pronunciata l’assoluzione per non aver commesso il fatto per un altro capo di imputazione) per l’ex segretaria di Matacena, Maria Grazia Fiordelisi, difesa dall’avvocato Cristina Dello Siesto, anche per lei il pm aveva invocato 7 anni e 6 mesi per procurata inosservanza di pena e interposizione fittizia.
Il Tribunale ha indicato in 90 giorni i termini per il deposito delle motivazioni.