Il 2 marzo 2020, in Israele si sono tenute le elezioni parlamentari per eleggere i (120) rappresentanti del parlamento israeliano, la Knesset. Si tratta della terza chiamata alle urne in meno di un anno, non avendo portato le due ultime elezioni, tenutesi nell’aprile e settembre scorsi, ad alcuna chiara maggioranza parlamentare.
Questa volta, però, Benjamin Netanyahu rivendica la vittoria alle elezioni legislative in Israele. ll Likud torna ad essere il primo partito in Israele con 37 seggi, ribaltando i pronostici della vigilia. Il suo grande avversario, Benny Gantz, leader del centrista Blu-Bianco, si ferma a 32 seggi, secondo i primi exit poll diffusi dalla tv Canale 13 alla chiusura delle urne.
Benjamin Netanyahu, 70 anni, è stato eletto per la prima volta a capo del governo israeliano nel 1996 prima di perdere il potere tre anni dopo. È tornato in affari nel 2009 e da allora ha guidato il governo senza interruzione, tanto da diventare il primo ministro più duraturo nella storia dello stato ebraico.
“Questa è la vittoria più importante della mia vita”, ha detto Netanyahu ai suoi sostenitori riuniti a Tel Aviv. “È ora di smettere di votare e formare un governo (…) Sarò il primo ministro di tutti i cittadini israeliani, è tempo di unirsi”, ha aggiunto Netanyahu, il cui processo per corruzione, appropriazione indebita e violazione della fiducia comincerà in due settimane a Gerusalemme.
I sondaggi provenienti dalle urne mostrano che “la colonizzazione, l’annessione e l’apartheid hanno vinto”, ha detto Saëb Erekat, segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), in una nota.
Altro dato rilevante in Israele è l’alta affluenza registrata questa volta (la più alta dal 1999) rispetto alle ultime due elezioni: sono state sconfitte sia l’apatia, sia la paura dell’infezione da Covid-19.
sdb