di Stefano Morabito *
Continua il discorso mistificatorio sul dissesto del Comune di Reggio Calabria. Il sindaco Falcomatà interpella il Ministero dell’Economia per chiedere un aiuto speciale per i comuni in predissesto, dopo avere chiesto prima a Renzi una norma speciale per potere ripianare il debito su 30 anni, dichiarata incostituzionale, poi a Salvini, che con i, precedente governo ha permesso di “spalmare” il debito su 20 anni. Anche questa seconda ipotesi è stata dichiarata incostituzionale.
Ora, nel chiedere sostegno, Falcomatà si appoggia sulla debolissima tesi secondo la quale “la sentenza della Corte costituzionale mette a rischio le finanze del Comune di Reggio”. Il discorso è manipolatorio perché distoglie l’attenzione dai diritti che la Corte Costituzionale considera messi a rischio dalla situazione finanziaria del Comune e dalle norme “ad personam o ad comunem” stigmatizzate dalla Corte già nel luglio scorso: la trasparenza e la corretta informazione ai cittadini sulla reale situazione finanziaria dell’Ente, il diritto delle future generazioni a non vedersi gravate da debiti decisi da altri, la sottrazione degli amministratori che scelgono di ripianare il debito in 30 o 20 anni a qualsiasi giudizio democratico, dato che nessun sindaco può governare per oltre due mandati (10 anni).
La Corte, nel luglio 2019, aggiungeva che evitare ad ogni costo il dissesto si tramuta in un danno per tutti i cittadini del Comune.
Si tratta delle stesse cose sulle quali la Associazione “La Cosa Pubblica” dà battaglia da anni (quando c’era Demi Arena, quando c’erano i commissari, e nei deprimenti 6 anni di gestione attuale).
Le norme per salvare i comuni esistono già e una di queste si chiama Procedura di dissesto. Destra e Sinistra l’hanno voluta evitare a tutti i costi, con il grave danno per noi tutti (tranne che per chi ha spolpato la città) che vediamo.
Il discorso sul necessario riequilibrio fra i fondi assegnati ai Comuni del Sud e gli altri non può e non deve diventare una cortina fumogena per coprire le responsabilità trasversali di chi, in questi anni, pur indicando le responsabilità delle precedenti giunte di destra, non ha fatto altro che avallare quelle scelte lottando, assieme a quella stessa destra per evitare il dissesto. Favore ripagato dalla superficialità e la sciatteria con cui il consiglio comunale, in questi anni, ha liquidato in pochi minuti tutte le discussioni sul bilancio, con il favore dell’impalpabile minoranza consiliare.
Noi, ai giochi di prestigio, non ci stiamo e chiediamo, ancora una volta: a quanto ammonta precisamente il debito? A chi dobbiamo questi milioni di euro? Per quali lavori, consulenze, servizi? Perché destra e “sinistra” fanno sempre fronte comune contro la procedura di dissesto che avrebbe già da tempo risanato le casse comunali? Quali interessi di vogliono privilegiare?
* La Cosa Pubblica