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Guardia di Finanza sequestra 1 milione di euro a ristoratore di Bova Marina indiziato di ‘ndrangheta

Le Fiamme Gialle di Melito Porto Salvo sequestrano patrimonio: polizze assicurative, 12 fabbricati, 10 terreni e 1 autoveicolo

by newz
6 Agosto 2020
in Cronaca, Primo Piano
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Guardia di Finanza

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Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) – Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal procuratore capo,  Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – presieduta da Ornella Pastore – su richiesta dei sostituti procuratori, Antonella Crisafulli e Diego Capece Minutolo, che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su beni immobili e rapporti finanziari, per un valore complessivo stimato in circa un milione di euro, nei confronti di Leonardo Dellavilla cl. ’75, imprenditore operante nel settore della ristorazione in Bova Marina (RC) e zone limitrofe, indiziato di intraneità al gruppo mafioso Vadalà.

La figura di Leonardo Dellavilla era emersa nelle operazioni Bellu Lavuru e Mandamento Jonico

La figura del Leonardo Dellavilla, già indagato per l’omicidio Marino nel 2001, era già emersa nell’ambito delle operazioni “Bellu Lavuru” del 2008 e “Mandamento Jonico” del 2017, entrambe condotte dall’Arma dei Carabinieri e coordinate dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

L’operazione Bellu Lavuru del 2008

L’operazione Bellu Lavuru si era conclusa nel mese di giugno 2008, con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 42 soggetti – tra cui Leonardo Dellavilla, perché ritenuto – tra l’altro – “affiliato alla ‘ndrangheta, nella sua articolazione territoriale denominata cosca Vadalà, operante nel territorio di Bova Marina (RC) e diretta dal proprio suocero Domenico Vadalà, detto “Micu ‘u lupu””.

L’operazione Mandamento Jonico del 2017

L’operazione Mandamento Jonico, conclusasi nel mese di giugno 2017, aveva consentito di inscrivere nel registro degli indagati 291 soggetti ed eseguire provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 116 soggetti – tra cui Leonardo Dellavilla, per il delitto “di cui all’art.416 bis c.p. quale partecipe della “locale” di Bova in concorso con il suocero detenuto”.

L’operazione ‘ndrangheta stragista

Ed ancora, l’appartenenza alla consorteria criminale dei Vadalà da parte del Dellavilla era emersa anche nell’ambito delle indagini svolte nell’operazione ‘ndrangheta Stragista.

Le indagini della Compagnia della Guardia di Finanza di Melito Porto Salvo

Alla luce di tali risultanze investigative, ovvero anche in considerazione del contenuto di una specifica e circostanziata segnalazione trasmessa dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza alla Compagnia Melito Porto Salvo nell’ambito dell’attività progettuale convenzionalmente denominata “Good Company”, la locale DDA ha delegato alla Compagnia territoriale apposita attività d’indagine, a carattere economico/patrimoniale, volta all’individuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili a Leonardo Dellavilla e al suo nucleo familiare, finalizzata all’applicazione di una misura di prevenzione e patrimoniale.

Ricostruite le transazioni economiche degli ultimi 20 anni

In tale contesto, il Reparto territoriale – valorizzando le funzioni proprie della Guardia di Finanza nella prevenzione e contrasto ad ogni forma di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico del Paese e di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati – ha ricostruito, attraverso articolati approfondimenti sulle transazioni economico finanziarie e patrimoniali effettuate negli ultimi 20 anni, il patrimonio complessivamente accumulato dal nucleo familiare di Leonardo Dellavilla.

Differenza tra reddito dichiarato e patrimonio posseduto

In estrema sintesi, gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato una significativa, ingiustificata differenza tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte sui redditi e il patrimonio posseduto, anche per interposta persona, ma soprattutto, la natura mafiosa del proposto, anche quale imprenditore espressione della cosca di riferimento.
L’affermazione e la crescita degli illeciti progetti imprenditoriali di Leonardo Dellavilla, genero di Domenico Vadalà, alias “Micu ‘u lupu” (capo dell’omonima cosca mafiosa) sono risultati essere stati sostenuti dal legame, anche di natura parentale, del predetto con la ‘ndrangheta; le precedenti investigazioni, infatti, avevano consentito di dimostrare che l’odierno proposto, oltre ad appartenere alla consorteria criminale, ha anche goduto di una posizione di privilegio all’interno della stessa.

Più nello specifico, invece, l’attività investigativa ha permesso ai Finanzieri della Compagnia Melito Porto Salvo, da un lato, di tracciare analiticamente, fin dal 2001, la qualificata pericolosità sociale del proposto, soggetto ritenuto dal Tribunale di Reggio Calabria “gravemente indiziato di appartenenza ad associazione di stampo mafioso”, dall’altro, di ricostruire ed individuare le possidenze patrimoniali e finanziarie nella disponibilità, diretta ed indiretta (tramite i suoi familiari e un terzo soggetto), del Dellavilla, in parte acquisite nel tempo in maniera illecita o, comunque, risultate ingiustificatamente sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati dal nucleo familiare del medesimo.

Le indagini sul ruolo di un ex dipendente statale in pensione

In maniera parallela, l’attenzione degli investigatori si è concentrata, tra l’altro, sul presunto ruolo assunto, nel tempo, da un terzo soggetto, tale C.C. (cl. ‘40), deceduto nel 2015, incensurato, cieco assoluto dalla nascita ed ex dipendente statale in pensione.
Da quest’ultimo, come emerso dalle indagini, Dellavilla avrebbe nel tempo drenato ingenti somme di denaro accumulate dal disabile, ritenuto insospettabile, in maniera “sproporzionata ai redditi da pensione percepiti”.
Ciò sarebbe avvenuto, viste le “condizioni di minorità del predetto”, attraverso l’utilizzo di conti correnti cointestati, polizze vite e, addirittura, con la stipula di una procura speciale contratta poche settimane prima della morte di C.C., utilizzata poi in data successiva al decesso di quest’ultimo per effettuare ulteriori atti di disposizione patrimoniale.
Grazie a tali espedienti, infatti, l’odierno proposto era riuscito a trasferire nella propria disponibilità due immobili appartenenti al disabile deceduto, formalizzando l’acquisto degli stessi in epoca posteriore rispetto alla morte dello stesso, avvenuta, come detto, nel 2015.
All’atto della stipula del contratto di compravendita, infatti, veniva utilizzata, contra legem, la procura speciale notarile rilasciata poche settimane prima della morte del soggetto cl. ‘40, contravvenendo, quindi, alla disposizione per cui il mandato si estingue alla morte del mandante.
In aggiunta, pochi mesi prima della morte dell’anziano disabile, questi aveva contratto complessive 5 polizze assicurative per totali 300.000 euro che vedevano nominato come beneficiario mortis causa del contraente proprio il Dellavilla.
Tale particolare era risultato decisamente strano agli investigatori che, infatti, hanno approfondito nel dettaglio anche tale anomala circostanza.
Fatto altrettanto anomalo è risultato anche l’acquisto, pochi mesi prima del decesso del più volte citato anziano, di un autoveicolo ancora a lui intestato e tuttora utilizzato dal Dellavilla.

Le risultanze investigative delle Fiamme Gialle

A supporto e maggior conferma di tale compendio indiziario, le indagini patrimoniali meticolosamente svolte dai finanzieri hanno messo in risalto come, oltre alle numerose acquisizioni illecite, negli anni dal 2004 al 2018, risulti constatabile un’oggettiva sproporzione di circa mezzo milione di euro, tra i beni mobiliari e immobiliari posseduti dal proposto e dal suo nucleo familiare e i redditi da loro dichiarati al fisco.
Analizzato l’intero scenario delineatosi nel corso delle complesse e articolate investigazioni patrimoniali condotte, concordando pienamente con il quadro rappresentato dai militari della Compagnia Melito Porto Salvo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha richiesto alla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo reggino l’applicazione della misura ablativa antimafia del sequestro finalizzato alla confisca del patrimonio riconducibile al proposto stimato in quasi 1 milione di euro, successivamente emessa dal Giudice competente.

Il patrimonio sequestrato

In esecuzione dell’odierna ordinanza applicativa di misura di prevenzione patrimoniale, i finanzieri della Compagnia Melito Porto Salvo hanno individuato e, contestualmente, sottoposto a sequestro polizze assicurative per un controvalore nominale di 300.000 €, 12 fabbricati, 10 terreni e 1 autoveicolo direttamente riconducibili a Leonardo Dellavilla e al suo nucleo familiare.

Elevatissima verrà sempre mantenuta l’attenzione dei militari in forza al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, affinché, in completa sinergia con l’Autorità Giudiziaria reggina, continuino a essere eseguite una serie di attività volte all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulate dalle consorterie criminali, poiché tale azione consente di arginare l’inquinamento del mercato e della sana imprenditoria, nonché di ripristinare adeguati livelli di legalità, trasparenza e sicurezza pubblica.

Tags: 'ndranghetabova marinaguardia di finanzamelito porto salvosequestro
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