Reggio Calabria – Finché la barca va, non la lasciare… il centrodestra reggino è ad un bivio: andare con Antonino Minicuci o virare su Angela Marcianò. Alla vigilia dell’apertura delle urne, la coalizione che sostiene il tecnico scelto dalla Lega sta serrando i ranghi per evitare fughe pericolose verso l’ex assessora della giunta Falcomatà finita, oggi, con la Fiamma Tricolore-Msi.
Tra i due litiganti… la terza spera di fare incetta di voto disgiunto
L’appello al voto disgiunto lanciato, nelle ultime ore, dal “team Marcianò” preoccupa – e non poco – i sostenitori del principale competitor del sindaco uscente Giuseppe Falcomatà. C’è puzza di bruciato. I soliti ben informati, infatti, parlano di un vera e propria strategia volta a delegittimare le ambizioni di Minicuci. La tattica, dunque, sarebbe quella di spingere forte per le liste a sostegno di Minicuci, ma far convergere i voti sulla Marcianò che, di liste, ne ha appena quattro, piuttosto fragili e, almeno nei pronostici, nemmeno lontanamente vicine alla soglia del 3% che darebbe la certezza all’ex Pd di entrare, quanto meno, in consiglio comunale.
La corsa di Angela Marcianò verso il ballottaggio
L’obiettivo, a questo punto, appare chiaro: portare Angela Marcianò al ballottaggio, riservando la medaglia di bronzo ad un Minicuci evidentemente stritolato dal “fuoco amico”. Il tutto si traduce in una resa dei conti interna alla coalizione che, al suo interno, conta figure ostili, sin dai primi giorni, all’indicazione leghista. Così, a risultato acquisito, potranno rivendicare le proprie ragioni di fronte ad una eventuale debacle. Della serie: «Ve l’avevamo detto, ma non ci avete voluto ascoltare».
Non è un mistero, quindi, l’ostracismo “made in Reggio” che, sin dal principio, ha accompagnato il tragitto di Minicuci verso un ritorno nella città che, prima dell’esperienza di Genova al fianco del sindaco Bucci, lo ha visto segretario generale alla Città Metropolitana. Il primo a scattare sulla sedia fu il deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro, che, coi suoi fedelissimi, era persino arrivato a minacciare il ritiro delle candidature di singoli consiglieri e di intere liste civiche. Tutto rientrato nel nome della “disciplina di partito”, ma nel frattempo le fibrillazioni si erano spostate sugli ex “Scopelliti boys“, diversi dei quali in corsa fra Fratelli d’Italia e liste civiche, reduci di quella “Reggio futura” rinata dalle ceneri del Modello Reggio.
E poi i “ripepini“, i sostenitori di Massimo Ripepi che rinfacciavano a Lega e Minicuci d’avergli soffiato, proprio sotto il naso, la postazione che spettava al loro riferimento politico. Per ultimo, un recentissimo post lanciato sui social dall’ex assessore e scopellitiano della prima ora, Luigi Tuccio, che dopo avere tentato fino all’ultimo di far nascere un polo alternativo a Minicuci adesso invita esplicitamente a votare Marcianò. Insomma, tante piccole crepe che, tutte insieme, rischiano di minare dalle fondamenta la casa del centrodestra.
Dunque, l’allarme è partito. Le prossime ore saranno dedicate ad impedire un “fuggi fuggi” che preoccupa la squadra di Minicuci. Nessuno dovrà abbandonare la nave. Mai, come questa volta, ogni voto avrà un peso specifico. Dalle urne non solo uscirà il futuro sindaco tra i nove candidati che si contendono lo scranno più alto di palazzo San Giorgio, ma anche il nuovo centrodestra che ha voglia di riscatto dall’ottobre 2012; da quando, cioè, un’intera classe dirigente venne spazzata via prima dallo scioglimento per mafia del Comune e poi dall’uscita di scena forzata del proprio leader.
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