Washington (USA)- I ministri degli esteri di Armenia ed Azerbaigian hanno riferito che venerdì incontreranno il segretario di Stato americano Mike Pompeo a Washington al fine di stabilire una tregua e porre fine ai combattimenti più aspri degli ultimi trent’anni nel Nagorno-Karabakh.
Tali incontri, programmati in prossimità delle elezioni presidenziali statunitensi, suggeriscono l’idea che l’amministrazione Trump abbia intenzione di intensificare le iniziative per una risoluzione veloce ed efficace. Il Conflitto in Nagorno-Karabakh, scoppiato il 27 settembre ha finora mietuto centinaia di vittime sull’altare degli interessi economici , mascherati dalla volontà di una integrità territoriale.
LA MEDIAZIONE RUSSA
Le negoziazioni sino ad ora sono state guidate dalla Russia, ma i due cessate il fuoco sono stati sistematicamente violati dalle due ex repubbliche sovietiche ed il timore è che il conflitto possa espandersi coinvolgendo la Turchia, con Erdogan che non fa mistero delle sue mire espansionistiche, e la Russia di Putin.
La preoccupazione più alta è, neanche a dirlo, per la sicurezza degli oleodotti in Azerbaigian che trasportano gas naturale e petrolio ai mercati mondiali.
L’Azerbaigian ha dichiarato che il suo ministro degli Esteri, Jeyhun Bayramov, incontrerà anche gli inviati del “Gruppo di Minsk”, il cosiddetto gruppo di controllo della sicurezza e dei diritti dell’OSCE, i cui copresidenti Russia, Francia e Stati Uniti hanno guidato per anni la mediazione nel conflitto. L’Armenia dal canto suo ha rilasciato alcuni dettagli sulle proposte che il ministro degli Esteri Zohrab Mnatsakanyan presentrà a Washington.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti non ha ancora rilasciato dichiarazioni in merito, né al momento è chiaro se si tratterà di un incontro trilaterale o se i ministri delle repubbliche ex sovietiche incontreranno Pompeo separatamente.
ERDOGAN ESCLUSO
Il cosiddetto gruppo di Minsk vede come partner anche la Turchia di Erdogan, ma Ankara non è stata coinvolta nella mediazione e le sue relazioni con i suoi alleati della NATO sono state messe a dura prova dai combattimenti. E dal presunto invio di mercenari dai conflitti in Siria e Libia a combattere in Nagorno-Karabakh. Situazione sempre smentita dal governo di Erdogan sebbene fonti di intelligence riferiscono che proprio la Turchia abbia aumentato le vendite di armi all’Azerbaigian.
UNA NUOVA SIRIA ?
Il presidente armeno Armen Sarkissian ha aspramente criticato il governo di Ankara, e rigetta duramente la richiesta di Turchia e Azerbaigian che pretendono la fine di quella che chiamano “occupazione armena del Nagorno-Karabakh”, ma al contempo teme l’intervento di ulteriori fonti esterne ( la Russia in primis) al fine di scongiurare che il suo paese possa diventare “una nuova Siria”.
Salvatore De Blasio