Reggio Calabria – Operazione Fully Closed: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, Antonino Foti, ha scarcerato in data odierna Antonino Fucile di Taurianova, sostituendo la misura cautelare degli arresti domiciliari cui era sottoposto sin dalla data di emissione dell’ordinanza di custodia cautelare del 16 luglio scorso, con quella più blanda dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre volte alla settimana.
Operazione Fully Closed: la rete dei fiancheggiatori del latitante Giovanni Sposato
L’uomo è indagato nell’ambito del procedimento penale scaturito dall’operazione Fully Closed, avviato dalla DDA di Reggio Calabria e che vede coinvolte pure altre persone, accusate di favoreggiamento personale, aggravato dall’art. 416 bis 1 c.p., per aver fornito un apporto fondamentale teso ad assicurare il periodo di latitanza di Giovanni Sposato cl. 68. ù
Quando, a dicembre del 2017, ebbe avvio l’operazione Terramara Closed, con l’emissione di tantissime misure custodiali in carcere emesse nei confronti di presunti appartenenti alle ‘ndrine di Taurianova, Giovanni Sposato classe 1968 si rese irreperibile e quindi sfuggì all’arresto. La costituzione dello Sposato poi avvenne nel mese di giugno dell’anno successivo quando lo stesso, gravato da seri problemi di salute, si presentò spontaneamente presso l’Ospedale di Polistena.

Il Tribunale del riesame conferma la misura cautelare
Antonino Fucile, difeso, inizialmente, dall’avvocatessa Glenda Prochilo, ha impugnato il provvedimento cautelare chiedendo il riesame dell’ordinanza emessa dal gip. Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria, però, ha ritenuto di confermare ugualmente la misura cautelare, non accogliendo i motivi di censura del difensore, che aveva lamentato la mancanza di trasmissione di tutti gli atti investigativi da parte dell’autorità procedente. In tal senso aveva invocato l’annullamento della misura cautelare.

Il ricorso della difesa in Cassazione
Il provvedimento del Tribunale del riesame è stato poi gravato di ricorso in Cassazione in data 6 ottobre da parte dell’avv. Antonio Romeo, cassazionista, che è entrato a far parte del collegio difensivo di Antonino Fucile. Sono state rappresentate diverse e gravi violazioni di legge contenute nella opposta ordinanza del giudice del riesame e, prima tra tutte, quella attinente alla mancata trasmissione, al Tribunale, da parte della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, di buona parte degli atti sui quali trovava fondamento la misura cautelare applicata al Fucile.
La prospettata censura incideva sul diritto di difesa dell’indagato che non aveva potuto contestare le attività investigative, assolutamente decisive, sulle quali il giudice della cautela aveva ritenuto di fondare il proprio convincimento in favore della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.
La Procura chiede al gip la scarcerazione
Gli avvocati Romeo e Prochilo, in attesa della prossima fissazione dell’udienza davanti alla Suprema Corte, e sulla scorta di un indirizzo giurisprudenziale oramai pacifico e consolidato, hanno ritenuto che la misura cautelare potesse essere annullata dai giudici supremi.
Molto probabilmente dello stesso avviso sarà stata anche la Procura della Repubblica che, anticipando i tempi, e di propria iniziativa, ha chiesto la scarcerazione del Fucile al gip che, di conseguenza, l’ha disposta, imponendogli soltanto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre volte alla settimana.