Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur. Mentre a Roma si discute, Sagunto viene conquistata. E in questi ultimi tempi, Sagunto può essere identificata nelle piccole e medie imprese, in particolar modo nel settore della ristorazione, attaccate dal virus, dai DPCM e dal più pericoloso dei nemici: la burocrazia.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una madre che prima della pandemia ha investito in un pub, e che ogni giorno combatte la sua battaglia tra cavilli burocratici e conti da far quadrare. Lo diciamo da subito, quello che leggerete non è una richiesta di aiuto, ma il sussulto di orgoglio di una persona che rivendica prima di tutto dignità.
Egregio direttore, le scrivo per descrivere come può vivere oggi un cittadino italiano purtroppo colpito, non dal virus ma per il virus. Sono una mamma single di un bambino di 9 anni, non ho reddito, lavoro da anni nel campo della ristorazione, ho dovuto chiudere un pub aperto qualche mese prima dell’inizio della pandemia, del quale mi sono rimasti solo i debiti, in particolare il debito contratto con una banca. Non ho casa di proprietà, per cui ho spese mensili fisse, a cominciare dal fitto di una casa dove attualmente vivo con il mio bambino. Ho chiesto il “reddito di cittadinanza“, nella speranza di poter almeno comprare da mangiare, reddito che non mi è stato concesso con la motivazione di un Isee superiore alla soglia, perché mio figlio di 9 anni, è intestatario di buoni fruttiferi per 7.000 €, buoni che lui, e solo lui, potrà cambiare al compimento dei 18 anni di età. La motivazione addotta dall’Inps è stata che, nonostante il mio Isee rientrasse negli standard per ricevere il reddito, il “reddito patrimoniale” del mio bambino superava la soglia oltre la quale non si ha diritto alla carta. Oggi vivo, col mio bambino, grazie ai miei genitori, padre pensionato e mamma casalinga, e ad una piccola somma che mi versa il padre di mio figlio, anche lui disoccupato, e, al momento, non vedo possibilità che cambi questa situazione che sarebbe diventata tragica se non avessi il dono di avere ancora i genitori. Mi chiedo come possa vivere un cittadino italiano nelle mie condizioni. Il RDC ha regole che non tengono conto delle condizioni vere di un cittadino. Io non chiedo elemosine, spero che questa lettera possa aiutare me, e i tanti che vivono la mia stessa condizione, o che almeno cambino le regole per ricevere sussidi essenziali. Nel chiedere scusa per aver abusato del suo tempo, ringrazio fin da ora quanti vogliono rendere note certe storture, per me e i tanti come me.
Nel frattempo in Parlamento, discutono, e fanno i conti con il pallottoliere.