Reggio Calabria – Il Consiglio regionale della Calabria ci riprova. Dopo la controversa vicenda che ha interessato il proprio ufficio stampa, per Palazzo Campanella adesso è la volta di un nuovo caso, quanto meno singolare, riguardante sempre l’attività di comunicazione istituzionale che l’ente è chiamato a svolgere. La vicenda apre il sipario sul progetto “Calabria on web”, il magazine online che vuole offrire “l’opportunità di aprirci al mondo intero”, per usare le parole dell’allora presidente dell’assise regionale, Francesco Talarico, a margine della presentazione ufficiale della testata edita dalla stessa Astronave di via Cardinale Portanova avvenuta nel luglio del 2012.
Eppure “Calabria on web” era nata sotto i migliori auspici. Presentazione alla stampa, in pompa magna nella sala Giuditta Levato di Palazzo Campanella, alla presenza dei vertici dell’Ordine dei giornalisti e del Sindacato dei giornalisti. E proprio l’organismo di rappresentanza della categoria, per bocca dell’allora suo segretario, Carlo Parisi, definiva “importante” l’avvio di quella iniziativa, “come ogni nuovo percorso editoriale che vede la luce, perché rappresenta una voce in più” e allo stesso tempo è il segno, sottolineava ancora il rappresentante Fnsi, “dello sforzo dell’istituzione regionale finalizzato a rendere sempre più completa e trasparente l’attività del Consiglio regionale” e della volontà di compiere anche “un servizio nei confronti di quanti vogliono capire le cose che avvengono nella regione e tutto ciò che si svolge nel palazzo” che, si evidenziava a chiare lettere, “deve essere trasparente” ma soprattutto un’entità “nella quale la gente può rispecchiarsi”. Parole cariche di speranza e ammantate di una visione probabilmente anche troppo romantica rispetto alla natura originaria dell’ambizioso progetto “Calabria on web” che, è bene ricordare, si presentava all’opinione pubblica calabrese come uno strumento innovativo, in grado di fornire un’informazione tempestiva, al passo con i tempi e dunque in linea con i più moderni dettami della comunicazione digitale.
Una sola raccomandazione sentivano di suggerire i rappresentanti della categoria giornalistica, ovvero fare in modo che “Calabria on web” non diventasse un luogo accessibile esclusivamente alla solita cerchia di privilegiati, “gente che magari gode già di lauti stipendi o collaborazioni altrove”. Un peccato mortale questo, in una regione in cui tantissimi professionisti ancora oggi lavorano gratis o quasi nell’indifferenza generale. Ma la presenza di un giornale come “Calabria on web”, “che giustamente – riconosceva, all’epoca, lo stesso Parisi – retribuisce anche settanta volte in più le prestazioni giornalistiche rispetto agli altri giornali”, avrebbe dovuto rappresentare una garanzia assoluta circa il rispetto dei diritti della categoria giornalistica. Non solo, rimarcava la Fnsi, “è necessario coinvolgere tutti i colleghi calabresi, per dimostrare che questo è un giornale che vuole anche dare un esempio all’editoria regionale”.
Qualche anno dopo però, la situazione appare totalmente inespressa se non addirittura ribaltata tanto nello spirito quanto nelle azioni. Del luogo inclusivo e accessibile alle tante voci della regione, in effetti, neanche l’ombra. Degli aggiornamenti tempestivi e giornalieri non si ha alcuna contezza a giudicare dallo stato di sostanziale immobilismo in cui versa l’homepage della testata (ferma all’autunno del 2021). E infine della tanto strombazzata trasparenza rispetto all’attività della massima assise regionale, non vi è la minima traccia.
Un unico (e per nulla secondario) segno di vitalità proveniente dalla galassia “Calabria on web” è stato però captato nei giorni scorsi in seguito a ben tre squilli provenienti dal Settore Risorse Umane (Atti n. 273, 274 e 275 del 13 aprile 2022), con i quali si sono conferiti gli incarichi di “segretario collaboratore esterno al 50% della segreteria di redazione” del magazine online a Pasquale Sandro Romano, il quale tiene a sottolineare a mezzo social che continuerà a collaborare con altre testate giornalistiche, a Leonardo Prochilo e a Francesco Gabriele Scopelliti, il cui impegno di spesa, per ognuno, è stato quantificato in 34.491,89 euro fino al 2024. Non si discute nel merito delle competenze dei singoli, è proprio il metodo che lascia a desiderare.
Una vera e propria segreteria redazionale, dunque, quella che è stata costituita nella cornice digitale di “Calabria in web”, che sembrerebbe avere poco a che fare con i buoni propositi enunciati dai “padri fondatori”, caldeggiati da Fnsi, e che impongono, inevitabilmente, degli interrogativi: può la testata ufficiale della Presidenza del Consiglio regionale avere a libro paga dei giornalisti senza concorso pubblico? Può farlo senza dichiarare in modo trasparente un criterio di selezione, se non quello della cooptazione personale da parte del direttore politico? In Calabria, a quanto pare, sì.
s.m.