Sant’Eufemia d’Aspromonte – Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, Seconda Sezione penale, ha disposto l’annullamento parziale dell’ordinanza emessa il 27 luglio 2023 con la quale il GIP DDA presso il Tribunale di Catanzaro aveva applicato la custodia cautelare in carcere a carico di un 36enne, di Sant’Eufemia d’Aspromonte. La misura carceraria è stata quindi sostituita con quella degli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza dell’indagato, che è difeso dagli avvocati Giuseppe Alvaro e Luigi Luppino, entrambi del Foro di Palmi.
L’ipotesi di reato contestata all’indagato nell’ambito del procedimento penale di competenza della Procura Distrettuale catanzarese, denominato “Imperium”, concerne un tentativo di estorsione, commesso in concorso con altri due coindagati e aggravato dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore nel mercato ittico vibonese.
Secondo l’accusa l’indagato, dopo aver consegnato all’imprenditore, nel marzo 2016, la somma di complessivi euro 40.000,00 – finalizzata a porre in essere degli investimenti, non meglio specificati, che, ove andati a buon fine, avrebbero fruttato circa 180.000,00 euro – non avendo ottenuto, nei termini concordati, la consegna della somma auspicata, avrebbe posto in essere una serie di minacce e di violenze, evocando la propria caratura criminale quale soggetto legato alla cosca Alvaro di Sinopoli-Sant’Eufemia d’Aspromonte, volte a costringere l’imprenditore a corrispondere la maggior somma di denaro di 180.000,00 euro e a consegnare, a garanzia del pagamento, un immobile riconducibile al padre della presunta persona offesa. Nella vicenda estorsiva sarebbero, inoltre, intervenuti altri soggetti ritenuti elementi apicali della c.d. locale di Zungri.
In sede di trattazione della richiesta di riesame avverso l’ordinanza di custodia in carcere, gli avvocati Luigi Luppino e Giuseppe Alvaro hanno illustrato numerose argomentazioni difensive, compendiate in un’articolata memoria depositata in udienza, finalizzate a escludere la natura estorsiva delle richieste avanzate dall’indagato nei confronti dell’imprenditore vibonese, a contestare l’asserita vicinanza dell’indagato a qualsiasi consorteria mafiosa, e a contrastare in ogni caso la scelta di applicare la custodia in carcere. I difensori, in particolare, hanno sostenuto la mancanza del dolo tipico del delitto estorsivo, evidenziando come l’indagato avrebbe agito con la coscienza e volontà di attuare un proprio diritto, ossia quello di ottenere la restituzione delle somme di denaro che aveva prestato all’imprenditore, e hanno comunque richiesto la sostituzione della misura carceraria con quella degli arresti domiciliari in ragione della risalente epoca temporale del contestato reato.
Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, in accoglimento delle richieste dei difensori, ha disposto l’immediata scarcerazione dell’indagato, applicando nei suoi confronti gli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza.