Al Cilea una “Carmen diversa”

Reggio Calabria: Teatro Francesco Cilea

Reggio Calabria: Teatro Francesco Cilea

Reggio Calabria. Prossimo appuntamento in cartellone per il teatro comunale Francesco Cilea, “Carmen… una storia mediterranea”. Il 10 e l’11 gennaio si riparte, dunque, con un grande classico di Georges Bizet, ambientato nella Siviglia dei primi anni del 1820. Rossella Brescia, direttamente dal piccolo schermo, grande protagonista della piece, diretta e coreografata da Luciano Cannito.
«Anche questo mese – afferma Maria Pia Liotta, direttore artistico per la danza – portiamo al Cilea un progetto importante, una Carmen diversa, innovativa nata dalla creatività di un grande coreografo e regista come Luciano Cannito. Ancora una volta con questa scelta voglio dare risalto alla figura femminile, esaltandone il ruolo sociale e sono maggiormente contenta di questa scelta perchè ho una particolare affinità con Luciano Cannito in quanto tra noi è iniziata una collaborazione artistica che ci vede impegnati anche nella realizzazione di altri grandi progetti».
Note di regia
Tutte le Carmen del mondo
di Luciano Cannito

Un gruppo di profughi sbarca a Lampedusa dopo un viaggio allucinante, sfruttati dallo scafista-“Escamillo” e braccati dalle forze dell’ordine comandate dal severo carabiniere “Don Josè”. L’amore travolgente tra Carmen e Don Josè, il tentativo di quest’ultimo di piegare il fiero spirito ribelle della sua amata ad una vita perbene, fatta di routine, belle passeggiate e tanta televisione.  La passione si trasforma in noia, solitudine, angoscia. Carmen, non sa e non può vivere in una gabbia di mediocrità. Fugge e torna dai suoi amici al campo profughi. Fugge tra le braccia di Escamillo, ben consapevole di quello che l’aspetta… La potenza della musica di Bizet è riuscita a far diventare il nome “Carmen” un archetipo universale della cultura dell’Occidente. Dire Carmen è un po’ come dire passione estrema, voluttà, forza e istinto. Carmen è il sole dei Sud, la felice disperazione di possedere solo se stessi e la propria libertà. La mia Carmen è forse semplicemente questo. Immaginata nell’isola di Lampedusa, isola del Sud per la ricca e annoiata Europa, mitico Nord per centinaia di disperati e profughi in fuga chissà da dove e chissà per quanto tempo. Storie, del resto, sotto i nostri occhi dalla mattina alla sera. Carmen può essere oggi una sudanese, una kurda, un’afghana, una kosovara, un’albanese, una pakistana, e non ha paura di rischiare tutto per la propria libertà. E’ una giovane donna che, come una leonessa, sa di possedere forza, bellezza, potenza e libertà. Carmen sa di essere ricca di quella ricchezza che non si può comprare. E’ invece l’uomo-Don Josè ad essere un poveraccio imbrigliato nella sua burocratica e sicura armatura di maschio occidentale ad avere tutto da perdere contro chi non ha nulla da perdere. E poi c’è l’Escamillo dell’Opera di Bizet. Il grande torero. Il “macho”, diremmo noi oggi. Straordinario ritratto anche questo, di personaggio archetipo. L’uomo del successo, l’uomo della gloria effimera. Tutto sommato l’uomo della superficialità. La storia di Carmen termina con la morte di Carmen. Ma perché non ci chiediamo che fine farà Don Josè? Chi è il vero perdente? Chi muore o chi resta vivo, ucciso nell’anima, nella fede, nell’orgoglio, nella speranza?
Musiche di George Bizet e Marco Schiavoni; con Antonio Aguila e i solisti del teatro Massimo di Palermo; costumi di Maria Hoffmann; luci di Carlo Cerri; assistente alla coreografia Luigi Neri.

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