Giurano gli Allievi carabinieri del 125° Corso

Reggio Calabria. Domani, nella piazza d’armi della Caserma “Antonino Fava-Vincenzo Garofalo” sede della Scuola  Allievi Carabinieri, 323 Allievi Carabinieri, di cui 19 donne, frequentatori del 125° corso formativo intitolato al carabiniere “Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria” Savino Cossidente, presteranno il proprio “Giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana”. Contestualmente sarà celebrata la “Giornata delle Medaglie d’Oro al Valor Militare”, che testimonia l’eroismo dimostrato, in 195 anni di storia, dall’Arma dei Carabinieri. Alla cerimonia saranno presenti il comandante delle Scuole dell’Arma dei carabinieri, generale di  corpo d’armata Clemente Gasparri, il comandante della Legione Allievi carabinieri, generale di brigata Sabino Cavaliere, il comandante della Scuola Allievi, tenente colonnello Pietro Oresta, la Medaglia d’Oro luogotenente Marco Coira  e numerose Autorità civili e religiose. La solenne cerimonia costituisce momento fondamentale della formazione dei giovani allievi, i quali, nel corso di un anno accademico, vengono addestrati ad assolvere i compiti militari e di polizia propri dell’Arma in Italia ed all’estero. La formazione passa attraverso un percorso a forte valenza morale e deontologica che prevede l’impiego delle più moderne tecnologie e metodologie didattiche con lo sviluppo, fra l’altro, delle competenze in materia di polizia di prossimità, che consentono di ottenere l’importante qualifica di “Carabiniere di Quartiere”. Lo studio di nuove materie a carattere scientifico/investigativo e criminologico, delle lingue straniere (Arabo, Cinese, Inglese, Tedesco e Francese) e dell’informatica, l’addestramento pratico all’utilizzo delle più moderne tecnologie in uso costituiscono le principali novità didattiche adottate per qualificare sempre di più la formazione. La Legione Allievi Carabinieri di Roma, ha alle dipendenze sette Scuole dislocate su tutto il territorio Italiano: Roma, Torino, Fossano, Iglesias, Benevento, Campobasso, Reggio Calabria.

Il 125° Corso è dedicato all’eroico carabiniere Savino Cossidente. Sfortunatissima la storia della Medaglia d’Oro originaria di Lavello in provincia di Potenza. Africa Orientale, si manifesta una vicenda eroica nella storia dell’Arma e nell’ambito della storia concernente la Seconda guerra mondiale.

Vicenda che, collocandosi a cavallo della fatidica giornata del 10 giugno 1940, tramanda un antico esempio. Sebbene dichiarate le ostilità, quel giorno, ovunque dislocate, le Forze Armate italiane non avevano sparato un colpo. Invece, da poco prima che la guerra fosse dichiarata e poco dopo, un carabiniere, Savino Cossidente, era già entrato in guerra, suo malgrado. La sua caserma, a Marmarefià, nello Scioa abissino, era stata assalita da un grosso gruppo di ribelli, che forse, dotati di una sensibilissima antenna, non avevano atteso il discorso dal famoso balcone per rispondere a quel grido di guerra. Il fortino resistette validamente, poi zaptié, ascari e nazionali caddero. Unico superstite fu il carabiniere Cossidente, che sostenne l’urto degli assalitori fino a pochi attimi prima che giungessero i rinforzi. La sua Stazione non era stata conquistata. Cossidente deve considerarsi l’anello di congiunzione che rappresenta magistralmente l’Arma nella continuità della propria missione in pace e in guerra e nel servizio fedele e assoluto allo Stato e alla legge che li rappresenta, dovunque ed in qualsiasi contingenza.

E’ sera, la sera del 18 gennaio del 1994, quando il collega Franco Cufari mi allerta: «è successo qualcosa di grosso sull’autostrada. Non so altro. Andiamo a vedere».

Così partiamo, senza sapere dove andare, attendendo il bagliore di un lampeggiante capace di orientarci come una stella cometa. Sull’auto si fanno tante ipotesi: hanno catturato un grosso latitante, o forse sarà stato ucciso un mammasantissima, può darsi che abbiamo sequestrato un grosso quantitativo di droga. Il nostro ingenuo fantasticare è interrotto dall’improvviso spostamento d’aria di due autovetture che ci superano a folle velocità, imboccano lo svincolo di Scilla e lo riprendono contromano. Sono due “Gazzelle”: cosa ci fanno i carabinieri in autostrada? Perché hanno chiuso la corsia Sud? Due domande veloci, poi davanti ai nostri occhi increduli la tragedia. Sul quel viadotto, stupendo balcone tra Scilla e Cariddi, due giovani carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Palmi, sono stati trucidati. Sono gli eroici appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo.

Sono seduti ai loro posti all’interno dell’abitacolo dell’Alfa 75 di servizio. Intorno tanti colleghi, in borghese e in divisa. Chi piange e si dispera, chi reagisce nervosamente, mentre il colonnello Barone accarezza i volti dei due martiri allungando la mano attraverso il finestrino infranto. Il medico legale, dottor Barbaro, scatta delle foto. Poi, l’Alfa 75, con ancora i due eroici appuntati all’interno, viene avvolta, sigillata e riposta su un carro attrezzi. L’automezzo parte con destinazione la costruenda Scuola carabinieri, l’istituto formativo dell’Arma che oggi, ad imperitura memoria, porta i nomi di due valorosi servitori dello Stato: Fava-Garofalo.

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