Al “Piria” gli studenti a scuola di legalità

Reggio Calabria. “La disperazione peggiore di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”. È in questa frase dello scrittore Corrado Alvaro che forse più di ogni altra si raccoglie il senso dell’appuntamento di oggi all’Istituto “Raffaele Piria”. Protagonisti i ragazzi della scuola, con due docenti d’eccezione. Il capitano Nicola De Tullio, comandante della Compagnia Carabinieri di Reggio Calabria, e il Luogotenente Cosimo Sframeli, comandante della Stazione Principale. Un’ora intensa, ricca di spunti di riflessione. Iniziata con la presentazione di quella che è la “Benemerita”. I suoi compiti di polizia, dalle grandi città alle stazioni più lontane. Ma anche quelli militari. Il pensiero va alle sue missioni di pace all’estero. E poi i suoi reparti, la sua storia, i suoi uomini. La figura del “maresciallo”, da sempre collante e “termometro” del territorio in cui opera. Una sezione dedicata proprio alla Calabria. Lo spunto lo danno le immagini proiettate sullo schermo, dello squadrone eliportato Cacciatori.

Già, quei ragazzi che trovano i latitanti nascosti tra gli anfratti dell’Aspromonte. Un lavoro costante, quotidiano, in una battaglia per la legalità. Proprio questo il tema e il cuore dell’incontro di oggi. Il quarto di una serie che ha visto coinvolto il Comando reggino, prima di oggi, con i ragazzi della “Boccioni”, del “Mattia Preti” e del “Frangipane”. Veri e propri percorsi formativi in cui, come stamattina, i ragazzi non hanno certo risparmiato di sfamare la propria curiosità. Dal “come si diventa carabiniere”, alle “quote rosa”, se così possiamo dire, del famigerato “Tuscania”. E la sorpresa non tarda ad arrivare. La prima donna ad entrare nel reggimento, è proprio un Capitano di Reggio Calabria. Si discute di legge e legalità. Quella della Costituzione. Quella morale, non scritta. È un viaggio nella storia della costruzione dello Stato moderno. Le sue leggi, la libertà garantita proprio dal loro essere. Si parla di mafia. L’antistato. Quel “fuori dalle regole”.

Lì dove è difficile combattere convinzioni radicate che vogliono questo sistema parallelo, “dare lavoro”, essere basato su un “codice d’onore”. La realtà, vuole invece, la Calabria tra le regioni più povere. Già. È qui, che gli imprenditori sono costretti a pagare un tassa in più rispetto ai colleghi di altre regioni. Il “pizzo”. Costi maggiorati, spiega ai ragazzi il comandante, che di certo non possono creare economia e sviluppo. Costi che si traducono in stipendi e numero di dipendenti più bassi. Il prezzo di una terra che ancora libera non è.

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