Area Metropolitana istruzioni per l’uso

Giovanni Nucera
Giovanni Nucera

Reggio Calabria. La notizia solo pochi mesi fa ha entusiasmato un’intera popolazione. Ma quanto davvero i reggini hanno compreso del passaggio sotto certi aspetti epocale per la città, che il Parlamento ha definitivamente suggellato con il conferimento del titolo di “Città Metropolitana”? All’interrogativo, la cui soluzione è per nulla scontata (basta fare un giro per le vie di Reggio e chiedere lumi al riguardo ad un qualsiasi cittadino), ha tentato di dare una risposta la componente giovanile dei “Popolari Liberali”, il movimento politico che fa capo al Popolo delle Libertà. A due passi dal mare, nella zona del “Tempietto”, per fornire quelle che i promotori dell’iniziativa hanno chiamato “le istruzioni per l’uso dell’Area Metropolitana”, si sono ritrovati il consigliere regionale e coordinatore per la Calabria dei Popolari Liberali, Giovanni Nucera, la responsabile femminile del movimento giovanile, Antonella De Carlo, il responsabile territoriale, Carmelo Caserta, il giornalista Peppe Caridi e il professore Massimiliano Ferrara, presidente del corso di laurea in Scienze economiche della “Mediterranea”.Proprio sulla lunga ed interessante relazione di quest’ultimo si è sviluppato un dibattito che al centro ha voluto mettere prima di tutto, il tentativo di chiarire lo scenario che di qui a breve si aprirà per la città e più in generale per l’area dello Stretto. «La grande novità che ha investito Reggio da pochi mesi – ha infatti spiegato ai tanti ragazzi presenti il professor Ferrara – può certamente coesistere anche con il progetto di area metropolitana messinese che è stata istituita con la legge regionale 9 del 1986, che perimetra istituzionalmente la nascita di questa realtà. Ciò però implica dei forti vincoli giuridico amministrativi perchè quella stessa legge regionale non da la possibilità di estendere i confini di quest’area. Dunque quando si parla di Area dello Stretto con un coinvolgimento cioè di Messina, occorre sapere che allo stato attuale ciò non è fattibile da un punto di vista proprio istituzionale. Lo si potrebbe fare – ha però chiarito Ferrara – se si istituisse ad esempio una regione ibrida dello Stretto. In questo caso potremmo creare una convenzione per cui queste due aree possono unirsi sotto un unico ente. In questo modo si potrebbe davvero dar vita ad un polo attrattivo di investimenti importante nell’area del Mediterraneo». Ma allo stato attuale i locali sistemi economici di Reggio e Messina, da soli non possono produrre quei circuiti economici necessari per attrarre investitori esteri. «Per questo – ha aggiunto il professore – si tratta di un’ipotesi su cui a mio avviso si dovrebbe lavorare seriamente, soprattutto se consideriamo che sia Messina che Reggio sono in qualche modo sganciate dai rispettivi ambiti istituzionali ed economici regionali. Quindi due città storicamente divise potrebbero dialogare tra di loro e costruire un nuovo percorso di sviluppo congiunto». Per quanto riguarda infine la definizione più specificatamente della Città Metropolitana, l’analisi del docente si è spostata su un altro terreno. «Intanto bisogna riempire di significati questo contenitore – ha evidenziato Ferrara – andando a definire l’importanza epocale del risultato raggiunto. Cioè che allo stato attuale noi intravediamo una riduzione netta dei livelli di governance, non solo del territorio ma anche istituzionali facendo si che si soddisfino quelle che io chiamo le tre “E” nell’ambito di una visione per così dire aziendale della pubblica amministrazione. Efficienza, efficacia ed economicità. Le prime due con la Città Metropolitana sicuramente le raggiungeremo, ma anche l’economicità sarà un punto forte specie da un punto di vista della migliore gestione delle risorse pubbliche e di una contrazione effettiva dei costi. Costi che nella pubblica amministrazione spesso si perdono nei rivoli di strutture pletoriche con cui attualmente è strutturata la pubblica amministrazione».

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