Un confronto politico su Reggio Città Metropolitana

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Questa settimana la Rubrica “Urbanistica e Città Metropolitana” ha voluto ascoltare la voce di due esponenti della politica di Reggio Calabria, uno della maggioranza, l’altra dell’opposizione: Candeloro Imbalzano, assessore comunale all’Area dello Stretto (oltre che al Lavoro ed alle Attività Produttive) nella Giunta Scopelliti e Consuelo Nava, ricercatrice universitaria ad Architettura presso la “Mediterranea” di Reggio Calabria, neo segretaria cittadina del Partito Democratico. Ne è nato un dibattito di sicuro interesse, che offriamo in esclusiva ai nostri lettori, e ringraziamo Nava ed Imbalzano per aver voluto rispondere alla domande che gli sono state rivolte da Enrico Costa, curatore della Rubrica, e da Antonio Maria Leone, curatore del “Dossier” presentato nel corso dei “Dialoghi su Reggio Città Metropolitana” (Università Mediterranea, Corso di Laurea in Urbanistica – 12 Maggio 2009) e messo in rete da Newz.it (il dossier sulla città metropolitana) con la nostra prima uscita (8 Giugno 2009).

(EC)

Enrico Costa

ENRICO COSTA: Purtroppo Reggio Calabria ancora non ricopre la leadership del proprio territorio metropolitano: quali saranno nell’immediato futuro, caro assessore e quale dovrebbero essere, cara segretaria, le azioni da intraprendere per colmare questo gap? Un gap che potrebbe rallentare Reggio Città Metropolitana prima, e la creazione subito dopo dell’Area Metropolitana dello Stretto, che io amerei chiamare Metropoli dello Stretto?

Candeloro Imbalzano

CANDELORO IMBALZANO: Condivido l’idea che la città capoluogo debba ancora conquistarsi la leadership del territorio della futura Città Metropolitana. Troppo chiusa in se stessa per decenni, “giustificando” il localismo del resto della provincia e soprattutto dell’area dell’Alto Jonio. Per superare questa sua storica incapacità, essa deve da subito promuovere un piano strategico che ridisegni il nuovo contesto, nell’ambito del quale sarà obbligata a svolgere il ruolo che le spetta per migliorare la qualità della vita dell’intera provincia, per promuovere lo sviluppo di tutto il territorio reggino e per consolidare il livello di coesione tra le tre aree ed in particolare tra i cittadini che le abitano.

Consuelo Nava

CONSUELO NAVA: Preferirei auspicare una visione per “Reggio città dell’area metropolitana dello Stretto”; in tale riferimento ritrovo una dimensione necessaria di città prima, di metropoli – oltre la città – dopo. Una prima condizione di “riconoscibilità” che manca ancora, per una “città” che se deve essere un nodo della rete, non può non tessere relazioni con il suo territorio divenendo “solidale, sicura e soprattutto sincera!” Tre “S” che non sono scontate e che niente hanno a che fare con una città che non vive nel quotidiano la sua condizione di vivibilità (sanità, igiene, lavoro, socialità, casa), ma come nelle giostre e negli spettacoli con ticket, ogni tanto invita a godersi “l’evento”. Una città condizionata da se stessa, dai propri limiti socio-economici che deve necessariamente puntare su un modello di sviluppo “sicuro”, che può puntare nel medio e lungo periodo a costruire un nuovo tessuto sociale e culturale. Alcuna dimensione “usa e getta” crea politiche di welfare ed innovazione sullo sviluppo locale, alcuna storia che non si riesce a stratificare crea memoria e condizione di appartenenza, alcuna città che non appartiene “ogni giorno” ai suoi abitanti, può essere abitata nel futuro dalle stesse generazioni future. Alcuna città fatta di piccole-grandi condizioni di solidarietà e civiltà diffusa può essere riferimento ad alcun modello di altro sviluppo economico basato sulle risorse e su un nuovo modo di concepire una governance partecipata – funzionamento dei livelli amministrativi in rete sul territorio, presenza ed efficacia dei comparti produttivi locali e riconoscibilità per gli ambiti professionali più diffusi, impegno reale dei livelli istituzionali, rieducazione dei cittadini. Le sembrano qualità della Reggio che abbiamo? La seconda dimensione poi, ci dovrebbe vedere metropolitani! Dunque, necessitano efficaci trasformazioni fisiche per un’area “a geografia variabile”, dove oltre il territorio provinciale è tutto connesso, raggiungibile, riferibile, non necessariamente “identitario”, ma certamente un volano “economico ed infrastrutturale” di un territorio se non contemporaneo, almeno moderno. C’è da lavorare, facendo senza sosta, sul serio.

Antonio Leone

ANTONIO LEONE: Approvato l’emendamento si discute sulla futura perimetrazione della “Città Metropolitana” di Reggio Calabria. Perimetrare, sin da subito, i confini della Città Metropolitana secondo voi è un’azione obbligata? Non converrebbe, a vostro avviso, come primo passo, pianificare un adeguato sistema dei trasporti che risolva davvero i problemi di coloro che quotidianamente si spostano verso il centro principale? I confini della Città Metropolitana a quel punto non sarebbero già delineati? Quali sono i Comuni della Provincia che, dal vostro punto di vista, devono inderogabilmente far parte di questa nuova entità amministrativa perché l’Ente “Reggio Città Metropolitana” sia un vero motore di innovazione?

CONSUELO NAVA: Dunque, in questi giorni di grande visione metropolitana sullo Stretto, ci siamo dimenticati che in fondo il nostro territorio, affacciandosi sullo Stretto, si porta dietro una dimensione ed una storia di paesaggio agro-forestale ben più importante di quello marittimo. Siamo stati abituati fino a ieri a pensare il territorio reggino quale cerniera tra il versante tirrenico-aspromontano e jonico-aspromontano, sono caratteri fisici e morfologici di una condizione inconfutabile da qualsiasi emendamento. Per le due condizioni che ho fatto emergere nella risposta precedente credo che la perimetrazione dovrebbe essere assai aperta sul versante della capacità socio-economica di configurare nel tempo “visioni strategiche di sviluppo” connesse a poli produttivi (anche turistici) ed infrastrutturali presenti – Gioia Tauro che funziona… ma anche l’attesa Saline – così come la ricostituzione di una portualità da diporto sulle nostre coste ricostituite e ripristinate verso lo Jonio e verso il Tirreno; quindi una forestazione produttiva e ricettiva attraverso condizioni trasversali di corridoio fino al mare. Dal punto di vista amministrativo connesso alla perimetrazione fisica di una provincia ancora più ampia, a chi dice che questo livello istituzionale potrebbe non servire più e essere assorbito da quello metropolitano, mi viene da rispondere che piuttosto il livello di governance e di capacità configurativa dei sistemi territoriali necessitano di un dimensione provinciale ancora più forte, ma dinamica e progettante. Un grande e capace governo di tante municipalità produttive, culturalmente connesse da una regia efficace. Tra l’altro al di là dello stretto c’è una Messina, città metropolitana, con un sistema costiero e di waterfront che supera la dimensione cittadina, con 48 villaggi “di provincia” che attendono di divenire riferimento produttivo diffuso, oltre la portualità possibile, con il Parco dei Peloritani alle spalle, tutto in una dimensione amministrativa a carattere autonomo. Reggio Calabria-Messina: una bella sfida da affrontare nella ricerca di corridoi funzionali tra poli e non identità tra popoli, che hanno storie molto diverse. Il resto lo fa già il paesaggio dello Stretto, l’unica percezione già esistente ed unica, già visibile spazio metropolitano.

CANDELORO IMBALZANO: La perimetrazione non è un’opzione, ma è un obbligo previsto dalla legge istitutiva dell’Area Metropolitana. Personalmente sono del parere che della Città Metropolitana dovranno farne parte tutti i 97 comuni della Provincia, anche se comunemente nell’area viene ricompresa la fascia che dalla piana di Gioia Tauro, attraverso il capoluogo, si spinge fino a Capo Spartivento, comprendendo più precisamente l’intero Basso Jonico e quindi tutta l’area Grecanica.

ENRICO COSTA: Quali saranno secondo voi i vantaggi concreti, tangibili, quelli che coinvolgono tutti i giorni la cittadinanza tutta, nelle sue varie articolazioni, vantaggi offerti solo e soltanto con la nascita della Città Metropolitana di Reggio Calabria?

CANDELORO IMBALZANO: Mi sembra naturale fare riferimento anzitutto all’importante flusso di risorse europee e nazionali aggiuntive che lo status di Città Metropolitana riverserà sul territorio della nuova realtà istituzionale. Ma un aspetto altrettanto significativo è rappresentato dalla nascita e dall’evolversi di una nuova “cultura metropolitana”, vero valore aggiunto di questa grande conquista, non solo istituzionale, della città di Reggio e dell’intero territorio provinciale.

CONSUELO NAVA: Credo che i vantaggi percepibili saranno quelli indotti da una strategia, che come da me auspicato, parta dal buon funzionamento di tutti i livelli amministrativi e territoriali di una città sincera, capace di mostrarsi in trasformazione, con i tempi di un territorio che cambia nelle sue strutture e modifica i comportamenti. Insomma una città dei servizi e delle risorse ben impiegate, che coinvolge i suoi cittadini perché li responsabilizza e li trattiene e che come in una sana e buona famiglia sa progettare i successi e li fa percepire come esperienza di tutti e non di uno solo. Certo una città turistica, ma con modelli di ricettività basati sulle sue evidenze culturali e produttive, su un’ospitalità più ricettiva, sul Museo della Magna Graecia, prima ancora che sull’Estate Reggina. Le sembra poco divertente? Ma uno degli indicatori fondamentali della capacità innovativa e di sviluppo locale, non è la capacità pubblicitaria di far correre gli eventi, ma la capacità del marketing urbano di promuovere i propri livelli di funzionamento ed attrattività delle risorse competitive per il territorio. Nuovo tessuto produttivo, culturale, nuova condizione sociale e civile per un cittadino che deve cambiare, anche nelle richieste da formulare ai propri governi amministrativi, istituzionali e politici. Necessità di cambiamenti spinti dal basso per obiettivi alti. Altra storia da costruire. Altri benefici da individuare prima ancora che da attendere.

ANTONIO LEONE: Quando finalmente sarà istituita (politicamente) e attiva (concretamente), la Città Metropolitana di Reggio Calabria, e poi successivamente l’Area Metropolitana dello Stretto, quali saranno, secondo voi, gli scenari ipotizzabili, fase per fase (e neanche pensabili senza Città Metropolitana)?

CONSUELO NAVA: Un riferimento alle fasi sarà ancora più concreto quando si comprenderà quale strategia di sviluppo per l’Area Metropolitana dello Stretto si intenderà condividere. Nei caratteri della visione delineata nei passaggi precedenti si identificano degli scenari che dipendono strettamente da nuovi livelli di governance. Cambiamenti nelle capacità politiche di pensare allo sviluppo ed alla promozione del nostro territorio, innovazione nelle capacità amministrative di gestire più territori, progettualità e trasformazioni sostenibili per questa nostro “paesaggio geografico”: sostenibilità economica per investimenti che producano progresso e competitività, quindi progetti veri e compiuti; sostenibilità ambientale per modificare le scelte disastrose ed irreversibili per luoghi che non possono perdere la loro riconoscibilità in questo processo di unità e diversificazione contemporanea, sostenibilità sociale per una comunità che seppure accogliente è resistente al cambiamento se non riesce a percepirlo come proprio… singoli che devono comprendere la necessità di mettersi in rete, per il bene comune. Condizione umana e civile prima ancora che economica, tutta ancora culturalmente da conquistare a tutti i livelli. Per chiudere ricordo ancora che per mantenere il titolo di città metropolitana occorre garantire il livello demografico della popolazione non sotto un certo standard: condizione prioritaria e responsabilità di tutti – “trattenere la gente in questo nostro territorio”.

CANDELORO IMBALZANO: Intanto pensiamo a realizzare la Città Metropolitana di Reggio Calabria, andando ad assumere, a partire dai prossimi mesi come capoluogo di Provincia, l’iniziativa al fine di avviare il relativo processo, a cominciare dalla perimetrazione del territorio. Per quello che ci riguarda, l’approvazione del Codice delle Autonomie Locali da parte del Parlamento dovrà avviare la fase successiva alla Città Metropolitana, con l’obiettivo ultimo di realizzare la Regione dello Stretto, come andiamo sostenendo da tanti anni.

ENRICO COSTA: Vorrei concludere questo confronto evocando il concetto di “dialogo”, che più che un concetto è un metodo di lavoro da costruire giorno per giorno (non a caso il grande Convegno su Reggio Città Metropolitana promosso del Corso di Laurea in “Urbanistica” l’ho voluto intitolare “Dialoghi su Reggio Città Metropolitana”). Senza Dialogo in Parlamento e fra le delegazioni parlamentari di maggioranza ed opposizione, non avremmo avuto quello che abbiamo avuto. Come pensate che il metodo del dialogo possa essere mantenuto vivo qui in loco nell’interesse comune, costruendo tutti assieme prima la “Reggio Città Metropolitana”, e poi la “Metropoli dello Stretto”?

CANDELORO IMBALZANO: La prossima istituzione della Città Metropolitana, sono convinto, imporrà un nuovo approccio alla politica tra i partiti e nelle istituzioni. In fondo, la nascita di una “cultura metropolitana” è prodromica all’emergere anche di una nuova classe dirigente, capace di confrontarsi sulle strategie, sui problemi e sugli obiettivi da raggiungere, nell’interesse esclusivo del territorio e della sua comunità. Abbandonando la litigiosità passata e presente, si potranno orientare tante preziose energie, oggi spesso disperse, per costruire una nuova progettualità, sia pure in uno spirito di confronto leale e che metta da parte i pregiudizi e i manicheismi. In fondo la lezione che è venuta dai Parlamentari in sede di approvazione dell’Area Metropolitana è un patrimonio da non disperdere anzi da trasferire definitivamente sul livello locale.

CONSUELO NAVA: Il dialogo può avvenire solo tra chi è capace di parlarsi individuando il tema di interesse, anche in una visione differente di proposte. È importante che per “Reggio Città Metropolitana” si possa lavorare tutti in una direzione chiara, ognuno dalle proprie postazioni istituzionali, ma che con trasparenza ed efficacia si comunichi ai cittadini “cosa significa” puntare a questo obiettivo. Mi sembra che al di là dei fenomeni di riconoscimento del risultato raggiunto nell’assegnazione di un titolo, al di là dei fatti legislativi ed amministrativi si debba avviare un processo di partecipazione e visione condivisa. Una strategia di inclusione di tutti i soggetti di una città ed un’area che si sviluppi “per progetti”, utili, sostenibili ma soprattutto d’interesse comune, dalla risorsa locale ad una visione di futuro possibile. Ogni occasione dovrebbe portare a riflettere insieme sui temi, con approfondimenti veri e contributi qualificati.

(rubrica a cura del Prof. Enrico Costa, ecosta@unirc.it)

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