Intellettuali in Calabria

Luigi Sorrenti
Luigi Sorrenti

di Luigi Sorrenti *
Ci spiegano tutto, ma solo per lasciare le cose esattamente come stanno! Non è avvilente? Eppure è il gioco preferito di alcuni esponenti del mondo intellettuale calabrese, compresi certi giornalisti, che così facendo rendono di fatto inutile la propria cultura, anche se elaborata in anni di duro lavoro e talvolta in prima linea. In pratica: pur conoscendo la realtà, si guardano bene dal gestire il potere di cui dispongono per contrastare efficacemente il degrado civile e il sottosviluppo culturale in cui sono “costretti” (lo dicono loro stessi) ad operare.
A queste persone farei tre domande. 1) È lecito pretendere che gli intellettuali si confrontino con l’oggi non più per spiegarcelo (e giustificarlo) con le storie di ieri ma finalmente per accettare il rischio di costruire un domani migliore? 2) È colpa dei generali piemontesi se le nostre classi dirigenti fanno scempio del denaro pubblico e usano lo Stato come “cosa propria”, se la cosiddetta società civile è tutta lottizzata, se la politica e certa società fanno affari con la Ndrangheta? 3) Come si spiega che dopo trent’anni di sistema universitario calabrese non è ancora nata una classe dirigente desiderosa (e in grado) di progettare lo sviluppo culturale sociale ed economico della Calabria?

(* avvocato nonché membro del Consiglio di Direzione di “Libertà e Giustizia”)

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