I Marvanza Reggae Sound in concerto a Narbonia

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La macchina jamaicana guidata dai Marvanza Reggae Sound ha abbattuto le frontiere spaziali della Calabria, per catapultarsi a Narbonia, terra dei Nuraghi, dove il 10 ottobre si esibiranno in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Reparata. Una nuova occasione per promuovere il loro primo album, dal titolo, appunto, “Frontiere”: un lavoro che costituisce lo specchio dei loro pensieri sul mondo e sui suoi limiti e il modo di come i quattro ragazzi di Monasterace hanno deciso di viverlo, aprendo a tutti la loro visione e speranza nell’infinita possibilità di cambiamenti. E’ un promemoria per ricordare quante barriere ci sono ancora da abbattere : musicali , culturali, sociali e mentali. Barriere che, con la loro musica, stanno rendendo un po’ meno resistenti, facendo penetrare anche nelle situazioni più ostiche il loro colorato modo di interpretare la vita. All’interno del loro disco ci sono 12 pezzi che raccontano storie di vita quotidiana, usando un’ironia che fa parte del modo d’essere dei Marvanza. Un’ironia che spesso si mescola alla rabbia, tanto da rendere il freestyle così diretto e pungente da far sobbalzare chi da quelle parole si sente colpito. Un tentativo di oltrepassare, a modo loro, le frontiere della musica reggae che tanto amano, per trovare la loro identità. È questo il nocciolo di un album la cui è avventura iniziata tra le mura di una stanza arrangiata a sala prove. E’ qui che sono nate le note Reggae e Dance Hall che fanno da base alla potente voce di Ivan Lentini che, assieme al fratello Marco, sono i trascinatori del gruppo. Al loro fianco la bellezza e la bravura di Mafalda Gara, con il suo Sax e la sua Voce e i colori caldi e potenti del basso di Claudio Chiera: il risultato è un insieme di note esplosive, semplici ma al tempo stesso cariche di energia, capaci di trasmettere al pubblico di ogni età il loro appello fatto di denuncia sociale e spirito di cambiamento. I temi analizzati, mescolati all’allegria contagiosa del gruppo, sono in realtà molto profondi e significativi: dagli inviti a fare l’amore e non la guerra, ricordando che seguendo la regola “ogni buona azione cancella una brutta azione” si potrebbe trasformare l’utopia di un mondo migliore in una realtà, si passa alle dinamiche di sopravvivenza del globo terrestre e del suo sfruttamento, invitando a non continuare a sfruttare in modo barbaro un mondo che sta diventando un’enorme serra-pattumiera. Altro tema molto sentito durante i concerti è quello di “Ultimatum”, canzone che racconta l’orrore delle guerre civili in Africa, nel quale viene sottolineata una verità lampante: “la guerra e la pace non van sorteggiate”, di fronte alla morte che riempie i campi di battaglia di madri che piangono i loro figli e le mine che distruggono vite e speranze di molta gente. Ma c’è anche la fiducia nell’uomo nelle loro parole, quella per un individuo che “nasce puro, non nasce ribelle”, che si mescola alla volontà di “riesumare” l’amicizia seppellita dall’ignoranza popolare, attraverso un inno che invita a comprendere che “un uomo sarà libero con la diversità tra le persone”. Tutto questo ha contribuito a rendere i Marvanza sempre più apprezzati dal pubblico di ogni età, grazie al loro stile inconfondibile e all’energia sprigionata durante i loro concerti. Caratteristiche che non sono sfuggite agli occhi di Domenico Panetta, produttore artistico e scopritore del gruppo; e di Enrico Vesco, della Sonny Boy Management, già produttore esecutivo di gruppi come Le Orme e ora anche della band di Monasterace, fino a mescolare i due gruppi in un progetto che ha visto Michele Bon, tastierista delle Orme, nel ruolo di produttore esecutivo del loro singolo “Stessa Spiaggia, Stesso Mare”, pezzo che ora affolla le radio di tutta Italia e ha dato il via al grande successo del loro primo lavoro discografico.

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