Nave dei veleni. Tripodi (Pdci) scrive al Presidente Napolitano

radioattivita

Reggio Calabria. “Signor Presidente, dopo anni di silenzi, depistaggi e occultamenti, il 12 settembre scorso, su indicazione di un pentito di mafia, al largo di Cetraro (CS), è stata ritrovata una nave con a bordo 120 fusti pieni di rifiuti tossici. Scoperta che sta angosciando i cittadini. Angoscia accresciuta dal fatto che a distanza di circa un mese dalla scoperta nulla di concreto, soprattutto da parte del Governo, è stato fatto”. E’ quanto scrive Michelangelo Tripodi, responsabile Mezzogiorno del PdCI e Consigliere regionale della Calabria, in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. “Alla profondità in cui si trovano i fusti – continua Tripodi – la pressione è tale che non si sa fino a che punto gli stessi siano isolati e possano reggere senza spargere il loro contenuto. Per avere la certezza matematica di cosa ci sia in quei fusti, infatti, occorre attendere che vengano tirati dall’acqua e analizzati”. “Il quadro – precisa Tripodi – sembra abbastanza chiaro anche in considerazione della presenza di un’altra nave nei fondali di Amantea, sempre in provincia di Cosenza, del recente ritrovamento di una collina di rifiuti radioattivi e dell’aumento dei tumori sulla costa, sui quali sta indagando la Procura della Repubblica di Paola”. “L’inerzia – continua Tripodi – potrebbe compromettere la già delicata situazione. La politica nazionale, soprattutto quando di mezzo c’è la Calabria, ha tempi, sviluppi e soluzioni mai tempestive, adeguate e opportune. Per questo mi rivolgo a Lei, primo cittadino e fedele custode della Costituzione, che all’articolo 32 sancisce la tutela della salute come ”diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”, per invitarLa a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi atti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute dei cittadini, affinché si proceda da subito al recupero del relitto, all’individuazione delle altre navi dei veleni, alla bonifica del territorio e al fine di fare piena luce su tale vicenda, che può essere considerata – conclude Tripodi – come la più grande emergenza ambientale della storia del nostro Paese”.

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