Marcianò (Pdl): “Riforma sistema elettorale regionale introduce costi e riduce spazi di rinnovamento”

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Reggio Calabria. “La Giunta regionale, con lo sconcertante supporto di una parte di quella opposizione che per cinque anni ha, solo a parole, ostacolato il malgoverno del centro-sinistra, ha messo in piedi una riforma del sistema elettorale calabrese che riesce in un colpo solo a ridurre la libertà di voto, aumentare i costi della politica ed erodere ogni spazio di inserimento di tanti che, con poca dimestichezza nelle “fabbriche del consenso”, si trovano la porta sbattuta in faccia”. A sostenerlo è il vice capogruppo del PdL al Consiglio Comunale di Reggio Calabria, Michele Marcianò. “Se le modifiche introdotte dal Consiglio Regionale rimarranno tali – prosegue Marcianò – è bene che i calabresi sappiano che il moralizzatore Agazio Loiero è artefice di un sistema nel quale un consigliere eletto, che dovesse essere nominato assessore, non solo non dovrebbe dimettersi dalle funzioni di membro dell’assemblea legislativa, ma i Calabresi dovrebbero sostenere i costi per la nomina di un sostituto che, in caso di cessazione dell’incarico nell’esecutivo, tornerebbe ad occupare il suo posto”. Marcianò critica fortemente quella che considera “una norma inutile dal punto di vista politico: l’apporto “a scadenza” che il consigliere di “riserva”, primo dei non eletti, fornirebbe all’attività legislativa sarebbe pregiudicato dal mandato che già si vuole a termine. Per non parlare di tutta quella serie di strategie che, combinando nomine assessorili, e relative surroghe, altererebbero il voto espresso dai calabresi.” “Le primarie, sempre a carico dei calabresi, nonostante le migliorie senza le quali si sarebbe costruito un “rito” fortemente condizionabile da fattori esterni, in particolare la criminalità organizzata, appaiono – ancora Marcianò – più un ostacolo rivolto ai volti nuovi e non uno stimolo alla partecipazione popolare alla vita politica della Regione”. “Vi è poi la decisione, quasi unanime, di sopprimere la norma del c.d. “listino del Presidente” ovvero quella lista di nomi che, in caso di vittoria, si tradurrebbero in seggi in forza alla maggioranza.” Secondo Marcianò si tratta di un “segno evidente di una estremizzazione del sistema delle preferenze che, specie al Sud, rappresenta un’arma a doppio taglio che rende più forti le vecchie volpi, del quale gruppo Loiero è il maggior rappresentante, e crea deputati regionali troppo legati al collegio di elezione”. “Viene il dubbio, seguendo l’orientamento delle regioni del nord, che consapevoli dello scollamento tra governanti e governati, un rapporto che non possiamo più considerare logoro, ma inesistente, Loiero e i suoi sodali abbiano deciso – conclude Marcianò – di chiudere ogni spazio di rinnovamento della classe politica.”

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