Memoria a porte aperte: l’Archivio di Stato accoglie i cittadini

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Reggio Calabria. È nell’ambito del progetto “Cultura a porte aperte”, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al fine di rafforzare il dialogo con le amministrazioni locali e rendere più trasparente la loro attività, che ieri l’Archivio di Stato di Reggio Calabria, situato in via Lia Casalotto, ha accolto le scuole, i professionisti e tutta la cittadinanza in visita. In verità, questo ufficio (il più antico della nostra città, mantenendo inalterato il suo compito istituzionale), che rappresenta la sede della nostra memoria storica, non ha mai chiuso le sue porte da quando, il 30 maggio del 1852, fu inaugurato. Ciò che rende speciali questi due giorni (26 e 27 novembre) è, come ha specificato la direttrice Lia Domenica Baldissarro, «la maggiore dedizione sia dei tecnici sia degli amministratori che interromperanno per questa occasione le loro attività al fine di rendere dotto il cittadino circa i servizi offerti dall’ufficio». Dunque, due giornate dedicate ai cittadini, che potranno varcare le porte che conducono, attraverso un emozionante percorso di 10 chilometri di scaffalatura, alla riscoperta delle proprie radici, perché è lì, tra quelle pagine ingiallite, che riposa protetta la nostra storia. L’Archivio di Stato non si occupa soltanto dell’accoglienza e della conservazione del patrimonio documentario prodotto dalle amministrazioni centrali e periferiche preunitarie e dagli uffici statali postunitari, ma anche della sua tutela, valorizzazione e promozione per mezzo dell’allestimento di mostre tematiche e convegni. «La memoria è un piacere ma è anche un dovere», precisa Mirella Marra, uno dei funzionari tecnici dell’Archivio che ieri, insieme a Fortunata Chindemi, hanno guidato gli studenti del liceo scientifico “Alessandro Volta” di Reggio Calabria prima attraverso gli archivi e successivamente attraverso la mostra, aperta al pubblico ogni mattina dalle 9 alle 13, che ricostruisce la città prima del terremoto del 1908 e che costituisce una suggestiva passeggiata nella Reggio dell’ottocento, dimostrazione pratica di come i documenti permettano al cittadino di conoscere meglio la sua storia. Una società senza memoria non può avere vera consapevolezza né del suo presente né del suo futuro. In quest’ottica, l’Archivio di Stato non è il ripostiglio di vecchie carte polverose, bensì il centro storico metaforico della città, ossia la sua parte più bella.

Noemi Azzurra Barbuto

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