Inaugurata da Maroni la sede dell’Agenzia nazionale beni confiscati

Reggio Calabria. A poco più di due mesi dall’annuncio, all’alba dell’attentato dinamitardo contro la Procura Generale della Repubblica, il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha onorato l’impegno con la città e questa mattina è tornato a Reggio Calabria per inaugurare la sede dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. L’immobile che ospiterà l’ente, è ubicato in viale Amendola, ed è stato reperito dal Comune di Reggio Calabria, che fin dalla prima ora in cui si è ventilata l’ipotesi di collocare in riva allo Stretto l’agenzia nazionale, per bocca del sindaco Giuseppe Scopelliti si è detto pronto a offrire un immobile comunale.
Questa mattina, dunque, alla presenza delle più alte cariche locali e nazionali, come il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso e il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, si è consumata la cerimonia del taglio del nastro, cui è seguita una breve conferenza stampa del titolare del Viminale all’interno della nuova sede. Agenzia che, tramite il suo consiglio direttivo, è già funzionante, ma che funzionerà a pieno regime nei nuovi locali non appena, entro due settimane, saranno allestiti anche gli arredi interni.
Il sindaco Giuseppe Scopelliti ha ringraziato il ministro Maroni «per l’opportunità offerta alla mia città. Abbiamo dato prova di grande efficienza – ha proseguito il primo cittadino sottolineando la celerità dell’assolvimento degli impegni assunti da Palazzo san Giorgio – sinergia e sintonia tra amministrazione comunale, prefettura e ministero». E quasi a voler “varare” la nuova sede, il sindaco ha annunciato, per la prossima settimana, la consegna di un immobile confiscato alla cosca Condello, nel rione Archi. «L’inaugurazione odierna è tangibile testimonianza – ha concluso Scopelliti – del segnale che questa Calabria deve sempre più sintonizzarsi sulla frequenza del messaggio che giunge da Roma, la via è quella della lotta alla criminalità intrapresa dal governo».
Parole di ringraziamento espresse anche dal prefetto Alberto Di Pace, direttore dell’agenzia nazionale, che ha ricordato come l’agenzia nasca dal voto unanime del Parlamento e che, coi suoi 30 dipendenti, potrà svolgere il suo ruolo «solo se proseguirà la solidarietà interistituzionale dimostrata fino ad oggi».
«Adesso abbiamo anche i locali – è stato il commento del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che tramite il sostituto Alberto Cisterna vede già la partecipazione della Dna all’interno del consiglio direttivo dell’agenzia (che vede anche la presenza di un rappresentante dei ministeri dell’Economia, della Giustizia e dell’Interno) – non possiamo che partire e far funzionare questo strumento per l’attacco ma soprattutto per la destinazione dei beni mafiosi, il cui primo fino – ha puntualizzato Grasso – è la destinazione dei beni per finalità sociali».
Soddisfatto evidentemente l’artefice di tutto ciò, il ministro Roberto Maroni: «Prende corpo fisicamente un’iniziativa che il governo ha attuato ma che parte da lontano». Il ministro dell’Interno infatti ha ricordato come la proposta dell’istituzione dell’agenzia sia partita dalla Commissione antimafia, ed abbia poi incontrato durante il suo iter la condivisione di tutte le forze politiche e di tutte le istituzioni. «Sui temi della legalità e della lotta alla mafia – ha concluso Maroni – c’è il consenso di tutti».

Fabio Papalia
(Photo Asa)

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