Anassilaos ricorda la figura di Albert Camus

Reggio Calabria. Cinquanta anni fa (4 gennaio 1960) in un banale incidente automobilistico avvenuto a Villeblevin vicino Sens (Yonne), nel quale perse la vita anche l’editore Michel Gallimard, moriva Albert Camus, uno dei più grandi e controversi scrittori francesi del Ventesimo secolo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1957 e autore di opere che hanno segnato un’epoca, dai romanzi Lo straniero, (L’Étranger 1942), La peste, (La Peste 1947) ,ai Saggi Il mito di Sisifo, (Le Mythe de Sisyphe 1942), L’uomo in rivolta, (L’Homme révolté 1951) fino ad opere teatrali quali Caligola, (Caligula1944), I giusti (Les Justes) (1950), I demoni (Les Possédés). Alla sua figura e soprattutto all’opera teatrale “Caligula”, elaborato in diverse versioni dal 1937 al 1958 e incentrato sul delirio del potere, di Caligola, l’imperatore romano dei Giulio-Claudi che governò quattro anni (37/41 d.C.), nella cui figura molti studiosi hanno ravvisato un riferimento ad Hitler, l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà martedì 6 aprile alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio con l’intervento del Prof. Pino Papasergio, docente di Francese presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Raffaele Piria” di Reggio Calabria, e della Prof.ssa Francesca Neri, docente di lingua e letteratura italiana e latina presso il Liceo Classico “Tommaso Campanella”. Nato in Algeria, al tempo Territorio Francese d’Oltremare, il 7 novembre del 1913 Camus può essere considerato, insieme a Sartre, uno degli esponenti dell’Esistenzialismo pur precisando che fu essenzialmente uno scrittore al quale la definizione di filosofo andava molto stretta. Vissuto fino al 1940 in Algeria dove studiò filosofia presso l’Università di Algeri laureandosi con una tesi su Plotino e Sant’Agostino e praticò da quasi professionista il calcio (era un bravo portiere), Camus si dedicò molto presto al giornalismo. Scrisse prima sul quotidiano locale algerino Alger-Républicain poi nel “Soir-Republicain” dove si occupò di letteratura, di resoconti dei grandi processi e di reportage. In Algeria aderì al partito comunista. La tubercolosi che lo colpì da giovane ne minò il fisico ma non gli impedì di coltivare quel calcio che fu la grande passione della sua vita. « Tutto quel che so della vita l’ho imparato dal calcio » era solito dire. Lo Francia che egli trovò nel 1940 era una nazione sconfitta e occupata dai nazisti governata, nella parte ancora libera, dal governo collaborazionista di Vichy. Da vecchio iscritto al partito comunista Camus partecipò alla Resistenza e dopo la guerra, da sostenitore della dignità e libertà dell’uomo ( fu sempre contrario alla pena di morte «Se la Natura condanna a morte l’uomo, che almeno l’uomo non lo facesse», diceva) non si piegò alle ideologie e agli opportunismi che si registravano nella sinistra del tempo nei confronti, per esempio, dell’Unione Sovietica. Ciò che spesso lo mise in contrasto con tanti intellettuali del suo Paese. Oggi, al di là di tutte le polemiche ideologiche e politiche superate, resta lo scrittore capace di analizzare l’assurdità della esistenza, il vuoto del vivere che pervade e svuota dal di dentro l’uomo, insieme all’altro tema della sua opera, l’arroganza, la brutalità e la disperazione del potere. Dice Caligola “Arricchirò le tue nozioni insegnandoti che non esiste che una sola libertà, quella del condannato a morte. […] Ecco perché non siete liberi. Ecco perché in tutto l’impero romano l’unico uomo libero è Caligola, circondato da una nazione di schiavi”.

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