“Pescemangiacane”, un noir sensibile agli illeciti ambientali

Il Maresciallo Rodrigo Barillà, calabrese di Vibo Valentia, è in servizio al CTA (Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente) di Milano e si è sempre occupato di reati ambientali. Ma, un giorno, un serial killer irrompe nella sua vita. E’ costretto a pensare come lui, immedesimarsi in lui per stanarlo. Tutto comincia con una serie di terribili omicidi. Le vittime, responsabili di reati ambientali, sono uccise in maniera atroce e poi abbandonate sul greto del Po nella Bassa mantovana. Con Barillà indaga Federica Della Rovere, magistrato giovane e bella. Algida e rigida (da cui il soprannome di Figa Di Legno) è segretamente innamorata del maresciallo. Ma Barillà esita e continua a condurre la sua dolce vita notturna indossando hawaianas ai piedi e jeans Dolce e Gabbana. Indagano tra un piatto di tortelli di zucca e uno di tagliatelle all’anatra e fette di sbrisolona con lo zabaione caldo, riuscendo alla fine a individuare il serial killer.
Questa in sintesi è la storia di “Pescemangiacane” di Paolo Roversi (pagg. 164, € 15,00). Il libro è edito da Edizioni Ambiente (www.edizioniambiente.it) nella collana Verde Nero Noir di Ecomafia, che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi degli illeciti ambientali con un linguaggio diverso. Gli autori della collana devolvono parte dei diritti d’autore al progetto Salvaitalia di Legambiente. Paolo Roversi – non è alla sua prima esperienza narrativa – dirige il free press letterario Milanonera ed è ideatore e direttore del Festival NebbiaGialla. Il libro non è solo la storia di un serial killer. Scava nell’animo dei protagonisti, nelle loro passioni e pulsioni: nei loro lati oscuri. Lasciandoti in tensione sino alla fine. Ma è soprattutto un atto d’amore nei confronti del Po. Eridanius per i greci, Padus per i romani, Bodincus per i celti. Straordinarie le descrizioni dei misteri del Po, della sua storia, della sua fauna e della sua vita quotidiana che ormai non esiste più. Infatti, il Po è ormai stato trasformato in un ricettacolo di scarichi industriali e umani. Questo ha modificato radicalmente l’ambiente e posto fine a uno stile di vita secolare. Spezzando il legame che univa il Po alle popolazioni rivierasche. Dimenticando che “la terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri ma presa in prestito dai nostri figli”.

Tonino Nocera

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