Anassilaos: “10 giugno 1940, l’Italia entra in guerra”

Reggio Calabria. Il 10 giugno del 1940, settanta anni fa, dal balcone di Palazzo Venezia Benito Mussolini annunciava al popolo italiano, dinanzi ad una folla straripante e…plaudente, l’entrata in guerra dell’Italia “contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano”. Si trattava di uno dei momenti più tragici per la storia d’Italia (“Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili” ebbe egli a dire), la naturale conclusione di diciotto anni di regime fascista. “Questa lotta gigantesca- aggiunse- non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione”. L’Italia chiamata alle armi
(Popolo italiano!Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!), con la parola d’ordine categorica e impegnativa di vincere, al di là del valore delle truppe, che diedero nelle diverse fasi della guerra, in terra, in cielo e in mare, prove di grande coraggio e dedizione al dovere, era comunque ancora impreparata, sul piano economico e militare, a sostenere un grande conflitto mondiale. Tali difficoltà avevano indotto il Duce a non entrare subito in guerra a fianco della Germania e a proclamare la “non belligeranza” dell’Italia. La facile e fulminea vittorie della Germania in Francia, dopo l’occupazione di numerosi altri paesi neutrali, diedero però al Duce l’impressione, poi rivelatasi errata, che si sarebbe trattato di un conflitto di breve durata. Occorrevano pochi morti per consentire all’Italia di sedersi al tavolo dei vincitori. Purtroppo per lui e soprattutto per il popolo italiano si trattò di un conflitto che durò molti anni e che si risolse, per il nostro paese, in una sconfitta militare aspra, con immani distruzioni materiali e ingenti perdite in vite umane di militari e civili. Nel 70° Anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia la Sezione Giovanile dell’Associazione Culturale Anassilaos propone una riflessione affidata allo storico Dott. Domenico Marcianò che si terrà martedì 8 giugno presso la Sala di San Giorgio al Corso. Introdurrà l’incontro Tito Tropea, Presidente di Anassilaos Giovani.

Con voi il mondo intero è testimone che l’Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l’Europa; ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l’eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate.
Bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell’anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.
Ormai tutto ciò appartiene al passato.
Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l’onore, gli interessi, l’avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi impugnamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l’accesso all’Oceano
È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra.
È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto.
È la lotta tra due secoli e due idee.
Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l’Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
Italiani!
In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. (« Duce! Duce! Duce! »)
Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose Forze Armate.
In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del re imperatore (la moltitudine prorompe in grandi acclamazioni all’indirizzo di Casa Savoia), che, come sempre, ha interpretato l’anima della patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania alleata. (Il popolo acclama lungamente all’indirizzo di Hitler)
L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai.
(La moltitudine grida con una sola voce: « Sì! »)
(Il popolo prorompe in altissime acclamazioni)
E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo.

Exit mobile version