La politica dell’accoglienza a Riace: il volto “buono” della Calabria

Enrico Costa, Presidente del Corso di laurea in “Urbanistica” dell’Università “Mediterranea” e responsabile della Rubrica “Urbanistica e Città Metropolitana”, con l’intervento di questa settimana dedicato alle politiche di integrazione attivate messe in atto dal Comune di Riace, quasi al confine nord est della possibile Città metropolitana di Reggio Calabria, ad integrazione dello stimolante contributo pubblicato la scorsa settimana da Antonio Maria Leone sul tema estremamente attuale della città e della società multiculturale.

(E.C.)

La politica dell’accoglienza a Riace: il volto “buono” della Calabria

di Enrico Costa

«Noi e i migranti siamo la stessa identica cosa, cacciarli sarebbe un gesto inutilmente crudele, un po’ come cacciare noi stessi». Così afferma Domenico Lucano, Sindaco di Riace, al quale si deve la sperimentazione nel suo Comune di un modello di sviluppo basato sull’accoglienza e sull’integrazione.

Le città metropolitane nel mondo sono spesso connotate dalla multi etnicità e dalla interculturalità – chi, visitando la metropoli per eccellenza, New York, non ha trascorso almeno un paio d’ore a Little Italy ed altrettante a China Town? –, ed hanno avuto, ed hanno a che fare con i problemi dell’accoglienza. A questo proposito è utile riflettere sull’esperienza di Riace, sulla costa ionica, all’estremo confine nord della provincia reggina, quindi potenzialmente parte di Reggio Calabria Città Metropolitana.

Comune di 1.754 abitanti (nel dopoguerra erano tremila), Riace, che ha assunto grande notorietà quando, nell’estate 1972 immerse nei fondali di un mare strepitoso, vi furono ritrovate le due statue bronzee di epoca greca, da allora note come i Bronzi di Riace (a proposito, perché non pensare, in aggiunta al cartello che lungo la statale 106 ti accoglie a Riace Marina con su scritto “Riace in un luogo idoneo e protetto, la Città dei Bronzi”, alla creazione di una mostra didattica permanente dedicata ai due guerrieri venuti dal mare?), sta diventando quasi altrettanto famosa per una politica di vera accoglienza nei confronti di popolazioni extracomunitarie, soprattutto curdi, iracheni e palestinesi, giunte dal mare, proprio come i Bronzi, prima a Riace, e poi nelle altrettanto accoglienti Caulonia (7.392 abitanti) e Stignano (1.372).

Piccole comunità della Locride, oltre diecimila abitanti in tutto, retti da amministrazioni politicamente disomogenee, ma che sanno reagire a faide e criminalità, dove gente povera accoglie gente ancora più povera nelle case cui l’emigrazione ha tolto gli abitanti, ed i cui centri storici senza futuro stanno rivivendo, salvando così un patrimonio immobiliare e culturale rilevante. Ispirando una legge regionale della Calabria sull’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati politici considerata esemplare (con il plauso dell’UNHCR, l’organizzazione Onu che da parte sua non ha lesinato critiche al respingimento dei clandestini da parte dell’Italia) e diffondendo, grazie anche all’arte cinematografica del grande regista tedesco Wim Wenders ed al suo cortometraggio “Il volo”, l’immagine opposta a quella deteriore della Calabria delle faide, degli omicidi e dell’eccidio di Duisburg (è un caso che sia la città della strage che il famoso cineasta siano entrambi tedeschi?), l’immagine di una Calabria ospitale e accogliente.

Una Calabria che a partire dal 1998, dopo la casualità di uno sbarco clandestino e le prime spontanee forme di assistenza della gente del posto, ha saputo accogliere nelle case svuotate dei propri paesi, sull’esempio di Badolato, bel centro storico sulla costa ionica catanzarese, prima circa trecento curdi in fuga dall’esercito turco accolti nella Casa del Pellegrino, di proprietà della Curia Vescovile, in un primo momento, poi iracheni fuggiaschi da Saddam e dai suoi orrori, e poi tanti altri provenienti da Lampedusa.

Oggi quei centri storici, Riace in testa, quei borghi d’origine medievali arroccati sui rilievi prospicienti il mare, da tempo alla ricerca di un proprio ruolo e di una propria vocazione nel comprensorio locrideo, si sono e si stanno trasformando ne “borghi dell’accoglienza”, dove immigrati e persone alla ricerca di asilo convivono civilmente con le popolazioni locali.

Un precedente c’era, quello per l’appunto di Badolato, e le case lasciate per sempre da chi da mezzo secolo si era trasferito ormai per sempre, in Argentina, in Canada e in Australia: senza piani, senza finanziamenti, senza discussioni: assensi immediati e spontanei, anche via telefono, da parte di chi aveva alle spalle simili odissee, ed ormai aveva fatto fortuna.

L’Associazione “Città Futura” fondata da Don Giuseppe Puglisi, dalle cui fila proviene l’attuale Sindaco di Riace Domenico Lucano (dal 2004), ormai noto come “Mimmo dei Curdi, mette in moto dal 2000, il recupero delle case disabitate destinate agli immigrati, e a dopo il 2004 risale il coinvolgimento dei Sindaci di due Comuni limitrofi, Caulonia e Stignano che porta al positivo risultato del referendum consultivo sulla destinazione agli immigrati, nel frattempo aumentati con l’arrivo di eritrei, etiopici, afgani e somali (molte le coppie con tanti bambini e bambine), delle tante case e tante botteghe abbandonate nei tre paesi (capienza totale duecento persone circa, di cui circa la metà a Riace).

Dopo la ristrutturazione delle case e la creazione di ostelli per l’accoglienza temporanea dei migranti il vecchio borgo di Riace, cosi come sta avvenendo per Caulonia e Stignano, è rinato, ed assieme alle pietre rinascono, con l’impegno di donne e uomini di culture, lingue e tradizioni diverse, i laboratori degli antichi mestieri artigianali locali (fabbricazione del vetro e della ceramica, preparazione di conserve e marmellate, tessitura della ginestra all’antico telaio, …), altrimenti destinati ad essere dimenticati, rivificati dalle tradizioni delle donne afgane, eritree, etiopiche, marocchine, nigeriane e serbe, e viene persino recuperato un frantoio da tempo abbandonato. Viene tutelata anche la presenza dell’asino, con l’ausilio del quale gli uomini effettuano porta a porta la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Oltre a lavorare nell’artigianato, nell’edilizia ed in agricoltura. Nella “Taverna Donna Rosa” di proprietà del Sindaco, poi, si mescolano odori, sapori e colori delle tradizioni culinarie calabresi, mediterranee, medio orientali e musulmani in genere.

Ed in un’epoca di crudeli respingimenti il Sindaco di Riace Domenico Lucano ha potuto, con l’orgoglio di questa esperienza al proprio attivo, ha voluto rivolgere un invito al Ministro Umberto Bossi a visitare Riace «per comprendere come la diversità sia una ricchezza». Il Sindaco, come ha avuto modo di dichiarare, è pienamente convinto che «per la nostra piccola comunità l’accoglienza degli immigrati è stata uno stimolo per costruire valore aggiunto e opportunità anche per i residenti: grazie a loro stiamo facendo rinascere un borgo che era in agonia». Un’esperienza che è servita come modello seguito anche altrove; per restare da noi, oltre alla partecipazione alla rinascita della zona dei due Comuni limitrofi di Caulonia e Stignano, la Regione Calabria ha tratto ispirazione per una legge di sostegno finanziario alle politiche di accoglienza, come volano per lo sviluppo economico delle comunità locali che seguano queste politiche.

Non va trascurato l’aspetto economico dell’operazione, valido sostegno per le finanze di piccoli comuni che non si vogliono rassegnare alla decadenza ed al degrado conseguenza dello spopolamento. Infatti il Comune di Riace, “socio” della prima ora (2001) del “Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati” (SPRAR) coordinato dall’Anci, ha potuto aderire al bando del Ministero dell’Interno per la “presa in carico” dei richiedenti asilo che arrivano dai centri di Lampedusa o di Crotone in attesa di ottenere lo status di rifugiato e dei migranti in via di identificazione. Tutto ciò consente all’Amministrazione di riceve 20 euro al giorno a migrante: un bel risparmio per lo Stati. «Venti euro sono nulla – come ha commentato Lucano – al confronto del costo giornaliero dei centri di identificazione e di espulsione, che vanno dai 60 ai 70 euro a testa giornalieri». Un bel risparmio per lo Stato ed un buon incentivo per i piccoli Comuni. Oltre all’evidente valore umanitario, culturale e sociale dell’operazione, lo stesso Lucano ha potuto più volte sottolineare che per le comunità locali «tutto questo dimostra che una politica diversa per l’accoglienza e l’integrazione può rivelarsi anche una notevole convenienza economica».

Un altro concetto caro al Sindaco di Riace Domenico Lucano, a proposito di multiculturalità, è che «la presenza degli stranieri è stata vissuta come interconnessione, come voglia di riscatto che accomuna sia abitanti del luogo che coloro che arrivano in Italia fuggendo da miseria e privazioni di ogni genere». Mentre «non bisognerebbe dire io sono per l’accoglienza, ma faccio l’accoglienza».

Ma non è tutto: oltre alla ristrutturazione di case disabitate e riaperte dopo decenni, dopo la riapertura della scuola dove tutti gli scolari, in maggioranza stranieri, parlano italiano e calabrese, con Fondi Europei e della banca Etica, in zona rurale è nato il “Riace Village”, villaggio albergo e ristorante, esempio di turismo alternativo ed eco solidale, fondato sulla cultura dei luoghi, e, in inversione di tendenza, nuovi posti di lavoro.

Ma il riscatto sociale in certe zone non è apprezzato, anzi è stato osteggiato: due colpi di pistola calibro 6,35 sparati contro il ristorante del Sindaco ed avvelenamento dei tre cani di suo figlio. Mimmo dei Curdi non ama parlarne («sono dei vigliacchi, ce l’hanno nel Dna»): ciò che importa è il numero degli immigrati ben inseriti e che lavorano onestamente, contribuendo al bene comune.

Non c’è stato soltanto il riconoscimento dell’UNHCR alla legge sull’accoglienza “Made in Calabria”, importante attestato sia pure indiretto alle politiche di Riace. Avevamo all’inizio accennato al Cortometraggio “Il volo” di Wim Wenders, da un’idea di Eugenio Melloni, girato nel 2009 in alcune suggestive località della Calabria: Scilla, Badolato e Riace.

Una storia semplicissima: “Un bambino e il suo sindaco, in un paese della costa calabrese ormai spopolato, dove è difficile anche organizzare una partita di pallone perché non ci sono altri bambini. L’arrivo di un gruppo di immigrati, a bordo di un barcone, crea scompiglio nella piccola amministrazione locale e apre nuove discussioni sull’accoglienza”.

Il resto ormai lo conosciamo. E non è poco, in una regione, come la Calabria è fatta per il 90% di montagne e colline, un territorio ampiamente spopolato che, senza idonee politiche territoriali è destinato ad un inesorabile degrado.

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