Consuelo Nava: «La mafia mette le bombe alla Procura, la nostra politica alla gente»

Reggio Calabria. In questi giorni la città, la nostra provincia e perché no la regione Calabria avrebbe dovuto mettere il lutto al braccio, per i volgari fatti che si consumavano a danno della democrazia, dello stato sociale e della legalità in un’estate che ha seguito una stagione invernale tra le più complesse e tristi della storia di questa nostra terra.
Invece, come se fossimo in un romanzo kafkiano, tutti a subire in ugual misura i soprusi della ‘ndrangheta che contro le retate e le indagini di ogni tipo, continua a far saltare auto, occupare il territorio, ammazzare gente in mezzo ad altra gente, lottizzare le attività produttive e commerciali, minacciare la magistratura, attentare alle indagini, farsela con la politica ed i politici in un rapporto di servitù amministrativa ed elettorale da sempre gestita con naturalezza a tutti i livelli, aldilà delle intercettazioni, che pure non fanno vacillare alcuna poltrona.
Reggio Calabria, in particolare, vive nel suo torpore da città ingannata e debole ed accetta di essere continuamente offesa.
Le vicende politiche ed amministrative di queste settimane hanno manifestato oltre il loro stesso corso, questa debolezza e la facilità con cui si può rendere un popolo inetto, perché sfinito.
In una terra così in difficoltà e seriamente minacciata, la politica ed i suoi rappresentanti non avrebbero dovuto spendere neanche un giorno del loro tempo per se stessi e le loro poltrone, le loro ragioni di partito sono questioni volgari ed altrettanto minacciose delle bombe alla procura, per la gente che ha bisogno di essere amministrata con coraggio, legalità, trasparenza e serietà. Attraversiamo il periodo più buio della storia del Mezzogiorno e ci accontentiamo di spedire i giovani in vacanza a bere e ballare ai lidi, per poi consegnarli ad altre realtà lavorative fuori dalla possibilità di un sano ricambio generazionale; facciamo finta di non capire che la nostra economia è in mano alla ‘ndrangheta e ne consumiamo la produzione, non ci occupiamo del bene collettivo ma di quello di piccole società protette nella realtà maledetta.
Abbiamo degli amministratori incapaci di dire basta al vilipendio alla città, ma spesso lo organizzano.
E’ una strategia altrettanto pericolosa delle bombe alla procura, è una responsabilità di tutti coloro, politici e no, utilizzano questa città come palcoscenico personale, che delle loro connivenze, parentele, amicizie, capacità di ammiccamento, con professionalità gestiscono una città, che così è programmata per essere senza futuro.
La bomba a Di Landro è l’ennesima prova di un tempo che scorre pericolosamente mentre, oltre alle parole di “dotti, medici e sapienti” sulla politica bipartisan di quartiere, capace di riciclare se stessa ed i suoi uomini, esiste una polveriera su cui siamo seduti tutti i cittadini, presi a schiaffi ogni giorno nel nostro diritto di essere socialmente attivi, difesi nei diritti, degni di avere un domani etico e giusto. Degni di osservare un lutto dove le chiacchiere di ognuno dovrebbero lasciare spazio al coraggio del silenzio operoso di tutte le persone perbene.
La Calabria e Reggio Calabria hanno bisogno di un’altra storia da scrivere, gli interpreti della politica di questi tempi, sia di centrodestra che di centrosinistra, non sono capaci di mostrarsi capaci e civilmente impegnati, fuori dai proclami e dagli show organizzati con la nostra povera economia, per la nostra educata distrazione.
Le loro passerelle ed i loro teatrini camminano sulla stessa polveriera o ci vivono accanto.
I cittadini fanno pure fatica a capire e vivere il loro lutto e mentre la mafia mette le bombe alla Procura, la nostra politica alla gente.
Al procuratore Di Landro ed ai cittadini stessi rivolgo il pensiero che anima la mia speranza civile “non facciamo strappare da entrambi la nostra terra”.

Consuelo Nava
docente universitaria

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