Energia e territori metropolitani

Il Prof. Stefano Aragona, ingegnere ed urbanista, specialista dei temi energetici applicati al territorio, e docente presso il Corso di laurea in “Urbanistica”, ci fornisce questa settimana un significativo contributo sul tema città ed energia, per un nuovo senso dello spazio antropizzato, nel quale “centra” il tema cruciale dell’energia e territorio metropolitano, di particolare valore per la tematica trattata dalla Rubrica “Urbanistica e Città Metropolitana”.

(E.C.)

Energia e territori metropolitani

Città ed energia: per un nuovo senso dello spazio antropizzato
Stefano Aragona

Finalmente vi sono molte opportunità per pensare ad uno spazio integrato che sia espressione dell’alleanza tra uomo e natura (Scandurra, 1995). Uno spazio che sia basato sul rispetto delle condizioni dei luoghi che diventa loro valorizzazione ai fini del miglior benessere degli abitanti. Valorizzazione che significa pianificare il territorio secondo le sue caratteristiche e non nonostante i vincoli che caratterizzano ciascun luogo. Questo implica un approccio realmente multicriteria, pluridisciplinare, poiché molte e varie sono le materie che entrano in gioco.
Attualmente la città, le città, stanno rappresentando le principali aree di concentrazione di popolazione, e previsioni attendibili parlano di ulteriore sensibile crescita di questo trend.
Contemporaneamente occorre quindi operare azioni per tentare di riequilibrare tale tendenza ed al tempo stesso però anche far sì che comunque i criteri di questa progressiva urbanizzazione del territorio siano coerenti con le possibilità delle risorse locali. L’energia e le comunicazioni sono i due caposaldi che vanno posti alla base di qualsiasi piano e progetto di nuova espansione e di riqualificazione dell’esistente. Modelli diversi possono essere pensati, in varie parti del mondo questo è già stato fatto. Solo per restare in Europa emblematico è il quartiere residenziale “Ecolonia” nel Comune di Alphen aan den Rijn (Olanda meridionale) sorto già agli inizi degli anni ’90 (1989 – 1993). Vi sono una molteplicità di obiettivi: quelli urbanistici comprendono il tessuto urbanistico, l’acqua, la viabilità; quindi obiettivi/progetti tipo-morfologici; obiettivi tecnologici a livello di insediamento ed obiettivi tecnologici a livello di edifici. I temi riguardano l’integrazione del verde nel tessuto del quartiere per migliorare il microclima, attutire i rumori, etc. il rapporto ed il ruolo dei corsi e specchi d’acqua artificiali, l’organizzazione della viabilità per cicli e pedoni, percorsi pedonali caratterizzati da elementi naturali, l’ombreggiamento estivo, l’attenzione alla captazione solare invernale ed i sistemi solari passivi quali bow-window e serre negli edifici (www.roberto maraviglia.it).
Accanto a questa attenzione al rapporto dei flussi di energia vi deve essere quella ai flussi di comunicazione, materiale ed immateriale. Rispetto ai primi la pianificazione della città è essenziale rispetto la domanda di energia richiesta: morfologia urbana e tipologia edilizia, densità edilizia e consumo di suolo, dotazione di infrastrutture per servizi sono gli indicatori base per ottimizzare le scelte. Per i secondi entrano in gioco le possibilità offerte dalle telecomunicazioni interattive. Da molti anni realtà quali la Finlandia o l’Australia, per le particolari condizioni geografiche, per numerosi versi opposte, stanno utilizzando queste innovative modalità di contatto sperimentando nuovi modelli territoriali. Particolare interesse ed opportunità è per le aree metropolitane, soprattutto quando queste sono costituite da urbanizzazioni molto diffuse e di dimensioni limitate, quale es. quello della costituenda area metropolitana di Reggio Calabria. Ma come detto nella Carta di Lipsia (2007), superando l’approccio precedente focalizzato sulla sola città:
“…Noi raccomandiamo che le città europee attuino programmi di sviluppo urbano integrato …strumenti di pianificazione orientati all’attuazione dovrebbero individuare i punti di forza e di debolezza delle città e dei quartieri basandosi su un’analisi della situazione attuale, definire obiettivi di sviluppo concreti per l’area urbana e sviluppare una visione per la città, coordinare le politiche e i progetti settoriali e tecnici dei diversi quartieri e assicurare che gli investimenti programmati aiuteranno a promuovere uno sviluppo equilibrato dell’area urbana… far convergere…l’uso di fondi da attori del settore pubblico e privato, essere coordinati a livello locale, e di città-regione, e coinvolgere i cittadini e gli altri partner che possono contribuire sostanzialmente a determinare la futura qualità economica, sociale, culturale ed ambientale…
Il coordinamento a livello locale e di città – regione dovrebbe essere rafforzato. Un partenariato equo tra città e zone rurali e anche tra città piccole, medie e grandi e città all’interno di città-regioni e aree metropolitane è l’obiettivo… smettere di guardare gli interessi e le decisioni della politica di sviluppo urbano per ogni città in modo isolato. Le nostre città dovrebbero essere punti focali dello sviluppo città – regione e dovrebbero assumersi la responsabilità della coesione territoriale… utile se le nostre città creassero una rete di rapporti più stretti tra di loro anche a livello europeo… un uso efficiente e sostenibile delle risorse è una struttura compatta degli insediamenti.
Ciò può essere ottenuto attraverso una pianificazione urbana e dello spazio, che impedisce la dispersione urbana attraverso un forte controllo dell’offerta di terreni e dello sviluppo speculativo. La strategia di mettere insieme alloggi, occupazione, istruzione, offerta e uso ricreativo nei quartieri urbani ha dimostrato di essere particolarmente sostenibile.”
(Traduzione a cura di ANCI IDEALI, Fondazione europea delle città).
Questa è la sfida che sta alla base di un rapporto efficace ed efficiente tra le modalità di formazione della città contemporanea, spesso città metropolitana, e le condizioni di benessere dei suoi abitanti: l’energia e l’assetto degli insediamenti, quindi le modalità di comunicazione, ne sono i presupposti.
Ma occorre un’attenzione altrettanto rilevante alla gestione dello spazio. Quindi ai servizi, interni all’area urbana ed a quelli per l’esterno ad essa da un lato, e dall’altro lato le tematiche istituzionali. Ciò significa innescare processi di acculturazione, formazione di una cultura superiore per gestire la rete territoriale (Raffenstein, 1985) capace di superare il mero approccio politecnico (Del Nord, 1991). Acculturazione che deve riguardare amministratori, tecnici, decisori politici ma anche gli abitanti che potrebbero/dovrebbero divenire cittadini di questa forma di spazio inedita, essendo inedite tutte le opportunità/necessità legate alle risorse rinnovabili ed alle comunicazioni. Energia, morfologia dello spazio e tipologie edilizie, comunicazioni: affinché l’insieme di queste opportunità sia a sistema in modo sinergico occorre costruire soggetti istituzionali che propongano ed abbiano l’autorevolezza per gestire scenari d’insieme sulle risorse locali e sulle domande dell’area: certo condizioni molto difficili da realizzare nei territori che risultano essere collocati negli ultimi posti nella graduatoria delle provincie italiane relativa alla creatività, basata sulle tre t: tolleranza, tecnica, talento (Turani, Sole24 Ore, 2007).

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