Intimidazioni ai magistrati. L’Anm chiede risorse e investigatori, da Alfano e La Russa 45 mila euro e l’Esercito

Reggio Calabria. Legalità, proposte e solidarietà: questo lo slogan lanciato dall’Associazione nazionale magistrati che, dopo l’attentato di fine agosto ai danni del Procuratore generale Salvatore Di Landro, ha deciso di convocare questo pomeriggio un’assemblea a Reggio Calabria presso l’auditorium Gianni Versace del Cedir. All’incontro sono intervenuti, oltre ai vertici dell’Anm, con in testa il presidente Luca Palamara, il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, membri della commissione parlamentare antimafia tra cui il senatore Luigi De Sena e l’on. Angela Napoli, il prefetto Luigi Varratta, una cospicua delegazione del Partito democratico e rappresentanti degli enti locali. Numerosi gli appartenenti alla forze dell’ordine, tra cui il Questore Carmelo Casabona e i comandanti provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, rispettivamente i colonnelli Pasquale Angelosanto e Alberto Reda. Tra i presenti anche lo stesso Salvatore Di Landro, il Procuratore della DDA Giuseppe Pignatone con a fianco gli aggiunti Michele Prestipino e Nicola Gratteri e diversi sostituti procuratori tra cui Giuseppe Lombardo e Antonio De Bernardo, nonchè il Procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo.
Gli intenti dell’Anm sono molto chiari: questo appuntamento infatti non voleva essere il solito fiume di parole di solidarietà agli operatori della Giustizia calabrese, che dal 3 gennaio fino a pochi giorni fa sono stati oggetto di vili atti intimidatori. Dopo la bomba alla Procura generale, lettere con proiettili sono state inviate ai pm Lombardo e De Bernardo e al procuratore Pignatone; ignoti hanno svitato i bulloni della ruota dell’autovettura blindata di servizio appartenente al pg Di Landro e al magistrato Adriana Fimiani, per poi arrivare all’ordigno fatto esplodere meno di due settimane fa in cui è andato distrutto il portone dell’abitazione dello stesso Di Landro, sita in via Carlo Rosselli.
Atti condannatti duramente da tutti gli appartenenti all’Anm che già avevano manifestato la loro solidarietà all’alto magistrato reggino in un’assemblea convocata, sempre al Cedir, qualche giorno dopo l’esplosione dell’ordigno. “L’assemblea odierna – ha affermato il presidente Palamara – è un momento positivo e non di conflitto e scontro, una sorta di situazione positiva per capire che cosa sta accadendo in Calabria. Non si può più restare a guardare, l’escalation di atti intimidatori è aumentata notevolmente, non si tratta di un solo magistrato, ma di tutto il distretto reggino. Vogliamo accendere i riflettori sul problema calabrese, per questo l’incontro di oggi non deve servire ad elencare sterili messaggi di solidarietà ma dev’essere un trampolino di lancio per dare aiuti concreti”.
Questi aiuti concreti a cui fa riferimento Palamara devono provenire da tutte le istituzioni, a livello locale e nazionale, la politica infatti non può più rimanere indifferente. I 45 mila euro annunciati dal Guardasigilli Angelino Alfano sono, a detta della maggior parte dei magistrati reggini e non solo, insufficienti. Occorre potenziare gli uffici giudiziari, specialmente la sezione gip-gup, nonché le forze dell’ordine che operano quotidianamente e incessantemente sull’intero territorio provinciale. Soprattutto i reparti investigativi.
Il primo rappresentante delle istituzioni a salire sul palco è stato il governatore calabrese Giuseppe Scopelliti, il quale dopo aver espresso la massima solidarietà al pg Di Landro ha dichiarato di essere stato raggiunto telefonicamente qualche giorno fa dal ministro Ignazio La Russa. Il responsabile del dicastero della Difesa, ha riferito Scopelliti, si è detto disponible a inviare a Reggio Calabria, se fosse necessario, i soldati dell’Esercito italiano. Inoltre il presidente della giunta regionale ha detto di aver raggiunto un accordo con il procuratore Pignatone e il presidente del Tribunale Luciano Gerardis che prevede a breve l’invio di 30-40 profesisonisti in forza agli uffici giudiziari per quanto riguarda le funzioni logico-amministrative. Significativo l’intervento del Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. “Sono qui oggi a Reggio Calabria – ha affermato – per dare solidarietà da parte mia e di tutto il mio ufficio a Di Landro e a tutti i magistrati che hanno subito intimidazioni. Da quando sono proocuratore nazionale antimafia mi sono preoccupato subito della Calabria, nove giorni prima del mio insediamento, infatti, c’è stato l’omicidio Fortugno e subito dopo ho avuto chiaro che bisognava intervenire con forza per sconfiggere la ‘ndrangheta calabrese. Qui sono giunti infatti i migliori inquirenti e investigatori. Da alcune esperienze pessime per il territorio si possono generare attività positive. il problema mafie non riguarda solo il sud ma tutta l’Italia e tutto il mondo. Le mafie devono essere un problema per tutte le forze politiche perché se i partiti si rifanno alla democrazia, automaticamente si rifanno alla legalità, e una legalità senza contrasto alle mafie è nulla”. “Molti interventi – ha proseguito Grasso – sono stati attuati: dai protocolli di trasparenza per gli appalti pubblici, alla formulazione di nuovi codici del sistema processule penale, alla istituzione proprio a Reggio Calabria dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Oggi stesso mi sono recato in visita all’agenzia con il Prefetto Morcone per effettuare un sopralluogo. Certo ancora c’è tanto da fare ma diventerà operativa al più presto”.
Alla domanda dei cronisti su un eventuale trasferimento del procuratore Pignatone, Grasso ha affermato di non saperne nulla e che Pignatone non può assolutamente lasciare la città perché “lavora e lavora anche bene”.

Angela Panzera

Exit mobile version