Annozero. A colpi di querela “sparati” con la Derringer

«Qui non volano ciocche di capelli, a Reggio Calabria volano i proiettili, le bombe, i bazooka!». Così una Angela Napoli (FLI) arrabbiatissima e incontenibile aveva gridato, venerdì sera da piazza Duomo, all’indirizzo della Santanchè (PDL), durante il “breve” collegamento con la nota trasmissione di Michele Santoro su Rai 2. Breve, perché tra dietrologie e ricostruzioni dell’attentato a Belpietro, e l’appartamento di Montecarlo (che ormai a furia di parlarne è diventata una suite), lo spazio dedicato all’argomento ‘ndrangheta si è ridotto a un cameo. Tanto che qualcuno, su facebook, ha ironizzato: “Hannozeroconsiderazione per noi”.

Intanto qui a Reggio volano querele, come quelle annunciate a seguito della trasmissione televisiva di venerdì. Questo il palinsesto andato in onda: Giuseppe Scopelliti, il presidente della Giunta regionale, prima del tg della sera annuncia querela contro Lucio Musolino, giornalista, per le dichiarazioni rilasciate durante la trasmissione. Poco dopo, in prima serata, Angela Napoli, componente della Commissione parlamentare antimafia, annuncia querela per le dichiarazioni contenute nei comunicati stampa dell’assessore regionale Giacomo Mancini e del consigliere regionale Fausto Orsomarso, che si riferivano all’intervento della deputata nella trasmissione. E che trasmissione è diventata? “Un giorno in Procura”?
Con tutti i problemi di questa città e di questa regione, con le forze dell’ordine e la magistratura in trincea in un clima che si è fatto vieppiù irrespirabile, tra attentati, intimidazioni, lettere di minacce, tentativi di depistaggio, scarsezza di mezzi e risorse, c’era bisogno che un momento di riflessione sulla ‘ndrangheta dovesse risolversi affidando le carte agli avvocati? Non ci sembra una bella performance della politica nostrana.

Non proviamo simpatia per un politico che querela un giornalista. Non che un giornalista sia per definizione infallibile, ma che sia proprio un politico, a proporre querela, da che pulpito. Intanto perché alle accuse, vere o false non importa, i politici dovrebbero averci fatto il callo. Considerando quelle che ricevono e quelle, vere o false,  che loro stessi muovono ai loro avversari. Un vecchio slogan della scuola DC recitava : “parlate di me, bene o male non importa, purché ne parliate”. Altri tempi, altra “classe”. A quell’epoca, la lottizzazione concedeva in dote un solo canale tv, un passaggio sugli altri bisognava “sudarselo”. Oggi che per un politico la tv è di casa, invece, è di moda la querela. Cosa avrebbe fatto un buon democristiano? Non avrebbe querelato. Avrebbe atteso che fossero stati gli stessi lettori, a rendersi conto dell’infondatezza delle accuse. Cosa avrebbe fatto un cattivo democristiano? Avrebbe fatto ammazzare il giornalista, però non lo avrebbe querelato! Rigore morale, e rigor mortis.

Non proviamo simpatia nemmeno per un politico che querela un altro politico. E non solo perché molti dei politici hanno in tasca anche la tessera di giornalista (che sarebbe una ragione in più perché un politico non dovrebbe querelare un giornalista), ma perché è contro natura, lupo non mangia lupo. In questo periodo Reggio Calabria è di nuovo terra di frontiera, ok, ma non è sportivo vedere due gentiluomini che attaccano a mezzo stampa la carovana di una signora loro collega, né che l’inerme signora reagisca all’attacco “sparando” due querele in una sola botta, come se maneggiasse una Derringer.

Fabio Papalia

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