Ateneo occupato contro il Ddl Gelmini. La voce degli studenti della Mediterranea

Reggio Calabria. “Non dobbiamo pensare che siamo stati gli ultimi, anche se abbiamo cominciato l’occupazione solo oggi, la cosa più importante è imporci perché il nostro diritto allo studio non sia represso.” Queste le parole di Gerardo, studente del terzo anno di Architettura, seguite da un lungo applauso da parte degli studenti presenti nell’aula Quistelli. Sono le 18, l’aula è piena solo per metà della sua capienza, ma un’ora prima era colma di studenti e studentesse, che dopo essersi riuniti hanno votato a stragrande maggioranza a favore dell’occupazione dei locali.
Gli studenti si sono riuniti spontaneamente, nel primo pomeriggio e ciò che colpisce è l’assoluta estraneità da parte dei rappresentanti all’assemblea, se escludiamo quella del rappresentante al Senato del corso di laurea in Urbanistica. Perché questa assenza? Gianmarco Cantafio, uno dei giovani più attivi nell’organizzazione dell’assemblea e dell’occupazione, formula la sua ipotesi: “i rappresentanti non sono presenti perché probabilmente non condividono il modus operandi della nostra occupazione”. Questa iniziativa, spiega Cantafio, è nata da un dialogo orizzontale tra studenti e corpo docente. Infatti sono stati presenti all’assemblea il Professor Enrico Costa e il Dottor Pastura, portavoce dei ricercatori. L’oggetto della protesta è il Decreto Legge Gelmini, che, dice Cantafio, porterà a un ulteriore progredire dei tagli all’università, già colpita da un precedente Ddl, il 133/2008.
“Siamo tutti nella stessa sbarca, studenti, ricercatori, professori” afferma sconfortato, ma non rassegnato, Adel Alkilanhi, studente al secondo anno di urbanistica. Il ragazzo dice che il taglio all’università è un taglio al futuro, al futuro dei giovani e che oltre alla protesta sul Ddl, quella di architettura riguarda anche la carenza delle infrastrutture della facoltà reggina, la mancanza di un’aula multimediale, dei servizi insomma, che giustificherebbero i 2.200 euro della seconda rata di tasse universitarie che il giovane deve pagare quest’anno.
Intanto arriva la polizia, sono le 18 e 20, il dialogo con le forze dell’ordine è pacifico, i propositi dell’occupazione sono civili e ci si raccomanda di avere rispetto per le strutture, i bagni, i plastici, e c’è pure chi sta pensando anche di istituire in questi giorni, tra gli studenti, un servizio d’ordine.
Del Decreto Legge Gelmini è soprattutto avversata l’introduzione della Tassa di facoltà: 135 euro che a Marzia, studentessa di Barcellona Pozzo di Gotto, non vanno proprio giù. Anche Marzia lamenta l’assenza dei rappresentanti di facoltà e rivela che questi sarebbero contrari alla tassa, ma favorevoli nel caso venga usata per un’adeguata fornitura di servizi universitari. Però Marzia è perplessa: “E se non vengono utilizzati correttamente questi soldi ce li tornano indietro? Non credo proprio”.

Raffaele Putortì
photo Asa

Exit mobile version