La costruzione sociale del paesaggio nel caso dei terrazzamenti agrari della Costa Viola

Salvatore Di Fazio, professore ordinario, e Giuseppe Modica, ricercatore, docenti presso la Facoltà di Agraria ci forniscono un importante contributo sul paesaggio dello stretto, cuore della Città  Metropolitana di Reggio Calabria.
Gli Autori svolgono la loro attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroforestali ed Ambientali (DiSTAfA) nell’ambito del settore AGR/10 (Costruzioni rurali e Territorio Agroforestale).

(E.C.)

La costruzione sociale del paesaggio nel caso dei terrazzamenti agrari della Costa Viola

di Salvatore Di Fazio, Giuseppe Modica

Tra i paesaggi agrari, quello dei terrazzamenti costituisce l’esempio più significativo dell’interazione tra l’agire costruttivo dell’uomo e il dato e i processi naturali caratterizzanti un determinato territorio. La sistemazione agraria a terrazzi conduce ad una modificazione consistente della morfologia del sito, dove natura e artificio devono trovare condizioni di equilibrio adatte all’insediamento umano e allo sviluppo di attività produttive. La motivazione di tale scelta è che i terrazzamenti rimuovono l’ostacolo della forte pendenza del terreno, determinandone configurazioni che garantiscono al meglio la possibilità di sviluppo delle colture, fatta salva la presenza di condizioni climatiche e pedologiche favorevoli. Inoltre essi – grazie alle opere di contenimento del terreno, di drenaggio e di canalizzazione – contribuiscono alla corretta regimazione delle acque piovane e irrigue, nonché alla stabilità idrogeologica di porzioni scoscese e accidentate del territorio altrimenti vulnerabili.

Da diversi anni, ormai, molti paesaggi agrari caratterizzati dalla presenza storica di sistemazioni a terrazzo sono considerati elementi di pregio; è il caso dell’area delle Cinque Terre in Liguria, divenuta parco nazionale e addirittura inclusa nella UNESCO World Heritage List al pari di altri sistemi agrari terrazzati. Il paesaggio dei terrazzamenti, in quanto frutto di una ingegnosa e paziente costruzione sociale, documenta, testimonia, esprime la cultura delle genti che lo hanno prodotto: il sistema dei valori condivisi dalla comunità, le abilità e le capacità in essa diffuse, gli assetti socio-economici e i modi locali di produrre e cooperare. Anche in Calabria, come nel caso esemplare del territorio della Costa Viola, i terrazzamenti appaiono come un paesaggio “equilibrato”, frutto del lavoro di un’intera popolazione che, attraverso le generazioni, ha saputo riconoscere e interpretare le limitazioni e i vantaggi oggettivamente offerti dal sito, superando le une e valorizzando gli altri compatibilmente con le condizioni date.

L’area della Costa Viola è una fascia costiera situata nell’estremità sud-occidentale della Calabria tra Palmi e Villa san Giovanni, lunga circa 20 km e larga 1 km, con altitudine variabile tra 0 e 500 m. Geograficamente essa può essere considerata parte integrante dell’Aspromonte; ne rappresenta un segmento della scarpata dell’acrocoro, caratterizzato da promontori che si staccano dal massiccio principale e scendono ripidamente al mare. Nel tempo, nella Costa Viola l’utilizzazione agricola del suolo (asse portante dell’economia locale, insieme alla pesca e ai commerci marittimi), dovendo soddisfare le crescenti esigenze della popolazione e trovando ad ovest il limite invalicabile del mare ha dovuto svilupparsi a monte sui ripidi pendii, grazie a intense opere di sistemazione del terreno rese possibili dal concorso di diverse condizioni.

L’elemento culturale di cui il paesaggio terrazzato è portatore, infatti, può comprendersi solo approfondendo i fattori antropici che nel tempo ne hanno determinato le dinamiche. I sistemi terrazzati, infatti, nella Costa Viola, così come in molte altre aree italiane, sono il riflesso della struttura della proprietà fondiaria e dei contratti agrari vigenti. L’avventurosa costruzione dei terrazzi, intervenuta soprattutto tra il XIX sec. e l’inizio del XX sec, in alcune aree ha interessato versanti con pendenze proibitive, talvolta superiori al 200%; perciò la necessità di avere una striscia di terreno sufficiente alla coltivazione in diversi ambiti ha comportato la costruzione di muri di contenimento a secco di altezze anche superiori ai 2 m. L’opera di costruzione dei terrazzamenti, certamente impegnativa se non eroica, è stata possibile grazie ad una serie di fattori concomitanti: la presenza nell’area della piccola e piccolissima proprietà contadina; contratti di affitto specifici e di lunga durata (29 anni), che prevedevano che l’affittuario potesse godere della metà del prodotto a decorrere dal settimo anno dall’impianto del nuovo vigneto; la presenza di famiglie numerose e la possibilità di capitalizzare la manodopera familiare disponibile per il lavoro oneroso della costruzione dei terrazzi e le attente cure richieste dalla vigna; la redditività delle colture arboree praticate; la presenza di specifiche capacità artigianali e saperi condivisi e tramandati.

Nel tempo, alcune dinamiche socio-economiche di ampia portata e le trasformazioni del sistema agricolo stesso, altrove caratterizzato da una sempre più intensa meccanizzazione, hanno mutato le conseguenza relative delle condizioni locali. Nella Costa Viola, molti di quei fattori antropici positivi che prima avevano consentito il mantenimento dei terrazzamenti hanno mutato segno, essendosi determinati: il venir meno della forza lavoro disponibile; la minor redditività della coltura, in assenza  di adeguate imprese di trasformazione e di strategie per la valorizzazione del prodotto locale; la difficoltà di meccanizzazione delle operazioni colturali e la maggiore incidenza relativa del costo di manodopera sul costo di produzione; la progressiva polverizzazione della proprietà fondiaria, con conseguente difficoltà ai fini della realizzazione di economie di scala per l’introduzione di sistemi meccanizzati; la difficoltà, sociale e culturale, a stabilire percorsi e iniziative di cooperazione. Il sostegno pubblico – tecnico e finanziario – attivato per favorire il mantenimento dei sistemi agricoli terrazzati ha dimostrato solo una parziale efficacia, soprattutto quando non è stato specificamente adeguato alla struttura fondiaria e alla più generale realtà socio-economica di quest’area.

A tutt’oggi, in Costa Viola, è possibile riscontrare ampie zone terrazzate – alcune ancora coltivate, altre abbandonate – tradizionalmente ordinate a colture arboree e prima sufficientemente redditive da poter sostenere l’onerosità degli interventi di trasformazione, della manutenzione dei terrazzi, delle lavorazioni del terreno e delle operazioni di raccolta e trasporto. Sulla base di rilevamenti condotti in situ e della fotointerpretazione su ortofoto digitali, con aggiornamento temporale al 2005, le aree terrazzate della Costa Viola classificabili come “attive”, cioè regolarmente coltivate, ammontano a circa 300 ha; di esse, circa il 73% ricade entro i confini territoriali del comune di Bagnara Calabra. La superficie totale terrazzata, comprendendo anche le aree abbandonate o in via di abbandono, è pari a circa 850 ha.

Il fenomeno dell’abbandono, per le ragioni brevemente su esposte, è tuttora in atto sebbene, in limitate aree e grazie a finanziamenti pubblici a valere sui fondi strutturali, alcune aree terrazzate siano state recuperate. L’abbandono dei terrazzamenti, inoltre, è divenuto un fenomeno progressivo, poiché il dissesto di alcuni tratti rende difficile l’accesso ad altri e ne accelera il degrado, favorendo ulteriore abbandono. Sui segni dell’uomo riprendono il sopravvento i segni della natura, che rigogliosamente riconquista i territori che la comunità le aveva strappato. Il fenomeno non tende ad evolversi verso il ripristino della condizione naturale precedente, bensì viene a determinare una condizione nuova, dove l’instabilità idrogeologica è ulteriormente accentuata. Infatti le acque piovane, molto copiose in quest’area durante la stagione autunno-invernale, non riescono più a defluire efficacemente lungo le vie naturali originarie né tantomeno attraverso il sistema artificiale di regimazione idrica del sistema terrazzato (opere di drenaggio, canalizzazione e raccolta), oggi non più efficiente in molti tratti. A ciò si aggiunga che gli insediamenti residenziali si sono diffusi in prossimità delle aree terrazzate e spesso immediatamente a valle di esse, raramente sulla base di una regolare azione pianificatoria consapevole dei rischi implicati da tali direttrici di espansione.

Lo studio del sistema terrazzato della Costa Viola pone in evidenza una condizione solo apparentemente paradossale, ma per certi versi emblematica, della dinamicità non solo del paesaggio ma della sua stessa percezione da parte della popolazione. I terrazzamenti agrari, pur nascendo come una consistente opera di trasformazione del paesaggio naturale di quest’area (macchia mediterranea alta e bassa, boschi a querce termofile e querce caducifoglie, ecc.) condotta per scopi prevalentemente produttivi, nel tempo hanno suscitato l’ammirazione di quanti hanno percorso quei territori. Viaggiatori, geografi, poeti, pittori fotografi, così come hanno apprezzato l’ingegnosità e la laboriosità degli anonimi costruttori, hanno rivelato i valori culturali ed estetici impliciti nei terrazzamenti stessi, comunicandoli attraverso scritti, dipinti, fotografie; questi documenti, a loro volta, hanno impresso nel paesaggio la percezione dei loro autori, mediando attraverso di essa la nostra stessa percezione, atto questo sia sensoriale sia culturale. Man mano che la funzione primaria è venuta meno, è invece cresciuto il valore culturale (apprezzamento estetico) e ambientale dei terrazzamenti agrari (riduzione del rischio idrogeologico); è proprio in base a tali valori che oggi da più parti se ne invoca la tutela, paradossalmente proprio quando la funzione produttiva da sola sembrerebbe non offrire più motivazioni adeguate. Eppure, anche rispetto a questa nuova condizione, l’agricoltura è chiamata a permanere in quei territori, ma stavolta facendo leva, in modo esplicito, su funzioni che in passato erano naturalmente implicate all’interno dell’obiettivo produttivo (presidiare il territorio, mantenerne la sicurezza, garantire la manutenzione dei terrazzi, rispettare l’ambiente e l’integrità delle risorse), quando essa doveva fare i conti con un sostanziale dipendenza dai luoghi.

La permanenza dell’agricoltura genera esternalità positive (la popolazione residente è più sicura, viene mantenuto un paesaggio unico ammirato dai visitatori, ecc.) per cui oggi è giusto che, nelle aree “difficili”, essa sia incoraggiata attraverso il sostegno finanziario pubblico. A loro volta, gli agricoltori e la popolazione residente devono anche mutare punto di vista, comprendendo che sono responsabili del mantenimento dei terrazzi per conto di una comunità più ampia che li apprezza e desidera fruirne; comprendendo, altresì, che tale apprezzamento può dar luogo a una nuova messa in valore del paesaggio agricolo terrazzato, quale elemento catalizzatore di attività che a loro volta possono generare sviluppo nell’area (turismo culturale, escursionismo, marketing collettivo dei prodotti tipici, ecc.).

Il paesaggio terrazzato della Costa Viola, per quanto sommariamente già esposto, conferma la necessità di dare concreta applicazione ai contenuti della Convenzione Europea sul Paesaggio, sia in ambito scientifico e istituzionale, sia nei luoghi della vita comune. La conoscenza dell’esatta allocazione delle risorse, la determinazione del loro valore nell’ambito di metodi integrati e l’interpretazione del paesaggio in rapporto all’interazione nel tempo degli elementi culturali e naturali sono la base per l’individuazione dei punti di forza e di debolezza del territorio e della comunità riguardo alle modalità di pianificazione e gestione del paesaggio. Ai fini gestionali, per la tutela e il miglioramento dei valori riconosciuti, non si possono disgiungere le considerazioni ambientali da quelle culturali, sociali ed economiche. I paesaggi, infatti, anche per come richiamato dalla Convenzione Europea sul Paesaggio, sono specchio e prodotto di una società viva e il mantenimento di certi paesaggi, come quelli terrazzati, non può prescindere dalla considerazione degli stili di vita che li hanno determinati, nonché delle forme e dei metodi produttivi collegati.

Un elemento critico non attentamente preso in considerazione in molte azioni di sostegno pubblico ovvero in molti strumenti di programmazione territoriale è che i modi di vita che in passato erano prevalenti e giustificabili, oggi sono desueti e insostenibili, pur essendovi la popolazione affettivamente o economicamente legata. Quanto detto significa che il mantenimento dei terrazzamenti, talvolta, richiede non solo un forte intervento di sostegno finanziario, ma anche un significativo sforzo immaginativo e progettuale per la messa in valore dei terrazzamenti stessi all’interno di nuovi percorsi di sviluppo intorno ai quali possa costituirsi un consenso vasto e coeso della popolazione locale.

La maggior parte della popolazione mostra di apprezzare il valore dei terrazzamenti e della viticoltura tradizionale, ma non è più in grado di perseguire quelle attività. Molte delle pratiche, dei mestieri e delle capacità che in passato hanno dato luogo ai sistemi terrazzati sono del tutto scomparsi o in via di estinzione. Pertanto, se da un lato occorre dare un contributo economico agli agricoltori che mantengono la coltivazione della vite e ripristinano i muretti a secco nell’area di tradizionale diffusione dei terrazzamenti, dall’altro questo tipo di sostegno, se non accompagnato da altre azioni, non solo non basta, ma si rivela esso stesso inefficace. Le iniziative intraprese sempre più dovranno trovare nella popolazione il loro attore principale e collocarsi all’interno di un quadro organico di programmazione e pianificazione che metta insieme: la necessaria innovazione tecnica in agricoltura – di prodotto, di processo, di marketing; la promozione di nuove forme di turismo culturale, congiuntamente alla formazione di giovani imprenditori nel settore; la valorizzazione sistematica del patrimonio culturale e ambientale; la valorizzazione dei mestieri, delle capacità e dei saperi tradizionali; l’implementazione di una rete infrastrutturale integrata, in grado di sviluppare efficacemente attività aziendali basate sul connubio turismo-agricoltura.

La ricchezza e la complessità delle relazioni che modellano il paesaggio, evidenziano come esso sia originato non tanto da progetti, quanto da processi in cui è centrale il ruolo delle comunità, soggetto costruttore e, contemporaneamente, soggetto percettore privilegiato. Inoltre, il paesaggio, poiché èdeterminanterisultato della qualità e degli stili di vita della comunità, tocca la quotidianità della vita delle persone, si tratti di abitanti o di visitatori occasionali di un determinato luogo. In Calabria, come altrove, questo aspetto viene più immediatamente percepito quando interventi negativi sul paesaggio intacchino risorse e valori evidenti che la popolazione riconosce. In tal caso quest’ultima può scendere in difesa di essi, organizzandosi e protestando, come in più casi è accaduto. Più difficilmente, intorno agli stessi valori e risorse, si può intravedere un’azione comunitaria costruttiva, costante nel tempo. Quando il lavoro nell’ambito della comunità diviene ampio e articolato e la base territoriale di interesse si estende, la traduzione della consapevolezza in progettualità necessita di strutture intermedie che aiutino le comunità a compiere sistematicamente e organicamente azioni costruttive, secondo modalità ampiamente condivise. In tal senso oggi appare cruciale la valorizzazione di nuove forme aggregative/partecipative che mettano insieme produttori, studiosi, esperti, istituzioni, associazioni o semplici gruppi di cittadini che, analizzando e interpretando sistematicamente le trasformazioni in atto, siano in grado di immaginare, progettare e attuare solidalmente percorsi di sviluppo condivisibili dalla più ampia comunità locale secondo criteri di sostenibilità.

———————————

Nota: Le considerazioni svolte dagli Autori sono frutto non solo del loro lavoro di ricerca, ma anche di un serrato confronto che sui temi trattati, nell’ultimo decennio, essi hanno intrattenuto con diverse persone e organizzazioni direttamente interessate allo studio, alla gestione e alla valorizzazione dei sistemi agrari terrazzati. Il lettore potrà approfondire i principali aspetti qui affrontati nelle seguenti altre pubblicazioni degli Autori e nella specifica bibliografia di riferimento che vi è riportata:

Exit mobile version